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Expo, ecco il Padiglione del Vino (anche per bambini)

Il Padiglione del vino che fra 90 giorni aprirà all’Expo di Milano sarà a misura di bambino. Con percorsi dedicati, giochi, immagini, video. “La prima iniziativa del genere al mondo”, dice Giovanni  Mantovani, direttore generale di Veronafiere-Vinitaly, che organizza e gestisce la struttura formata da due piani e da una grande terrazza. Spiega Ian D’Agata, direttore scientifico della Vinitaly International Academy: “Vogliamo parlare ai bambini perché  il vino fa parte dell’identità culturale del nostro Paese, delle nostre famiglie”. Per rendere visibile la storia millenaria del vino, arriveranno a Milano antiche anfore, coppe e altri reperti dal  Museo  di Lungarotti, in Umbria. Altri vasi, con tutti i colori del vino. Tutto in teche ad altezza di sguardo di piccolo visitatore. Un tentativo di dialogo per una educazione al gusto. Fino a qualche generazione fa, quando il vino accompagnava ogni pasto, molti genitori facevano assagiare il vino ai figli. Come raccontò Luigi Veronelli, il padre gli mise in mano un bicchierino a 9 anni, dopo la Prima Comunione (“prima guarda il colore, poi senti i profumi, poi tienilo in bocca, perché ogni  vino ha un suo racconto”). Negli ultimi decenni il consumo in Italia si è dimezzato, 35 litri pro capite, e il primo approccio degli adolescenti con l’alcol sono i drink spacca-budella. “Spiegheremo nel Padiglione – assicura D’Agata – che l’uso moderato del vino è salutare”.

Tra pochi giorni, conclusi i lavori, parte l’allestimento di “Vino, a taste of Italy”, questo è il nome del Padiglione. L’investimento è di 5 milioni di euro (3 del ministero dell’Agricoltura, 2 dei veneti). La previsione è di 2 milioni di visitatori dal primo maggio al 31 oottobre. Sarà un “viaggio sensoriale” attraverso storia e  presente del vino, come l’ha pensato Italo Rota, l’architetto delle nuove luci a Notre Dame a Parigi e del Museo del Novecento di Milano. Diverso però da come era stato  presentato l’estate scorsa. Non ci saranno i giganteschi chicchi d’uva parlanti, né la grotta interattiva di viti. Meno effetti speciali, più richiami alla cultura classica con oggetti reali. Quindi affreschi nel soffitto a volta per rappresentare “l’albero della vite con i 540 vitigni della biodiverdità italiana”, allestimenti che richiamano la Domus Aurea, la villa voluta da Nerone dopo l’incendio di Roma. Sculture, capitelli scolpiti. Su tutto le immagini delle terre del vino, delle vendemmie, della produzione.
Prima la Domus Vinii, poi la Sala dei colori e dei vetri con bicchieri e bottiglie storiche, e il Tunnel dei profumi e delle cantine, con una parete di grandi nasi da cui usciranno gli odori del vino, dai frutti alle spezi. In un lago rosso si specchieranno opere e film, dalla Traviata al Gattopardo. L’ultima sala è quella dell’Enoteca del futuro, in cui si potrà tracciare il proprio wine-profile e ordinare spedizioni di bottiglie grazie ad una app che accompagna per tutto il percorso. Fine della parte museale.

Al primo piano il vino si fa materia. Tutto sarà candido, un’atmosfera che Rota definisce “rarefatta e concentrata come in una sala di lettura”. In teche da 4 ci saranno circa 1.400 etichette da tutta Italia. Una wine-card da 10 euro darà diritto a 3 degustazioni: il vino può sgorgare da enodispenser o essere servito da sommelier. E’ la Biblioteca del vino, con la sala per le degustazioni-evento. Sono state contestate le tariffe “troppo alte”. Mantovani ha girato l’Italia, spiegando ad assessori e produttori costi e servizi. E’ tempo di bilanci. “Abbiamo venduto finora l’80 per cento degli spazi – annuncia – siamo molto soddisfatti. Abbiamo chiarito che questa non è una fiera in cui si acquista uno spazio espositivo a metro quadrato. Ci sono le teche in cui esporre singole bottiglie (3.000 euro per 3 mesi, 4.500 per 6 mesi, con progressive riduzioni se il numero delle bottiglie è maggiore). Gli spazi collettivi costano fino a 450 mila euro per l’intera durata (ogni azienda potrà spendere dai 4.000 euro in su),  infine gli eventi da 2.000 euro”.
Contratti già chiusi, elenca Mantovani,  con le Regioni Veneto (ha acquistato l’area più vasta), Friuli Venezia Giulia, Sicilia, Emilia Romagna, Marche, Puglia, Molise, Sardegna, e con il Trentino. “Con il Piemonte si tratta, la Toscana probabilmente lascierà spazio alle singole aziende, come al Vinitaly. Tra i Consorzi siamo in dirittura d’arrivo con quelli del Brunello e di  Barolo e Barbaresco. Ci sarano le grandi aziende come  il Giv, o Zonin, con le singole tenute. E poi i raggruppamenti come Istituto Grandi Marchi, Comitato Grandi Cru, Italian Signature Wines Academy”. Riccardo Cotarella, il presidente internazionale degli enologi che guida il Comitato scientifico sul vino dell’Expo, raggrupperà le 40 aziende che segue. Il conto alla rovescia è iniziato.
(http://divini.corriere.it)

 


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