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ENTI E
MINISTERI
TTIP, sciogliamo qualche dubbio
Avrete sicuramente sentito parlare, in quest’ultimo periodo,
di TTIP, l’abbreviazione di Transatlantic Trade and Investment Partnership
cioè il Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti.
Si tratta di un nuovo trattato in fase di stesura tra Unione Europea e
Stati Uniti d’America, che ha lo scopo di spingere al massimo la
liberalizzazione commerciale tra i due mercati, riducendo i dazi doganali
e rimuovendo in una vasta gamma di settori le barriere non tariffarie,
cioè le differenze in regolamenti tecnici, norme e procedure di
omologazione, standard applicati ai prodotti, regole sanitarie e fitosanitarie.
Se entrasse in vigore, il primo effetto sarebbe la libera circolazione
delle merci; si faciliterebbe il flusso degli investimenti e l’accesso
ai rispettivi mercati dei servizi e degli appalti pubblici, ma ci sono
anche molti timori sul fatto che gli USA, economicamente più forti,
riescano a far prevalere la logica di profitto e delle multinazionali,
contribuendo così a far calare drasticamente la qualità
delle merci circolanti in Europa.
I dubbi e le paure sono essenziali in questa fase perché solo così
i nostri negoziatori potranno fare un lavoro sempre migliore affinché
il TTIP possa davvero portare benefici all’Unione Europea e ai suoi
cittadini, ma è fondamentale chiarire alcuni aspetti.
A chi avanza il dubbio che il Partenariato possa incentivare l’uso
di OGM anche in ambiti dove per ora non si possono usare, l’UE risponde
che non esiste questa possibilità: le leggi base dell’Unione,
come quelle relative agli Ogm o alla sicurezza per la vita e la salute
umana, il benessere e l’ambiente non sono messe in discussione e
non rientreranno nelle negoziazioni. Certo, gli organismi geneticamente
modificati il cui uso è stato approvato dall’Unione Europea
per la preparazione di cibi, l’alimentazione animale o la semina
potranno essere venduti sul mercato europeo, ma il resto no. Al momento
si tratta di 52 Ogm, che sono stati autorizzati dopo che l’organo
preposto, l’EFSA; ne ha testato il rischio con una procedura che
non verrà modificata in alcun modo.
Quanto alla questione dell’etichettatura, che in Europa è
più recente e completa di quella americana, né l’UE
né gli USA vogliono modificare la legislazione sulla sicurezza
alimentare. Da tempo negli allevamenti USA, inoltre, esistono due tipi
di animali: quelli destinati al mercato interno, allevati con l’ormone
della crescita, e quelli destinati al mercato europeo, allevati senza
l’uso di alcun ormone. Potremmo essere noi a incentivare gli allevatori
americani a eliminare gli ormoni della crescita anche per il loro mercato
interno.
Quanto alle IGP, DOP, IGT, DOC e DOCG, denominazioni che non piacciono
agli USA che vorrebbero invece liberalizzare la vendita di prodotti italian
sounding, l’UE assicura che sua priorità è la protezione
di tutti i marchi di origine.
Possiamo credere a queste rassicurazioni? Noi diamo il beneficio del dubbio
e continueremo a monitorare la situazione, facendo valere le conquiste
europee raggiunte fino ad oggi nell’ambito della sicurezza alimentare,
dell’etichettatura e della qualità dei controlli.
(Agostino Macrì - www.consumatori.it)
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