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Europa 2020: verso la revisione a metà percorso
Sono passati esattamente cinque anni
da quando l’Unione europea lanciò la strategia Europa 2020
per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.
Un tasso di occupazione superiore al 75%; almeno il 3% di PIL investito
in ricerca e sviluppo; un tasso di abbandono scolare inferiore al
10% e un tasso di istruzione universitaria superiore al 40%; il 20% in
più di efficienza energetica, il 20% in più di energie rinnovabili
e il 20% in meno di emissioni di gas a effetto serra; l'uscita di almeno
20 milioni di persone dalla trappola della povertà nel corso di
un decennio.
La crisi finanziaria internazionale
aveva già colpito duramente l'economia europea, ma era difficile
prevedere, in quel marzo 2010, che essa si sarebbe prolungata ancora così
a lungo e avrebbe avuto ripercussioni così profonde ed estese sul
piano economico e sociale. In quel momento, dunque, gli obiettivi di Europa
2020 sembravano ambiziosi ma non irrealistici. Oggi sappiamo che, mentre
ci avviciniamo al 2020, la strada per il raggiungimento degli obiettivi
europei si presenta come un sentiero ripido e stretto.
Nei giorni scorsi Eurostat ha pubblicato gli ultimi dati per gli indicatori
di Europa 2020, che si riferiscono al 2013. Il quadro che ne emerge è
tutt'altro che rassicurante. Per due delle cinque aree di riferimento,
occupazione e lotta alla povertà, c’è stato un arretramento
anziché un avvicinamento all’obiettivo. Il tasso di occupazione,
che era leggermente sopra il 70% all’inizio della strategia, è
ora al 68,4%. Il numero delle persone che vivono in condizioni di povertà
è aumentato di circa cinque milioni, e supera ormai i 120 milioni.
In altre due aree – innovazione e educazione - i progressi sono
stati modesti, e il raggiungimento degli obiettivi fissati richiederà
uno sforzo considerevole nel prossimo quinquennio: gli investimenti in
R&D in percentuale del PIL sono aumentati solo marginalmente, dall’1,85
al 2%; il tasso di abbandono scolare è al 12% e quello d'istruzione
universitaria ancora sotto al 37%. Soltanto per gli indicatori di sostenibilità
ambientale (clima ed energia) si registrano progressi coerenti con il
traguardo fissato.
Già al momento della fissazione degli obiettivi nazionali alcuni
Stati membri si erano mostrati poco propensi a sottoscrivere il livello
di ambizione proposto dalle istituzioni europee. Purtroppo in molti
casi la durata e la gravità della crisi hanno reso poco realistici
anche gli obiettivi più cauti.
La Commissione europea ha annunciato che presenterà la cosiddetta
"mid-term review" (revisione a metà percorso) della strategia
Europa 2020 entro la fine dell'anno. In vista di questa scadenza,
è stata fatta una consultazione pubblica i cui risultati sono stati
resi noti in concomitanza con la pubblicazione dei dati Eurostat.
Le risposte pervenute confermano una sostanziale adesione agli obiettivi
e ai valori della strategia, ma anche la percezione di un'insufficiente
efficacia degli strumenti preposti alla sua attuazione.
In verità, nonostante le molte riforme e il formidabile rafforzamento
della governance dell’Unione economica e monetaria in risposta alla
crisi, restano ancora aperti importanti interrogativi sull'efficacia
del coordinamento delle politiche economiche e sull’adeguatezza
degli strumenti che dovrebbero assicurare il raggiungimento degli
obiettivi comuni. Questo è particolarmente vero per le aree di
politica economica che sono ancora largamente di competenza nazionale,
come l’occupazione, la lotta alla povertà, l’educazione,
ecc.. Sappiamo che non ci sono risposte facili a questi interrogativi,
ma la revisione a metà percorso della strategia Europa 2020 potrebbe
essere l'occasione per esplorare soluzioni nuove, e all'altezza delle
sfide che abbiamo davanti. (Antonia Carparelli - http://ec.europa.eu)
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