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FATTI
E PERSONE
Come si mangia nello spazio. I cibi sì
e i cibi no
Se per gli astronauti nutrirsi è
prima di tutto una necessità, non significa che non possa essere
anche un piacere. I primi menù spaziali erano insipidi, inodori
e mancavano di consistenza, ma i tempi sono cambiati e una dieta sana,
equilibrata e saporita è essenziale per rendere sopportabili e
privi di effetti negativi sull’organismo i lunghi periodi che gli
astronauti trascorrono sulla Stazione spaziale internazionale.
Era il 20 febbraio 1962 quando a bordo
della navicella Friendship 7 l’astronauta americano John Glenn consumò
il primo pasto spaziale: salsa di mele in tubetto, qualche zolletta di
zucchero e un po’ d’acqua. Uno spuntino, più che un
pranzo. Ma la ragione di tanta frugalità non stava nella brevità
del volo orbitale, meno di 5 ore, quanto nel timore che, in assenza di
gravità, il cibo potesse fermarsi in gola. Glenn per fortuna non
soffocò, dimostrando che si poteva mangiare tranquillamente anche
nello spazio.
Pur coprendosi di gloria con le loro imprese, per i pasti gli astronauti
dovettero a lungo accontentarsi. Durante tutto il corso delle missioni
Mercury, Gemini e le prime Apollo, la principale voce in menù era
costituita da una purea di cibo in tubetto: qualcosa di non molto diverso
dagli omogeneizzati per bambini. E se la salsa di mele e carote non soddisfaceva,
si poteva sempre scegliere tra brodo di pollo, prosciutto, manzo o tonno.
Ugualmente poco appetibile era il cibo in cubetti. Cerali, biscotti e
cracker venivano pressati in cubetti di 2 centimetri di lato rivestiti
di amido, da infilare interi in bocca.
Oggi sulla Stazione spaziale internazionale si mangia decisamente meglio.
Certo non si può pretendere che sia come cenare al Ritz, ma nessuno
si lamenta: la vista sulla Terra che si gode dalla sala orbitante compensa
più che adeguatamente il pasto meno prelibato.
SPAZIO: GLI 8 CIBI SÌ
Frutta e vegetali freschi sono una rarità nello spazio, così
gli astronauti devono arrangiarsi con una varietà di cibi in scatola
e disidratati. Ma anche loro hanno delle preferenze o beneficiano di qualche
concessione per lo occasioni speciali.
La piadina (la tortilla)
Si conserva a lungo e fa poche briciole. Per questo la tortilla (la versione
americana della piadina) è il pane ufficiale del programma spaziale.
La farcitura più richiesta? Burro d’arachidi e marmellata
(d’altronde la maggior parte degli astronauti è statunitense...).
Lo yogurt
Durante le lunghe missioni in assenza di gravità la perdita di
massa ossea può arrivare al 20 per cento. Così un cibo ricco
di calcio come lo yogurt è particolarmente apprezzato. Gli astronauti
possono scegliere tra i gusti mirtillo, lampone, pesca e fragola.
La salsa piccante
Una spruzzata di salsa piccante può fare meraviglie per risvegliare
le papille gustative. Infatti in orbita il senso del gusto risulta ridotto
a causa della redistribuzione dei fluidi corporei, che non più
attratti verso il basso premono sulle mucose nasali affievolendo l’olfatto.
Tante le soluzioni a disposizione: salsa barbecue, pasta all’aglio,
salsa thai, tabasco...
Le M&M’s
Nel linguaggio neutro della Nasa sono “noccioline ricoperte di cioccolato”,
ma tutti le conoscono col nome commerciale. Non è chiaro se agli
astronauti piaccia di più mangiarle o divertirsi a farle volare
lentamente verso la propria bocca, approfittando dell’assenza di
gravità.
I gamberetti
Questi crostacei, disidratati e ricoperti con una salsa speziata, sono
il cibo confezionato più richiesto. Il veterano dello spazio Story
Musgrave li mangiava a ogni pasto, colazione compresa.
Il cibo giapponese
L’aggiunta, qualche anno fa, del modulo spaziale giapponese, non
ha solo arricchito la stazione di un nuovo laboratorio scientifico, ma
anche la cambusa di nuovi cibi: dal negima (un arrosto di manzo e scalogno)
all’okonomiyaki, dal tofu all’udon (pasta di frumento).
La zuppa di legumi Slow Food
Insieme al caffè in capsule, l’astronauta italiana Samantha
Cristoforetti ha portato in orbita la zuppa realizzata con i legumi dei
presidi Slow Food dalla Argotec, società torinese responsabile
del cibo spaziale degli astronauti europei. Una zuppa pronta all’uso
che coniuga il gusto con i principi nutritivi necessari a contrastare
i cambiamenti fisiologici dovuti alla lunga permanenza nello spazio.
Un piatto a sorpresa
Nel giugno del 2008 la videocamera dell’ingegnere di volo Garrett
Reisman inquadrò i compagni della stazione spaziale che stavano
per mettersi a tavola col nuovo equipaggio appena giunto da Terra: tra
i piatti offerti, campeggiava un barattolo con la scritta: “Stuzzichini
appetitosi”. Anche il mistero aggiunge sapore alla vita!
SPAZIO: GLI 8 CIBI NO
Ora che abbiamo visto quali sono i cibi ideali da consumare in orbita,
quali sono quelli che invece dovrebbero restare in fondo alla dispensa
spaziale o essere proprio lasciati a casa?
I cracker
Gusto e consistenza si conservano anche in condizioni di microgravità,
ma le briciole dei cracker possono essere disastrose. Malgrado i filtri
per il riciclo dell’aria, le briciole rimangono lo stesso in sospensione
e finiscono per andare negli occhi o essere respirate.
Le bibite gassate
Lattine di Coca-Cola volarono nello spazio nel 1985, ma gli astronauti
dovettero ben presto fare i conti con i rutti “umidi”. Senza
la gravità a tenere giù cibo e bevande, basta una piccola
quantità di gas nello stomaco per trasformarlo in una potenziale...
pistola ad acqua!
Il gelato disidratato
Venduto nei negozi di souvenir di tutti i musei spaziali americani come
“gelato spaziale” o “gelato dell’astronauta”,
questa delizia che si scioglie in bocca può sembrare un piacere
irrinunciabile in orbita. Ma non fatevi ingannare! Quella del 1968, a
bordo dell’Apollo 7, è stata la prima e ultima volta che
il gelato disidratato ha lasciato la Terra. Perché? Anche se i
bambini lo adorano, non ha niente a che vedere con il vero gelato. Assomiglia
a una matassa di zucchero filato, ma molto dura ed estremamente friabile.
La pizza
È impossibile riprodurne nello spazio la croccantezza: rimarrebbe
sempre molle e gommosa. Per questo la Nasa non ha mai spedito in orbita
la pizza. Solo i russi della vecchia stazione spaziale Mir ci hanno provato.
E da allora più nessuno l’ha richiesta...
Le patatine fritte
Pochi astronauti resistono alla tentazione di infilare qualche pacchetto
di patatine nel loro bagaglio personale. Ma se ne pentono sempre: come
per il gelato spaziale e i cracker, le patatine sono troppo friabili per
essere mangiate senza inquinare l’aria a bordo.
Il pesce
Prima degli ultimi ritrovati in fatto di conservazione, cucinare il pesce
nello spazio era qualcosa di assai puzzolente. Durante una delle prime
spedizioni alla stazione spaziale, nel 2002, per rispondere agli astronauti
che si lamentavano del cattivo odore emanato dal pesce, fu realizzata
una nuova formulazione. Ma saltò fuori che la salsa di pomodoro
usata per mascherare l’odore di pesce, in realtà lo amplificava!
Il sandwich di manzo sotto sale
La missione Gemini III del 23 marzo 1965 sarà ricordata per sempre
come la prima che contrabbandò del cibo al di fuori dell’atmosfera
terrestre. Il pilota John Young pensò bene di nascondere, ben avvolto
nella sua tuta, un sandwich con del manzo sotto sale, ben più saporito
dei soliti cibi in tubetto o in gelatina. Quando alla Nasa se ne accorsero,
scoppiò il finimondo. Young se la cavò con una semplice
reprimenda. Ma venne emanato un nuovo regolamento perché episodi
simili non potessero mai più ripetersi.
I cavoletti di Bruxelles
I bambini che aspirano a volare nello spazio possono ben sperare: se c’è
un cibo che difficilmente andrà in orbita, è un piatto di
cavoletti di Bruxelles! Anche tra gli astronauti, infatti, sono in assoluto
i vegetali meno richiesti.
(http://magazine.expo2015.org)
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