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FATTI E
PERSONE
Coldiretti: chiusa una stalla su cinque, in 32mila senza lavoro
Dall’inizio della crisi è
stata chiusa una stalla italiana su cinque con la perdita silenziosa di
32mila posti di lavoro e il rischio concreto della scomparsa del latte
italiano e dei prestigiosi formaggi con effetti drammatici anche sulla
sicurezza alimentare e sul presidio ambientale. E’ quanto emerge
dal dossier “L’attacco alle stalle italiane” presentato
dalla Coldiretti in occasione della più grande operazione di mungitura
pubblica mai realizzata in Italia e nel mondo con Ministri del Governo,
Governatori delle Regioni, Sindaci, politici, esponenti della cultura,
dello spettacolo e del mondo economico e sociale nelle stalle allestite
nelle principali città italiane, per mungere, dare da mangiare
e custodire gli animali, con la collaborazione tecnica dell’Associazione
italiana allevatori che ha seguito l’allestimento e ha curato, nel
rispetto del benessere, la partecipazione degli animali all’evento.
Insieme a decine di migliaia di allevatori, hanno così preso parte
all'iniziativa il Ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, del
Lavoro Giuliano Poletti, della Salute Beatrice Lorenzin, della Giustizia
Andrea Orlando, dell’Ambiente Gianluca Galletti ma anche gli ex
Ministri del settore primario Alfonso Pecoraro Scanio, Nunzia De Girolamo
ora capogruppo Ncd alla Camera e Luca Zaia ora governatore del Veneto
insieme ai suoi colleghi della Lombardia Roberto Maroni, del Lazio
Nicola Zingaretti, della Toscana Enrico Rossi, della Calabria Mario Oliverio
e della Sicilia Rosario Crocetta. C’erano anche i Sindaci di Roma
Ignazio Marino e di Bari Antonio De Caro. Tra i politici il Vice Ministro
delle Politiche Agricole Andrea Olivero, il Sottosegretario al Ministero
delle Politiche Agricole Giuseppe Castiglione, il capogruppo del Pd alla
Camera Roberto Speranza, il capogruppo di Sel al Senato Loredana De Petris
e il vicepresidente della Commissione parlamentare sulla contraffazione
e l’onorevole Nicodemo Nazzareno Oliverio. Hanno aderito rappresentanti
delle associazioni dei consumatori, il presidente del Codacons Carlo Rienzi
di Federconsumatori Rosario Trefiletti, di Adiconsum Pietro Giordano,
di Adusbef Elio Lannutti e il Segretario Generale Movimento Consumatori
Alessandro Mostaccio, ma anche ambientalisti come il presidente di Legambiente
Vittorio Cogliati Dezza quello della Lipu Fulvio Mamone, il Direttore
Generale di Greenpeace Pippo Onufrio, il Presidente Federparchi Giampiero
Sammuri,
Una dimostrazione concreta di sostegno agli allevatori italiani sotto
attacco del furto di valore che vede sottopagato il latte alla stalla
senza alcun beneficio per i consumatori, ma anche degli inganni con il
commercio di latte e formaggi provenienti da chissà quale parte
del mondo ma spacciati come italiani. In Italia le poco più di
36.000 stalle sopravvissute hanno prodotto nel 2014 circa 110 milioni
di quintali di latte mentre sono circa 86 milioni di quintali le importazioni
di latte equivalente: per ogni milione di quintale di latte importato
in più - denuncia la Coldiretti - scompaiono 17mila mucche e 1.200
occupati in agricoltura. E la situazione rischia di precipitare nel 2015
con il prezzo riconosciuto agli allevatori che non copre neanche
i costi di produzione e spinge verso la chiusura migliaia di allevamenti
che, a breve, dovranno confrontarsi anche con la fine del regime delle
quote che terminerà il 31 marzo 2015, dopo oltre trenta anni.
L’impatto negativo è però anche sulla sicurezza alimentare.
Nell’ultimo anno hanno addirittura superato il milione di quintali
le cosiddette cagliate importate dall’estero, che ora rappresentano
circa 10 milioni di quintali equivalenti di latte pari al 10 per cento
dell’intera produzione italiana. Si tratta di prelavorati industriali
che vengono soprattutto dall’Est Europa che consentono di produrre
mozzarelle e formaggi di bassa qualità.
Dall’inizio della crisi nel 2007 ad oggi le importazioni di prodotti
lattiero-caseari dall’estero sono aumentate in valore del 23 per
cento, secondo un’analisi di Coldiretti relativa ai dati del commercio
estero nei primi dieci mesi del 2014. Oggi anche a causa delle importazioni
di minor qualità l’Italia importa il 40 per cento del latte
e dei formaggi che consuma. Difendere il latte italiano significa difendere
un sistema che garantisce 180mila posti di lavoro, ma anche una ricchezza
economica di 28 miliardi di euro pari al 10 per cento dell’agroalimentare
italiano. La chiusura di una stalla non significa pero’ solo perdita
di lavoro e di reddito, ma anche un danno con il 53 per cento degli
allevamenti italiani che si trova in zone montane e svantaggiate e svolge
un ruolo insostituibile di presidio del territorio dove la manutenzione
è assicurata proprio dal lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento
dei suoli svolto dagli animali.
Nell’anno dell’Expo, la chiusura delle stalle rischia di far
perdere all’Italia il primato nella produzione di formaggi a denominazione
di origine (Dop) che in quantità è addirittura superiore
quella francese e contribuisce a forgiare l’identità
nazionale in campo alimentare con oltre 48 specialità riconosciute
a livello comunitario sparse lungo tutto lo stivale.
“Stiamo perdendo un patrimonio del nostro Paese sul quale costruire
una ripresa economica sostenibile e duratura che fa bene all’economia
all’ambiente e alla salute”, afferma il presidente della Coldiretti
Roberto Moncalvo nel denunciare che “l’invasione di materie
prime estere spinge prima alla svendita agli stranieri dei nostri marchi
piu’ prestigiosi e poi alla delocalizzazione delle attività
produttive”.
Tra gli obiettivi della mobilitazione per salvare le stalle italiane ci
sono:
· Indicare obbligatoriamente
l’origine nelle etichette del latte (anche Uht), dei formaggi e
di tutti gli altri prodotti a base di latte.
· Garantire che
venga chiamato “formaggio” solo ciò che deriva dal
latte e non da prodotti diversi.
· Assicurare l’effettiva
applicazione della legge che vieta pratiche di commercio sleale.
· Rendere pubblici
i dati relativi alle importazioni di latte e di prodotti con derivati
del latte, tracciando le sostanze utilizzate.
· Un pronto intervento
dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato contro
le forme di concorrenza sleale e gli abusi di posizione dominante nel
mercato del latte.
· Attuare le misure
di sostegno agli allevamenti italiani previste dal Piano Nazionale di
Sviluppo Rurale.
· Realizzare un
piano organico di promozione (in Italia e all’estero) del latte
e delle produzioni italiane, (in Italia e all’estero) del latte
e delle produzioni italiane, a partire da Expo 2015.
· Promuovere iniziative
nazionali per il consumo del latte e dei formaggi di qualità, soprattutto
nelle scuole e nelle mense pubbliche.
· Semplificare
le procedure burocratiche.
· Garantire che
le risorse previste dal “Piano latte” del Mipaaf vadano agli
allevatori.
(www.ilpuntocoldiretti.it)
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