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ENTI E
MINISTERI
Dallo spazio un aiuto a chi produce cibo
All'Expo, nel padiglione degli Stati
Uniti, presentati gli studi e gli esperimenti degli scienziati americani
(ma non solo) per aiutare gli agricoltori di tutto il mondo a coltivare
nel modo più efficiente possibile. Per esempio, risparmiando l'acqua
e riciclandola al meglio nelle zone più desertiche e aride.
"Growing food in a changing planet", cioè coltivare il
cibo in un pianeta che cambia. Finalmente una conferenza molto aderente
al tema generale dell'Expo, "Nutrire il pianeta, energia per la vita",
che ha proposto il padiglione degli Stati Uniti, sulla loro terrazza affacciata
sul decumano. In particolare, era di scena la Nasa, l'ente spaziale americano,
con protagonista la scienziata Ellen Stofan, che ha dato alcune indicazioni
di come la ricerca spaziale può portare benefici alla vita sulla
Terra. Per essere più precisi, di come possiamo usare una tecnologia
così sofisticata per produrre e dare più cibo al pianeta.
La Nasa, infatti, non è impegnata soltanto negli studi sul sole,
sullo spazio, sulle esplorazioni future (per esempio quella su Marte).
Una parte dei ricercatori americani studia come produrre cibo in condizioni
climatiche soggette a cambiamenti sempre più repentini e spesso
non prevedibili e anche con tecnologie che consentono di usare meno acqua
possibile. Un esempio: sulla Iss, la International Space Station che avrà
ancora a bordo per un po' la nostra Samantha Cristoforetti, si sperimenta
la coltivazione di alcune verdure, come i peperoni. E' un processo lungo,
complesso, dal quale non è logico attendersi risultati a breve
in quanto le sperimentazioni devono essere valutate sulla Terra, implementate,
riproposte in orbita, e così via. Ma dagli esperimenti degli astronauti
di coltivazione a 400 chilometri dalla Terra, in spazi ristretti come
quelli di una stazione spaziale, è possibile ottenere dati preziosi
da riportare sul nostro pianeta, per esser usati, ad esempio, nelle regioni
più desertiche e aride.
Il padiglione argentino, infatti, strilla ai visitatori di passaggio sul
decumano "Argentina te alimenta". Ma una sfida seria rimane
quella di come alimentare un mondo il cui 40% della popolazione vive con
meno di 2 dollari il giorno. E così scopriamo che grazie alla Nasa
(ma anche dei suoi partner spaziali europei e italiani) si può
oggi determinare l'ammontare delle coltivazioni più sofferenti
- in termini di stress climatico e di cambiamenti dell'atmosfera - attraverso
le immagini satellitari, capaci di dare un aiuto anche alla gestione delle
irrigazioni. Oppure, in Africa orientale, venire in soccorso dei coltivatori
nel prendere misure preventive per le coltivazioni di tè e caffè.
E ancora: con le sperimentazioni spaziali si può dare informazioni
preziose a chi coltiva per risparmiare acqua. I cambiamenti climatici,
infatti, causano situazioni di rapido mutamento, anche da un mese all'altro,
come tra Argentina e Brasile nei medesimi tipi di coltivazione agricola,
per cui zone che prima erano molto produttive rischiano di non esserlo
più o di non esserlo come prima.
E qui una tecnologia spaziale che è davvero preziosa è quella
che obbliga a riciclare l'acqua usata sulla ISS dagli astronauti. Dunque,
è interessante per tutti gli agricoltori del mondo usare i dati
della Nasa per coltivare il cibo nel modo più efficiente possibile,
per capire come, nella zona in cui loro operano, si può lavorare
e produrre cibo sprecando le minori risorse naturali. O capire con largo
anticipo, anche dieci anni prima, se le loro stesse aree saranno più
o meno desertiche. E predisporre modelli climatici sempre più precisi
per venire incontro a una produzione di cibo estesa e ecosostenibile.
Considerando che la maggior parte dell'acqua di cui abbiamo bisogno sul
pianeta è impiegata nell'agricoltura. (Pino Pignatta - www.famigliacristiana.it)
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