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AZIENDE
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Mucca pazza: Coldiretti, dopo 14 anni torna in tavola la pajata
Torna la vera pajata che manca da quasi quattordici anni dalle tavole
degli italiani per effetto delle restrizioni sanitarie adottate nel luglio
2001 per far fronte all’emergenza mucca pazza (Bse). E’ questo
il risultato della lunga battaglia della Coldiretti culminata con successo
con il voto favorevole a Bruxelles dal comitato permanente vegetali, animali,
derrate alimentari e mangimi dell’Unione Europea nella serata del
17 marzo per la modifica del regolamento comunitario n. 999/2001 sulle
misure di prevenzione e controllo della Bse". “Un risultato
importante per consumatori, ristoratori, cuochi, macellatori e allevatori
che oltre ad avere rilevanza sul piano gastronomico ha anche effetti su
quello economico con la valorizzazione dell’allevamento italiano
in un difficile momento di crisi” ha affermato il presidente della
Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare “il determinante impegno
del Ministero della Salute”.
Un evento che viene festeggiato dalle donne della Coldiretti oggi 18 marzo
dalle 10,30 a Roma al Centro Congressi di Palazzo Rospigliosi sede della
Coldiretti in via XXIV Maggio 43, con la preparazione di una maxipajata
per celebrare l’atteso ritorno.
Viene modificato - sottolinea la Coldiretti - l’elenco degli
organi a rischio e consente di recuperare la colonna vertebrale ma, soprattutto,
l'intero pacchetto intestinale. Una decisione che - precisa la Coldiretti
- mette fine ad un doloroso divieto e apre finalmente le porte al ritorno
del piatto più tipico della tradizione romana nella sua forma originale.
La pajata - spiega la Coldiretti - è il termine romanesco per definire
la prima parte dell'intestino tenue del vitello da latte che è
stato fino ad oggi sostituito nei ristoranti e nelle trattorie dall' intestino
d'agnello. E’ l'ingrediente principale di uno dei piatti più
tipici della cultura gastronomica della capitale: i rigatoni con la pajata
ma - continua la Coldiretti - in alternativa può essere proposta
alla brace, in forma di spiedino.
La decisione della Commissione Europea è una giusta conseguenza
del fatto che - sostiene la Coldiretti - dal 2009 non si registrano casi
di mucca pazza tra bovini in Italia per il rigido sistema di controlli
e per le misure di sicurezza messe in atto anche con grandi sacrifici
dagli allevatori. Una spinta decisiva al risultato è stata data
dal giudizio positivo dell'Organizzazione mondiale per la sanità
animale (Oie) che a fine maggio del 2013 nell'ambito dell'Assemblea generale
ha adottato la risoluzione che aveva ufficialmente sancito per l'Italia
un nuovo stato sanitario per l'encefalopatia spongiforme bovina (Bse),
con il passaggio dal livello di rischio “controllato” a quello
“trascurabile", il più basso. L’Italia con Giappone,
Israele, Olanda, Slovenia e Usa fa parte della ristretta cerchia di 19
Paesi, sui 178 aderenti all'Oie, che - precisa la Coldiretti - hanno raggiunto
la qualifica sanitaria migliore di rischio “trascurabile”
per la mucca pazza (Bse).
Il nuovo regolamento di esecuzione dal comitato permanente vegetali, animali,
derrate alimentari e mangimi dell’Unione Europea passa ora al servizio
giuridico della Commissione Europea per la traduzione in tutte le lingue
e - sottolinea la Coldiretti - sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
entro 15- 20 giorni.
La Bse detta anche morbo della mucca pazza - conclude la Coldiretti -
è stata diagnosticata per la prima volta tra i bovini nel Regno
Unito nel 1986 dove da allora si contano 180671 casi tra i bovini contro
gli appena 144 in Italia dove non ci sono state contaminazioni dal 2009.
(www.coldiretti.it)

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