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Istat: a dicembre inflazione zero, va giù il carrello della spesa

Inflazione zero a dicembre: lo conferma l’Istat. A dicembre 2014 l’indice dei prezzi al consumo fa registrare una variazione nulla sia rispetto al mese di novembre sia nei confronti di dicembre 2013 (il tasso tendenziale era +0,2% a novembre), confermando la stima provvisoria dell’Istituto. Per l’Istat “l’azzeramento dell’inflazione è da ascrivere in larga misura al netto accentuarsi del calo tendenziale dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (-8,0%, da -3,1% di novembre), dovuto all’ulteriore marcata diminuzione dei prezzi dei carburanti”. Va giù anche il “carrello della spesa”.
I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona aumentano dello 0,1% in termini congiunturali e fanno registrare una flessione tendenziale dello 0,2% (dal +0,4% di novembre). Sono in flessione anche i prezzi del “carrello della spesa”, ovvero dei prodotti ad alta frequenza di acquisto, che diminuiscono dello 0,3% su base mensile e dello 0,5% su base annua (era +0,2% a novembre). Il tasso di inflazione medio annuo per il 2014, spiega ancora l’Istat, si attesta a più 0,2%, in rallentamento di un punto percentuale rispetto al 2013 (+1,2%).
Nel confronto mensile, le uniche voci che aumentano sono quelle di Ricreazione, spettacoli e cultura (+0,5%), Trasporti (+0,4%) – per entrambe i rialzi sono in larga parte da ascrivere a fattori di natura stagionale – e Comunicazioni (+0,2%). Nel confronto col 2013, invece, i maggiori tassi di crescita si segnalano per Istruzione (+1,8%), Servizi ricettivi e di ristorazione (+1,0%) e Mobili, articoli e servizi per la casa (+0,6%); quelli più contenuti per Servizi sanitari e spese per la salute (+0,1%). I prezzi delle Comunicazioni risultano in flessione (-2,3%) così come sono in diminuzione quelli dei Trasporti (-0,9%), dell’Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-0,4%) e dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche (-0,2%). I prezzi delle Bevande alcoliche e tabacchi fanno invece registrare un tasso tendenziale nullo.
I dati dell’Istat non possono che sollevare la reazione dei Consumatori, in generale improntata alla preoccupazione: i consumi sono al palo da tempo e l’andamento dell’inflazione certifica la crisi in atto. Dichiara Pietro Giordano, presidente nazionale di Adiconsum: “L’Istat ha confermato la deflazione rilevata già dai dati provvisori di dicembre. Nonostante l’abbassamento dei prezzi, il carrello della spesa dei consumatori italiani continua a rimanere vuoto. Non è un caso visto che gli ultimi dati sulla disoccupazione sono risultati ancora in crescita. Purtroppo la deflazione – prosegue Giordano – rimarrà tale se il Governo non interverrà con misure capaci di invertire tale tendenza a cominciare dall’ampliamento del bonus degli 80 euro a beneficio anche dei pensionati,  degli incapienti, dei lavoratori autonomi e di quella fascia di lavoratori dipendenti finora esclusa, e della riduzione della pressione fiscale”.
A sua volta Federconsumatori e Adusbef tornano a chiedere una serie di interventi che comprendano opere di modernizzazione delle infrastrutture, la messa in sicurezza degli edifici pubblici, un piano di rilancio del turismo e degli investimenti per lo sviluppo tecnologico. Insomma, tutto quello che può servire per rilanciare il lavoro. “Ribadiamo che per restituire reddito e potere di acquisto alle famiglie è necessario un piano straordinario per il lavoro”, dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef, ricordando che negli ultimi anni le famiglie hanno subito una drammatica contrazione del potere d’acquisto. La stessa spesa alimentare ha subito una contrazione dell’11,6% dal 2008 ad oggi e nello stesso periodo le spese per la sanità sono crollate del 23,1%.
Per l’Unione Nazionale Consumatori la discesa dell’inflazione (tasso di inflazione medio annuo) dall’1,2% del 2013 allo 0,2% del 2014 ha consentito alle famiglie un minor aggravio di spesa rispetto al 2013, pari, per una famiglia media, a 291 euro su base annua. Il minore aggravio di spesa, afferma l’associazione, riguarda le famiglie numerose (coppie con tre o più figli) che nel 2014 hanno “risparmiato” 368 euro su base annua rispetto a quanto speso nel 2013. Nel 2013, infatti, avevano avuto una stangata, in termini di aumento del costo della vita, pari a 437 euro, contro i 69 euro del 2014. Al secondo posto le coppie con due figli, che “risparmiano” 366 euro, al terzo le coppie con un figlio che hanno un minor aggravio di spesa, rispetto al 2013, pari a 342 euro. “I nostri dati ci confermano che l’abbassamento dell’inflazione, per quanto non abbia ridato capacità di spesa alle famiglie, visto che i prezzi sono comunque saliti dello 0,2%, ha almeno consentito un minor aggravio di spesa rispetto al 2013 – ha dichiarato Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori – Nel 2014, insomma, la situazione di difficoltà delle famiglie italiane resta drammatica. In termini di aumento del costo della vita, però, c’è stato un netto miglioramento rispetto al 2013?.
“I dati definitivi dell’Istat sull’inflazione del 2014 sono la rappresentazione statistica della pesantissima crisi dei consumi in Italia”, afferma invece il Codacons. “I prezzi si fermano e non aumentano perché non c’è domanda”, spiega il presidente Codacons, Carlo Rienzi. L’associazione afferma inoltre la propria preoccupazione per la decelerazione del “carrello della spesa”. “I prezzi di beni come gli alimentari sono passati dal +2,2% del 2013 al +0,3% del 2014 – aggiunge Rienzi – e ciò è un dramma, perché significa che gli italiani non comprano più nemmeno l’indispensabile, e rinunciano a beni primari come il cibo. Basti pensare i consumi degli italiani nel settore alimentare si sono ridotti addirittura del 12% tra il 2008 e il 2014”. (www.helpconsumatori.it)

 


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