|
LUOGHI
“Atelier Mobimuse - Mobilità
Museo”: museografia e gestione del patrimonio
I Musei: come libri di cultura, folclore e storia delle nostre origini
Che cos’è un museo, la sua
storia, le finalità, e come è organizzato.
Questo è stato l’argomento dell’interessante convegno
che ha caratterizzato due giornate nel cuneese, dal titolo “Atelier
Mobimuse - Mobilità Museo”, aventi come tema la museografia
e la gestione del patrimonio.
Il primo incontro si è svolto nel Museo Storico Etnografico di
Sampeyre e il secondo nel Museo della Ceramica di Mondovì, entrambi
in Piemonte, nella provincia di Cuneo.
Due giorni di studio, dibattiti, confronti tra vari musei del Piemonte
e quelli della Francia, per analizzare tutti i temi che li rappresentano,
dalla storia alla gestione, dal restauro e conservazione delle opere esposte
o in fase di recupero sino alle Leggi e al gestirlo turisticamente, come
valorizzarlo e come utilizzare le nuove tecnologie.
Dal convegno sono emerse molte differenze tra i vari musei piemontesi,
e ancor più tra i nostri e quelli francesi.
1) organizzatori - 2) Bachar Baaj
Dopo una breve presentazione di benvenuto,
la visita guidata alle collezioni del Museo Storico Etnografico mi ha
dato modo di osservare una interessante esposizione del nostro passato
contadino e montanaro.
Tutto è ben ordinato in sale tematiche, perfette sin nei minimi
particolari e direi “complete”, che presentano la storia della
Valle Varaita e dei suoi abitanti nei secoli scorsi.
L’incontro è iniziato con un filmato commentato, che presentava
“La conservazione preventiva al Musèe etnographique de Salagon”,
a cura di Bachar Baaj, dottore in archeologia e conservazione del patrimonio,
Università di Parigi e Strasburgo: come si presentano i reperti,
quali sono i danni riscontrati, come restaurarli e conservarli.
Il Priorato di Salagon si trova in Francia, nel cuore delle Alpi dell’Alta
Provenza. Già il termine “Priorato” ha un ruolo importante:
i Priorati erano delle circoscrizioni territoriali sottoposte alla giurisdizione
di Ordini Cavallereschi. Il complesso del Priorato di Salagon è
considerato un monumento storico tra i più noti e importanti del
Medioevo provenzale.
1) Carlotta Colombatto - 2) la guida del museo - 3) la Baìo
Nel pomeriggio il programma ha avuto come
tema “I musei etnografici contemporanei. Strategie di valorizzazione
e pratiche di costruzione del patrimonio”, a cura di Carlotta Colombatto,
dottoranda in Scienze Antropologiche presso l’Università
di Studi di Torino.
Molto interessante la presentazione di cos’è un museo e per
gli “addetti ai lavori”, indubbiamente utile il confronto
con le Leggi, sul come creare un museo, gestirlo, pubblicizzarlo e conservarlo.
Sarebbe interessante riportarvi entrambi gli interventi, ma è impossibile
riproporvi una intera giornata in uno spazio d’articolo. Voglio
ugualmente farvi partecipi di cosa vi riserva la visita al museo di Sampeyre
attraverso le immagini, e cos’è un museo.
1 e 2) momenti di convivialità
Ma il convegno ha riservato anche momenti
di convivialità durante il pranzo in cui gli ospiti
hanno assaporato piatti tipici piemontesi, come polenta e cinghiale o
gli agnolotti.
La tavola accomuna, crea momenti di scambio e amicizie. E’a tavola
che ognuno presenta sè stesso, le proprie attività e gli
interessi che accomunano, come per Arturo Demaria della Fondazione Amleto
Bertoni di Saluzzo (CN), che ha lo scopo di favorire lo sviluppo e la
valorizzazione della città e del suo territorio attraverso mostre
di antiquariato e artigianato, ed eventi di promozione turistica, artistica,
culturale e agricola.
Silvana Cortona curatrice del Museo del Costume e dell’Artigianato
Tessile di Chianale (CN), ospitato nell’antica chiesa dei Cappuccini,
con una ricca documentazione sui costumi e i prodotti dell’artigianato
tessile della Valle Varaita.
Monica Giraudo guida turistica della provincia di Cuneo che si occupa
di organizzare percorsi turistici personalizzati e collabora con diverse
associazioni culturali territoriali, ma si dedica anche all’arte
creando stupendi monili.
Personalmente considero i musei “la
Memoria del Tempo”, una magica scatola che contiene e conserva il
passato dei nostri antenati e ci fa partecipi delle loro storie. Non dimentichiamo
che senza il passato non avremmo nè presente, nè futuro,
per questo dobbiamo essere fieri delle nostre origini, delle nostre tradizioni,
degli usi e costumi che sono un patrimonio da difendere e conservare.
La parola museo deriva da “Muse”.
Nella mitologia greca le muse erano 9 ed erano le figlie di Zeus, padre
degli dei e dio della sapienza, e Mnemosine, la dea della memoria. Erano
considerate protettrici delle arti, del sapere e della memoria.
Il primo museo di cui si ha notizia sorse ad Alessandria d’Egitto
per volere di Tolomeo I, nel III secolo a.C., ma non era strutturato come
i nostri moderni musei. Era un luogo di culto consacrato alle Muse e che
riuniva una comunità di dotti, sapienti, letterati, scienziati,
ed ognuno svolgeva la propria attività studiando e discutendo come
a scuola o come nei nostri moderni convegni.
Ma la storia insegna che una struttura simile esisteva a Tell el Amarna
(1300 a.C.) la città egizia del faraone Amenofi o Amenhotep IV,
meglio noto come Akhenaton il sovrano che la
creò dedicandola al culto di un unico dio, Aton, che aveva come
simbolo il Sole (XVIII dinastia).
La tradizione dei Rosacroce dell’AMORC
(Antico e Mistico Ordine della Rosa-Croce) parla di Tell el Amarna come
una enorme città universitaria in cui Akhenaton trasferì
uomini d’arte e della cultura, di scienza e di medicina, ecc. fondando
una Scuola dei Misteri, con una sorta di biblioteca e sale in cui conservare
i manoscritti, gli oggetti di culto e quelli di utilità per gli
studi.
Fu papa Sisto IV che nel 1471 donando ai romani alcune antiche statue
di bronzo getto le basi per la prima collezione del Museo Capitolino di
Roma. Nel corso degli anni altre importanti opere della storia di Roma
arricchirono il museo e papa Clemente XII nel 1734 fece aprire al pubblico
le sale, gettando le basi ai musei intesi come luoghi in cui si espongono
collezioni di beni di interesse culturale che devono essere conservati
e resi visibili alla comunità.
In Francia, nel 1793, i giacobini con l'apertura al pubblico delle collezioni
dei re di Francia, al Louvre diedero vita ad un primo museo francese.
Nell'antica Grecia con l’istituzione della Pinacoteca annessa ai
Propilei sull'Acropoli di Atene si ha un primo esempio di museo.
In età romana era in uso esporre al pubblico trofei e bottini di
guerra. Dall’epoca di Marco Vipsanio Agrippa (63 a.C. - 12 a.C.)
nei pressi del Pantheon si svolgeva una esposizione di oggetti d’arte.
Nel Medioevo erano gli ecclesiastici a raccogliere tesori, catalogarli
e conservarli.
Le grandi collezioni del Rinascimento ci sono giunte grazie alle Signorie,
grandi mecenati di arte e letteratura. Nel 1581 per volere di Francesco
I de’ medici, l’architetto Buontalenti creò una sorta
di sistemazione museale per opere d’arte al piano superiore del
Palazzo degli Uffizi.
Alchimia, astronomia e astrologia, divennero materia per i collezionisti,
del Cinquecento dando vita alle “Stanze delle Meraviglie o delle
Curiosità” (Kunst und Wunderkammer), in cui conservavano
raccolte di oggetti straordinari: magici cristalli, fossili, strumenti
scientifici e tecnici come gli automi... i robot di allora o altri dispositivi
semoventi.
Un ruolo importante si deve alle accademie d’arte che favorirono
l’idea di tutelare e conservare il patrimonio artistico come bene
sociale e culturale, ma anche la crescita intellettuale dell’uomo
contribuì alla conservazione e tutela di opere d’arte, ma
anche di semplici oggetti di uso quotidiano dei nostri nonni.
Nel corso del tempo oltre ai musei che espongono raccolte ordinate di
oggetti, opere d’arte,
curiosità, antichità e altro materiale che è la testimonianza
storica di ogni paese con i suoi costumi, tradizioni e storia, nasce il
collezionismo privato... una sorta di souvenir proveniente da ogni parte
del mondo, o tematico, come il museo delle marionette, delle bambole,
dello spazzacamino, degli ex voto, dei minerali, delle auto, della pasta,
del pane, ecc.
Nasce l’International Council of
Museum, l’associazione internazionale che ha lo scopo di tutelare
e valorizzare il patrimonio culturale mondiale attraverso i musei.
Nel 2004 l’Assemblea Generale di Seul diede la definizione di ciò
che deve essere un museo: “Una istituzione aperta al pubblico, senza
scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo. Il
museo compie studi e ricerche che riguardano le testimonianze materiali
e immateriali dell’umanità e del suo ambiente, le acquisisce
e le conserva, le espone per scopi di studio, di educazione o anche solo
per diletto e le comunica”.
Anche in Italia il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio definisce
il museo una struttura permanente che conserva, acquisisce, ordina e cataloga
i beni culturali e li espone al pubblico con lo scopo di educare, studiare.
E’ al servizio della società, senza fini di lucro.
L’Associazione di Musei ha una “Carta delle professioni museali”
dove elenca le figure professionali necessarie per assolvere i compiti:
dal direttore al curatore, sino all’ultimo collaboratore, compresi
gli addetti alle luci, le guide, ecc.
Dalle raccolte private, riservate a collezionisti e nobili, con i lasciti
divennero motivo di esposizione in musei, come le uova di Peter Carl Fabergé,
gioielliere e orafo russo con i suoi preziosi gioielli destinati alla
corte dello zar di tutte le Russie, ai reperti della tomba di Tutankhamon
trovati da Howard Carter e Lord Carnavon e altri portati non solo nel
Museo del Cairo, ma anche nel Museo Egizio di Torino.
Con il diffondersi del collezionismo venero svuotate cantine e solai e
gli oggetti d’uso quotidiano divennero “pezzi da museo”.
Tutti i mestieri vengono rappresentati, come in
questo Museo Storico Etnografico di Sampeyre dove in 10 sale sono ricostruiti
tutti gli antichi
mestieri della valle!
Scatti fotografici della Sampeyre dal 1890 al 1950 e capi di abbigliamento
ci introducono alla prima sala.
Si prosegue con gli attrezzi del lavoro dei campi: aratri, trebbiatrici,
attrezzi per la mietitura del grano, per la trasformazione del latte in
burro e formaggi, mezzi di trasporto come le slitte.
Non manca una sala dedicata al lavoro delle donne, come la lavorazione
della canapa, della lana, della farina, del latte e la cura dei figli
e della casa.
La scuola, che in ogni frazione non poteva mancare e spesso sia gli alunni
che i maestri erano costretti a raggiungerla non senza lunghi e disagevoli
percorsi a piedi. Piccoli locali con banchi a due posti, i calamai e il
ripiano per la cartella... di legno.
La sala degli antichi mestieri, il carradore, l’arrotino che si
spingeva oltre il valico del Colle dell’Agnello, sino in Francia.
O il caviè, raccoglitore di capelli per le parrucche dei Lord inglesi.
Un tempo nella vallata si coltivava la
canapa. Nella sala dedicata alla sua lavorazione si
possono vedere le corde, la filatura e la tessitura.
La sala del sarto e del calzolaio con gli strani attrezzi che usava per
riparare scarpe e scarponi.
Stranamente noto solo scarpe di stoffa o di cuoio e non zoccoli di legno,
che si sa erano tipici per i contadini e i montanari. Incuriosita domando
spiegazioni: pare che in questa valle le calzature fossero ricavate dalla
pelle di animali e attraverso la concia trasformate in cuoio per scarpe.
Il pellame degli animali abbattuti, bovini, caprini, equini, cervi e caprioli,
veniva utilizzato per confezionare scarpe e abbigliamento.
Una sala è dedicata agli animali, con basti, selle per i muli e
i cavalli.
Uno spazio espone le riproduzioni di manichini con i costumi della Baìo.
L’ultima sala è dedicata alla lavorazione del legno, dal
taglio alla trasformazione in manufatti e attrezzi.
Il museo di Sampeyre non narra solo di antichi mestieri, ma anche di feste
e tradizioni di un tempo... lontano secoli fa!
Ma vediamo un breve cenno su Sampeyre e la Valle Varaita.
Sampeyre è un comune a circa 1000 metri d’altitudine, con
poco più di mille abitanti, situato nella Valle Varaita, in provincia
di Cuneo. Punto di partenza per il Colle di Sampeyre (2284 m), il valico
alpino che collega questa valle con la Valle Maira attraverso uno stupendo
paesaggio e la vista sulla vetta del Monviso.
Come altri comuni è caratterizzato dal bosco dell’Allevè,
la più grande pineta di pino cembro d’Italia e una delle
più grandi d’Europa, che si estende per oltre ottocento ettari
tra i comuni di Sampeyre, Casteldelfino e Pontechianale.
Interessante la chiesa dei Santi Pietro e Paolo del XV secolo.
Da non perdere, il Bahìo, la tradizionale festa che si svolge ogni
5 anni durante il periodo di Carnevale. Oltre ad essere un’antica
festa pagana legata alle stagioni, come il Carnevale, è prima di
tutto una rievocazione storica le cui origini risalgono al 975/80, quando
le orde saracene penetrate nella valle per saccheggiare vennero scacciate
dalla popolazione.
Per tradizione vi prendono parte solo gli uomini travestiti da donna perchè
la storia vuole che grazie a questo travestimento, i saraceni furono circondati
quando gettati gli abiti femminile si trovarono davanti ad un esercito
di uomini giunti dal capoluogo e da ogni borgata.
Molto belli i costumi, molto folclore nell’imponente sfilata che
simile ad una processione attraversa il paese.
Tutta la valle è legata alle tradizioni
rimaste immutate nel tempo, come il pane cotto nel forno a legna, tipico
delle località Melle, Venasca e del Vallone di Gilba, i salumi
di Venasca, le birre artigianali di Frassino e Melle, i dolci di Pontechianale,
i formaggi di Melle, e le tipiche “ravioles” o “gnocchi
della Valle Varaita”, gnocchi di patate impastate con il tomino
di Melle e dalla caratteristica forma allungata, da condire con burro
fuso.
Un piatto tipico sarebbe la polenta pinholet fatta con una antica qualità
di mais, ma essendo prodotta in piccole quantità non sono riuscita
a reperirla.
La produzione casearia offre burro, tome d’alpeggio, ricotta, tomini
di Melle, e altri formaggi locali freschi o stagionati.
La castagna Bracalla è la più nota e pregiata, vanta un
mercato della castagna di Venasca che è tra i più importanti
della nostra penisola.
Tutta da vedere la Valle Varaita, con i suoi stupendi paesaggi che come
dicono i cartelli pubblicitari, è “Bella in estate, stupenda
in inverno”. Tutta da gustare con i suoi prodotti tipici. Tutta
da scoprire con la sua storia, la popolazione, di origine Occitana, proviene
dai Pirenei, come gli stupendi cavalli neri, i Merens, che d’estate
pascolano liberi sulla cima del Colle dell’Agnello, dov’è
facile incontrarli con le mandrie di mucche, pecore, e non senza vedere
le marmotte attraversarvi la strada o osservare incuriosite quelle strane
scatole che si muovono rumorose... con dentro degli omini: noi e voi!
Tutta da svelare con i suoi misteri nascosti dietro ogni angolo e pronti
a presentarsi a voi sotto forma della roccia del Diavolo della Valle di
Bellino e del mistero dell’ufo e delle marmotte... volanti, o della
chiesa con i dipinti in cui i santi hanno sei dita, e tanti altri misteri,
tra storia e leggenda. Ma intanto non perdetevi la valle con i suoi musei...
e ricordate che: “I musei sono il centro di conservazione della
memoria storica e culturale della popolazione e la popolazione siete voi,
siamo tutti noi!
www.etnomuseosampeyre.it
di Alexander Màscàl -
foto Matteo Saraggi - ASA
Torna all'indice di ASA-Press.com
|
|
|