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EVENTI
Aree marine protette: l'asso nella manica
del Mediterraneo
Da Slow Fish 2015 una piacevole sorpresa
per mare, pesca e pescatori
Partiamo da un dato fondamentale: le aree marine protette producono molto
di più delle aree di pesca normali. Più precisamente il
rapporto è di 5 a 1, con un vertiginoso aumento non solo nella
quantità, ma anche nella varietà del pescato e nella sostenibilità
ambientale. È questa una delle sorprese più significative
emerse in questi giorni a Slow Fish, la manifestazione organizzata da
Slow Food e Regione Liguria in collaborazione con il Ministero delle Politiche
agricole alimentari e forestali, al Porto Antico di Genova fino a stasera.
Altro che costo per la collettività e vincolo per i residenti:
la tendenza positiva è confermata dagli ultimi rapporti del Ministero
dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e Unioncamere e
dai primi risultati del progetto FishMPABlue curato da Federparchi. A
fronte di una generale riduzione di finanziamenti pubblici tra il 2011
e il 2013, il valore aggiunto prodotto all'interno delle aree protette
è diminuito dello 0,6%, mentre nel resto dell'Italia la variazione
negativa è stata tre volte superiore (-1,8%).
L’economia del mare si compone di quasi 180.000 imprese, con una
incidenza sul panorama economico nazionale del 3%. Quasi il 29% di queste
aziende si concentra nelle aree marine protette, dove ci piace evidenziare
che il loro peso rispetto al quadro totale raggiunge invece l’8%.
Tutti gli studi concordano infatti nell'indicare che per rendere più
sostenibile la pesca sia dal punto di vista ambientale ed ecologico che
economico e sociale, la condizione necessaria sia una più alta
qualità dell'ambiente marino. Un requisito che ci obbliga a ripensare
le aree protette, i santuari e i parchi sommersi immaginando nuove strutture
amministrative e nuove regole di gestione.
Fortunatamente la soluzione è a portata di mano: i progetti di
Federparchi hanno infatti evidenziato come ovunque si siano sviluppati
modelli di cogestione e di partecipazione responsabile da parte delle
comunità di pescatori artigianali, come nei casi che vi abbiamo
raccontato nelle scorse settimane in Galizia e a Torre Guaceto , in cui
si è innescato un circolo virtuoso dai risultati molto interessanti
sotto diversi punti di vista. A migliorare sono state innanzitutto le
condizioni dei pescatori, che hanno potuto dire la loro sulla gestione
del mare da cui dipendono da generazioni.
Ne ha immediatamente tratto beneficio l'intero ecosistema, amministrato
in modo più saggio e sostenibile, seguendo il concetto elementare
per cui le risorse naturali non si possono pensare secondo le logiche
economiche tradizionali: esiste un limite portante, oltre il quale la
produzione non solo non crea più ricchezza, ma danni spesso irreversibili.
Le prime iniziative pilota nel nostro paese stanno dando risultati incredibilmente
positivi, soprattutto nelle realtà isolane dove la crisi aveva
colpito più duramente. Basti pensare a casi come l’Area Marina
Protetta delle Isole Tremiti, le cui 59 imprese costituiscono quasi il
60% di tutto il tessuto imprenditoriale dell’area.
Abbiamo invitato a Slow Fish pescatori e biologi da ogni parte del mondo,
e in questi giorni abbiamo ricevuto da loro innumerevoli conferme a questo
teorema: tutelare i pescatori significa tutelare le Aree Marine Protette,
coinvolgendoli e fidandoci di loro, coordinandoli con la ricerca e le
università, facilitando il loro rapporto con il mercato e con i
consumatori.
I pescatori hanno provato a insegnarci ciò che hanno imparato collaborando
tra di loro nel rispetto del mare: vale a dire che non possiamo considerare
l'acqua, nessuna acqua, come un bene acquistabile, vendibile, sfruttabile,
da spartirsi secondo logiche di competizione spesso scorrette e prive
di scrupoli, ma come un tesoro troppo prezioso per non essere pensato
e trattato come una risorsa comune, come se fosse l'aria.
Noi ci fidiamo di loro e crediamo in questo progetto. Ricordando sempre
quello che ci ha detto un anziano pescatore galiziano: «O costruiamo
un futuro in cui tutti stiamo a galla insieme, o uno in cui solo i più
opportunisti possono sopravvivere. A chi vogliamo che appartenga il mondo
dei nostri figli?»
Ufficio Stampa Slow Fish
Slow Food: Valter Musso, 335 7422962 v.musso@slowfood.it
Elisa Virgillito, 0172 419666 e.virgillito@slowfood.it
Segreteria: Nicoletta Dogliani, 0172 419653 n.dogliani@slowfood.it
– fax 0172 411218
Regione Liguria: Mauro Boccaccio, 010 5485727 mauro.boccaccio@regione.liguria.it
Nuccia Cifarelli, 010 5488895 nuccia.cifarelli@regione.liguria.it
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