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Expo, gli chef stellati uniti per diffondere la cultura del cibo

Un folto gruppo di chef italiani pluri stellati sono disposti ad abbandonare antiche rivalità, camuffate da individualismi, pur di diffondere la cultura del cibo italiano e difendere l'alta ristorazione made in Italy, troppo spesso vittima di attacchi sleali in ogni parte del mondo, dalla Cina agli Stati Uniti, dal Brasile alla Thailandia.
La squadra, chiamata a raccolta dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, al primo Forum della cucina italiana, in vista della grande vetrina internazionale dell'Expo di Milano, per ora, conta una rappresentanza di 25 tra i più importanti chef italiani, da Massimo Bottura a Carlo Cracco, da Gianfranco Vissani ad Antonello Colonna.
"Siamo un gruppo forte di cuochi che vuole dimostrare alla gente che fa anche cultura" afferma all'Adnkronos Moreno Cedroni. "Lo sanno tutti che in Italia si mangia bene, ma molti identificano la cucina italiana con la pasta e la pizza. Noi vogliamo dimostrare ai milioni di turisti che verranno a Expo l'esistenza di una cultura che ha messo la creatività al servizio della tradizione". La squadra forse, non è ancora affiatata, sta facendo i primi allenamenti, ma all'Esposizione universale giocherà in attacco con "l'allenatore" Paolo Marchi, organizzatore di "Identità golose" e, la cabina di regia di "Mister Expo", il ministro Maurizio Martina.
"Non ci sono mai state rivalità tra di noi - assicura Cedroni - io sono rivale di me stesso, cerco sempre di fare meglio. Abbiamo superato questo vecchio modo di pensare..." sostiene lo chef marchigiano, enfant terrible della cucina internazionale che gioca tra le radici nella tradizione culinaria italiana e la vivacità del proprio spirito visionario.
Anche Massimo Bottura è entusiasta dell'avventura appena iniziata, del dialogo che si è instaurato con il governo e che vedrà un secondo momento di riflessione a luglio nell'ambito di Expo. "Abbiamo trovato un ministro disposto ad ascoltarci, che ci ha aperto la porta e ci ha fatto entrare, ci ha abbracciato e ascoltato" dice lo chef modenese spiegando che, nel corso del tavolo al Mipaaf, sono stati individuati alcuni aspetti da cui partire come la cultura e la formazione, mettendo insieme l'agricoltura, il turismo e l'alta ristorazione. Secondo Bottura però, per creare un gruppo unito occorre un manager che ci veda da 10 km di distanza e metta da parte tutte le individualità, non le rivalità".
Bottura inoltre, ha alcuni progetti per Expo sui quali ha coinvolto altri grandi cuochi italiani e da varie parti del mondo. "Per me il tema di Expo "Nutrire il Pianeta" è cercare di recuperare almeno una parte di quel terzo del cibo prodotto che viene buttato in tutto il mondo" a tal fine, spiega "ristruttureremo il teatro Greco nel quartiere più difficile di Milano, un'operazione che faremo insieme alla Chiesa e, dove, lontano dalle telecamere, cucineremo gli avanzi dei padiglioni di Expo". "Lasceremo a Milano questa eredità, un refettorio come 500 anni fa" si tratta infatti del Refettorio Ambrosiano, una mensa per i poveri da 96 posti. E a gestirla, con la Caritas, sarà proprio Massimo Bottura.
Creatività e talento però non bastano, gli chef stellati incontrano mille difficoltà, soprattutto in un Paese come l'Italia, affogato dalla burocrazia. "Ci sono 14 organi che possono venire nei nostri ristoranti in qualsiasi momento della giornata a paralizzare il nostro lavoro per controllare pratiche amministrative che potrebbero essere controllate in situazioni differenti" racconta all'Adnkronos Cristina Bowerman.
"Se si riuscisse a snellire la burocrazia - sostiene - si potrebbero aprire anche nuove attività. Paradossalmente le leggi sono un atto vessatorio nei confronti di chi svolge il proprio lavoro in maniera onesta e invece, chi è disonesto, continua a vivere normalmente...".
Altro punto dolente sottoposto dai cuochi a Martina e su cui il ministro ha garantito il proprio impegno, riguarda la formazione. "In Italia non abbiamo ancora lauree in arte culinaria - rimarca la Bowerman - né un programma che spinga la cultura enogastronomica a livelli di scuola superiori e di università". Una sfida che il ministro sembra aver raccolto e sulla quale ha garantito il proprio impegno per "elevare il livello qualitativo dei progetti formativi in enogastronomia". (www.adnkronos.com)

 


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