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FATTI E
PERSONE
Chimica verde: dagli scarti dell'industria
alimentare i cosmetici del futuro
Dall’estrazione e dalla lavorazione
di bucce d’uva, di mele, di pomodori, nella sansa e nelle acque
di vegetazione derivanti dalla lavorazione delle olive c'è un patrimonio
che l'industra cosmetica può utilizzare, sfruttando così
un'immagine più eco friendly
Secondo il Gruppo Ricicla dell’Università
di Milano in Italia si producono 12 milioni di tonnellate di scarti da
industria agroalimentare: la cosmesi è un settore in cui si stanno
concentrando molti degli investimenti per il loro riutilizzo
La cosmesi è un settore che nonostante la crisi non ha subito particolari
contraccolpi, a dimostrazione che la cura della persona resta una priorità.
In questo caso però parliamo di prodotti cosmetici ottenuti dall’estrazione
e dalla lavorazione di molecole contenute nelle bucce d’uva, di
mele, di pomodori, nella sansa e nelle acque di vegetazione derivanti
dalla lavorazione delle olive, tanto per citarne alcuni. Prodotti che
vengono testati in questo caso da EticHub, spin-off dell’Università
di Pavia nato nel gennaio 2013, per garantire efficacia, sicurezza, qualità
e sostenibilità del prodotto finito.
“Negli ultimi anni il mondo della cosmetica ha dimostrato una forte
propensione verso un migliore utilizzo delle risorse – spiega Mariella
Bleve, una dei soci fondatori e amministratore di EticHub. Sono stati
così avviati gli iter necessari ad acquisire brevetti ad hoc per
l’estrazione di principi attivi idonei alla successiva produzione
di prodotti cosmetici. Spesso infatti, come nelle acque di vegetazione
delle olive o nella buccia d’uva, sono presenti polifenoli di grande
interesse per la loro azione cosmetica, ricca di proprietà antiossidanti,
quindi antiage”.
La produzione interessa una vasta gamma di prodotti: latte detergente,
tonico, creme per il viso, ma anche per il corpo, per i massaggi e per
la detergenza, compresi i capelli. “Gli scarti alimentari da cui
estrarre i principi attivi sono numerosi – continua Bleve –
e quindi il loro reperimento non è difficoltoso. La difficoltà
sta invece nel processo di lavorazione degli ingredienti estratti per
renderli più facilmente formulabili, un processo dove si racchiude
la vera innovazione che EticHub mette al servizio delle aziende”.
I protocolli adottati da EticHub, riconosciuti dalla Comunità scientifica,
sono rigidi e scrupolosi, tutti rispettosi di quanto prevede la normativa
nazionale ed europea. “L’industria cosmetica è il nostro
interlocutore principale – spiega ancora Mariella Bleve –
a cui offriamo una collaborazione nell’intero processo ent-to-end.
Puntiamo molto sul supporto che possiamo dare nella realizzazione di formulazioni
innovative idonee agli standard di mercato, capaci di valorizzare o mettere
a punto le forme cosmetiche esistenti. Per raggiungere questi obiettivi
effettuiamo dei test su un campione di volontari, che attualmente raggiungono
le 541 unità, applicando dei parametri specifici, naturalmente
autorizzati a livello europeo, in base ai quali verifichiamo, con scadenze
prefissate, la qualità di quel particolare cosmetico. Solo alla
fine di questo processo, se la valutazione è positiva, viene rilasciato
l’attestato di sicurezza”. (www.teatronaturale.it)
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