QUALITA' La sostenibilità è un valore che si misura anche dalla biodiversità del terreno e permette, nel tempo, di raggiungere elevati livelli qualitativi nel vino, come dimostrano i risultati della ricerca scientifica firmata dall’Università di Milano e dallo Studio Agronomico Sata, con la Fondazione Mach di San Michele all’Adige, protagonista del convegno de “L’Informatore Agrario”, “Dalla biodiversità del suolo alla qualità dei vini, strategie e pratiche agronomiche per un futuro sostenibile”, di scena oggi a Vinitaly (a Verona fino a domani, www.vinitaly.com). “Nel sistema viticolo italiano - ha spiegato Enzo Mescalchin, della Fondazione Edmund Mach - il bilancio della sostanza organica nel terreno è in deficit: tra il 1980 e il 2011, su un campione di 63 suoli vitati, in Trentino siamo passati dal 3,2% a 2,6% di sostanza organica”. Di qui nasce l’indagine, su 17 aziende da Nord a Sud del Belpaese. “Osservazione del suolo e valutazione di specifici indici di biodiversità - ha spiegato Pierluigi Donna, dello Studio Agronomico Sata - evidenziano in generale aspetti di eccellenza. ma alcune aziende mancano della valutazione dell’impronta carbonica”. Se questo è l’anno zero, nei prossimi anni la prospettiva è di valutare i progressi sulla biodiversità del terreno, grazie a tecniche agronomiche virtuose. Un approccio, questo, che, come ha sottolineato Leonardo Valenti, dell’Università di Milano, “deve essere trasversale ai diversi sistemi di vitivinicoltura, da quella tradizionale alla biologica”. “Dobbiamo invertire la tendenza - ha detto Cristos Xiloyannis del DiCEM dell’Università della Basilicata - visto che noi, in circa 10 anni di gestione sostenibile in aree semiaride del Mezzogiorno, abbiamo registrato l’aumento della sostanza organica, della biodiversità microbiologica e della macroporosità nel suolo con un incremento della riserva idrica in profondità”. E la biodiversità non è solo una filosofia, ma premia anche a livello economico: “la zona di provenienza, la certificazione Doc o Docg e il paesaggio evocativo – ha concluso Francesco Marangon, dell’Università di Udine - influiscono sulla propensione all’acquisto del consumatore e, a livello turistico, stimolandolo a spendere di più per una bottiglia di vino”. (www.winenews.it)
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