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SALUTE
E BENESSERE
La Ue marcia spedita verso l’obbligo di indicare le calorie nelle
etichette degli alcolici, vino incluso, dal 2016
Ma per il Ceev, che rappresenta l’industria
del vino in Europa, i costi sono troppo alti. Sartor (Uiv): “usiamo
i siti aziendali”
La strada ormai sembra segnata: dal 2016, con ogni probabilità,
nelle etichette di tutte le bottiglie di bevande alcoliche in circolazione
dell’Unione Europea, vino incluso, dovranno essere indicate le calorie
apportate da ogni bicchiere, oltre che avvisi sui pericoli derivanti dal
consumo di alcolici per le donne incinta e per chi deve guidare.
Una questione di cui si parla da tempo, ma che qualche settimana fa, con
una risoluzione del Parlamento Europeo adottata da 63 membri su 68 della
“Commissione Salute”, che ha sollecitato la Commissione Europea
a legiferare sul tema, sembra aver vissuto un deciso scatto in avanti,
come riporta www.wine-searcher.com.
Una battaglia di trasparenza nei confronti dei consumatori, secondo i
sostenitori della proposta, ma che preoccupa le imprese, soprattutto per
i costi aggiuntivi a cui “molti produttori non riuscirebbero a far
fronte”, secondo il Ceev - Comité Européen des Entreprises
Vins, che rappresenta l’industria del vino europeo.
Ma secondo l’europarlamentare britannico Glenis Willmott, che già
aveva promosso l’iniziativa nel 2011, questa sarà la volta
buona, nonostante le opposizioni delle lobby dell’industria delle
bevande alcoliche: “i consumatori hanno il diritto di sapere che
un bicchiere di vino ha le stesse calorie di una fetta di torta, o di
essere informati che bere durante la gravidanza può danneggiare
il bambino”, ha spiegato.
Eppure, una soluzione pratica e meno costosa per le aziende, potrebbe
arrivare da internet, come ha spiegato, a WineNews, Sandro Sartor, AD
di Ruffino e responsabile di “Vino e Salute” di Unione Italiana
Vini: “non vogliamo nascondere nulla, raccontiamo tutto dei nostri
vini, e vogliamo raccontare anche tutti gli elementi nutrizionali che
ci sono, le attenzioni che vanno usate nel bere e così via. Il
problema - spiega Sartor - è che in una retro-etichetta è
difficile dire tutto, senza contare i costi enormi per replicare poi queste
informazioni in lingue diverse per tutti i mercati del mondo, per una
rincorsa informativa senza fine, e per mettere in concreto tante informazioni
scritte piccolissime e quasi non fruibili. La controproposta è
quella di usare i siti delle aziende. Ormai tutti i produttori hanno un
sito, e queste informazioni, allora, potrebbero essere inserite nelle
schede di prodotto, in tutte le lingue, aggiornabili facilmente, e a disposizione
di tutti visto che ormai un accesso al web tramite smartphone o tablet
è semplicissimo e praticamente sempre disponibile”. (www.winenews.it)
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