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SALUTE
E BENESSERE
Clessidra Ambientale per un consumo di carne sostenibile, i produttori
lanciano il modello italiano per Expo
Dalla piramide alimentare della dieta
Mediterranea, alla Clessidra ambientale, per dimostrare come mangiare
carne nelle giuste quantità garantisca l’equilibrio fra salute,
tutela dell'ambiente e sostenibilità economica. La filiera delle
carni italiane si fa esempio e in vista di Expo 2015 propone a modello
per mostrare al mondo come soddisfare il crescente fabbisogno di proteine
riducendo al minimo l’impatto ambientale.
La proposta stilata da Assica, Assocarni e UnaItalia per la Carta di Milano
(il documento che costituirà un'eredità di Expo 2015 da
consegnare al Segretario Generale dell’Onu il prossimo ottobre durante
la giornata mondiale sull’alimentazione) è stata presentata
a Roma , alla presenza del viceministro delle Politiche Agricole Andrea
Olivero e altri rappresentanti delle istituzioni.
"La Carta di Milano sarà la prima grande eredità dell’Esposizione
Universale e l’Italia ha una grande opportunità: fornire
un contributo fondamentale al tema 'Nutrire il Pianeta', una delle priorità
identificate dall’Onu per il prossimo millennio. Pochi - ha sottolineato
Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare e vice presidente di
Assocarni - sono i Paesi con un sistema agroalimentare equilibrato e sostenibile
come quello italiano, che può diventare un modello di riferimento
per tutti. In particolare, la filiera delle carni italiane può
mostrare al mondo come soddisfare il crescente fabbisogno di proteine
riducendo al minimo l’impatto ambientale. Questo è il messaggio
che il settore alimentare delle carni italiane porterà a Expo Milano
2015".
"L’intero progetto denominato Carni sostenibili – ha
proseguito Scordamaglia - è un’iniziativa senza precedenti,
nata dalla collaborazione delle tre maggiori filiere zootecniche italiane,
bovine, suine, avicole, per fare chiarezza sul mondo delle carni, un settore
che oggi impiega oltre 180.000 addetti, generando un valore economico
di 30 miliardi di euro all’anno, rispetto ai circa 180 miliardi
dell’intero settore alimentare e ai 1.500 miliardi del PIL Nazionale".
Fulcro del progetto è il Rapporto 'La Sostenibilità della
carni in Italia', che evidenzia come la filiera delle carni sia uno dei
settori più virtuosi nell’agroalimentare italiano dal punto
di vista nutrizionale, ambientale, economico, della lotta allo spreco
e della sicurezza alimentare. L’immagine simbolo della ricerca è
la Clessidra Ambientale che, partendo dalla piramide alimentare, rappresentativa
della Dieta Mediterranea, fotografa l’impatto ambientale delle produzioni
agroalimentari, dimostrando come in una dieta settimanale bilanciata,
basata sulle porzioni consigliate dai nutrizionisti del CRA-NUT, carne
e ortofrutta impattano sull’ambiente in modo praticamente analogo.
Di conseguenza, mangiare carne nelle giuste quantità risulta sostenibile
per l’ambiente, per la salute e per il portafoglio.
Fino ad oggi si è valutata la carbon footprint della filiera delle
carni in termini assoluti (emissioni di CO2 per unità/Kg di carne).
Ora, il rapporto vuole proporre un nuovo approccio, che valuta l’impatto
di un alimento sulla base delle quantità realmente consumate nell’ambito
di una dieta corretta ed equilibrata: una visione più aderente
al nostro contesto sociale, che porta a risultati nuovi e non scontati,
che aprono a differenti considerazioni e prospettive.
Massimo Marino, socio fondatore di Life Cycle Engineering e responsabile
tecnico del progetto, spiega che "la Clessidra Ambientale moltiplica
l’impatto ambientale degli alimenti per le quantità settimanali
suggerite dalle linee guida nutrizionali. Per questo, una dieta coerente
con il modello mediterraneo è equilibrata anche dal punto di vista
degli impatti ambientali, perché tutti gli alimenti hanno quasi
la stessa influenza. Se si segue dunque il giusto modello alimentare,
infatti, l’impatto medio settimanale della carne risulta allineato
a quello di altri alimenti, per i quali gli impatti unitari sono minori,
ma le quantità consumate decisamente maggiori".
Dai dati emerge ad esempio che la carbon footprint (ossia la quantità
di emissioni di gas a effetto serra generate lungo la filiera) delle proteine
è pari a 5,9 kg di CO2 equivalente, un valore in linea con quello
di frutta e ortaggi, che arriva a 5,6 kg di CO2 equivalente.
"Un sentito ringraziamento" è arrivato da Olivero agli
organizzatori "per aver portato avanti il tema della sostenibilità
nella filiera zootecnica in Italia. Il tema - ha evidenziato - è
di grande interesse sia per tutelare un settore che genera valore economico
e occupazione sia per rispondere alle richieste sempre più attente
del cittadino-consumatore. Un lavoro che dimostra come "la filiera
è impegnata a costruire un modello produttivo attento non solo
alle esigenze di mercato ma anche a un uso efficiente delle risorse naturali".
"Questi stessi obiettivi - ha ricordato il viceministro - si ritrovano
nelle possibilità offerte dalla nuova Politica agricola comunitaria,
si pensi al sostegno accoppiato per il settore della carne bovina o alla
misura del benessere animale dei nuovi Programmi di sviluppo Rurale e
all’azione di regolazione della filiera, portata avanti dal Mipaaf,
attraverso gli strumenti dell’etichettatura, dei piani di settore
e l’avvio di un sistema di qualità nazionale: con queste
carte vincenti la zootecnia italiana si presenta al parterre internazionale
di Expo". (www.adnkronos.com)
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