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SOSTE GOLOSE
A Torino un... Format di bravi cuochi
Che
Torino sia una città frettolosa ma esigente e buongustaia lo si
intuisce dalla facilità con cui è riuscita a mantenere viva
la tradizione gastronomica tornando ai sapori antichi mentre il resto
del mondo esalta i nuovi profeti della “nouvelle cousine”,
e i nuovi miti delle... molecole impazzite!
Ci sono molti modi per raccontare storie di cucina e di territorio: una
tela e una tavolozza di colori, un vaso pieno di odorosi fiori variopinti
ed erbe profumate, una cucina ricolma di padelle, piatti, vassoi e infine
una tavola imbandita, come quella del ristorante “Au lapin agile”
di Torino dove gli allievi del saggio finale della scuola di cucina Format
di Torino hanno preparato una stupenda coreografia di colori e sapori
perfettamente amalgamati e trasformati in deliziosi piatti della nostra
tradizione... con qualche piccola variante per alcuni studenti stranieri.
“Au lapin agile” nasce nel 1977 e dal 1982 è condotto
da Filippo Vilasi, il “patron” che ci accoglie con un sorriso
invitandoci ad entrare per assaporare la cucina degli allievi del corso
alberghiero della Format.
In cucina c’è anche un laureato in filosofia, una laureata
in scienze della comunicazione, un avvocato, qualche straniero, e subito
penso ad altri cibi tradizionali, altri costumi in cucina: decisamente
mi sento disorientata e temo qualche non ben identificata pietanza di
altre culture mentre la nostra cucina è famosa in tutto il mondo!
Non dimentichiamo che l’Italia si è proposta con la sua cucina
tipica regionale per il riconoscimento come Patrimonio Immateriale dell’UNESCO,
e che, proprio in Piemonte, alla prestigiosa ICIF-“Italian Culinary
Institute for Foreigners” di Costigliole d’Asti giungono i
più bravi chef provenienti da ogni parte del mondo, per imparare
la nostra cucina e portarla poi nelle loro nazioni. E invece nulla di
tutto questo! Gusterò uno dei più deliziosi menù
tipici che ho provato, e mi delizierò con un menù a sorpresa...
a metà strada tra il tipico regionale e una “velata puntata”
etnica in perfetta armonia con i sapori della mia terra!
“By Format”, ma cos’è questa misteriosa sigla
che profuma di sapori tipici regionali? “By Format è una
società di Servizi Integrati per la Formazione. E’ composta
da personale specializzato nel settore e fornisce servizi diversificati
nell’ambito della formazione professionale”.
Lo scopo è di creare le figure professionali maggiormente richieste
dal mercato del lavoro, come nel caso del settore alberghiero la formazione
di cuochi, pasticcieri, pizzaioli, e barman.
Ma non solo formazione per chi intende inserirsi nel mondo del lavoro,
ma anche per chi ha già un’attività ma vuole imparare
a cucinare o chi proviene da altre culture e vuole approfondire la conoscenza
con la più rinomata cucina del mondo: quella italiana.
L’Italia vanta una cultura gastronomica ad alto livello e la richiesta
da parte di cuochi e chef provenienti da ogni parte del mondo di venire
a perfezionarsi presso le scuole alberghiere della nostra penisola è
in costante aumento.
Arte, cultura, tradizioni e passione per la nostra cucina: Tutto questo
è la cucina italiana!
“Esprimere al massimo l’estro e la creatività in un
contesto ricco di profumi e colori”, come affermano le presentazioni
della Format.
A coordinare tutto è il famoso chef executive Mario Sobbia docente
presso l'Istituto Professionale di Stato per i Servizi Alberghieri e della
Ristorazione "Colombatto", e alla famosa “ICIF-Italian
Culinary Institute for Foreigners”.
Laureato in Scienze Politiche ha avuto numerose esperienze in Ristoranti
ed Hotel in Italia e all'estero, e sulle navi della Società di
Navigazione Italia. A Londra ha lavorato al mitico "Savoy"come
Chef Potager e “Hors d'Oeuvrier”. Ha cucinato in Vaticano
per il Papa e i suoi ospiti. E’ stato a Pechino per divulgare la
cucina italiana in occasione del "Through Italy Food and Wine Festival".
Promotore e collaboratore nello stand "Il Laboratorio del Gusto"
al "Salone del Gusto" di Torino - Lingotto.
Ha pubblicato testi di Cucina. Collabora con il quotidiano "La Stampa"
e la rivista "Il Cuoco" della Federazione Italiana Cuochi.
Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, fa parte dell'Ordine Professionale
dei Maestri di Cucina ed Executive Chef della F.I.C. E' insignito dell'ambito
riconoscimento al merito professionale "Collegium Cocorum" ed
è Ambasciatore della Cucina Italiana nel mondo.
La massima espressione dell’arte in cucina è diventa una
proposta individuale dove gli allievi della “By Format” si
sono espressi al massimo lasciando ad ognuno l’estro e la fantasia
della creatività che ha dato vita ad immagini gustative, tra uno
sfavillio di profumi e sapori, spesso ingentiliti da colori e composizioni
per “quell’occhio che vuole la sua parte... “, come
nel caso di questo Saggio degli allievi che si è svolto a Torino,
presso il ristorante “Au lapin agile” ed ecco giungere in
tavola gustosi piatti, come “L’agnello stufato e fusilli con
carciofi”, di Attaoui Zineb, con formaggio caprino, mandorle tostate
e carciofi non aveva quel sapore di caprino non gradevole a tutti ed era
delizioso! La carne delicatamente insaporita dalle mandorle tostate e
dai carciofi appena “toccata” da aglio e pepe ben si sposava
sui fusilli! Delicatamente saporito!
Il nome denota una personalità straniera e mi incuriosisce cosa
l’ha spinta a cimentarsi nella nostra cucina e quali sono le differenze
che intuisco, anche se in questa eccezionale composizione ha mantenuto
i sapori italiani solo “lievemente impreziositi da impercettibili
dosi di spezie arabe” mentre la cucina marocchina è molto
più speziata. Ottimo lavoro quello di aver dosato così sapientemente
le due culture: questa è la vera integrazione... in cucina da entrambe
le culture! Brava Attaoui!
Non è mancato il gradevole flan
di verdure con fonduta di Stefano Brigante.
Bella da vedere e da assaporare la fonduta è un tipico piatto della
Valle d’Aosta, non a caso uno degli ingredienti principali è
proprio la fontina valdostana, ma come per altri piatti provenienti dalla
Valle d’Aosta e dalla Liguria, è entrato nella cultura piemontese
sino a divenire tipico anche della nostra Regione.
Stefano ce ne offre una versione con verdure miste e il risultato è
un delizioso flan in cui i sapori sono perfettamente amalgamati: ottimo
lavoro!
E che dire dei “Gnocchi alla romana
con sugo di melanzane, e patate rustiche” di Raffaella Rizzi? Con
riso, polenta e minestrone sono uno dei miei primi preferiti, ma confesso
che non li avevo ancora assaggiati con questi ingredienti “fuori”
dalle mie tradizioni piemontesi: invece del semolino usiamo le patate,
il latte è di vacca e non di soia, e il burro invece della margarina.
Questi hanno anche in aggiunta... noce moscata e curcuma o “Zafferano
delle Indie” per il colore giallo-ocra che ricorda quello dello
Zafferano: sono “speciali” il sapore è diverso, per
me è nuovo ma mi ci abituo subito e li trovo gradevolissimi!
Il “Goulash
all’ungherese con patate”, di Edoardo Lo Giudice era delicato,
senza l’eccesso di spezie che mi facevano temere delle difficoltà
nell’assaggio. Simile al nostro tipico spezzatino: una delizia!
Tipico piatto che i mandriani cuocevano all’aperto, nei grandi paioli
messi sopra i fuochi di legna e abbondantemente speziati con la paprika,
temevo di dovermi abbeverare abbondantemente, invece questo classico della
cucina è stato reinterpretato secondo i gusti italiani e il risultato
è un eccezionale piatto delicatamente saporito e sapientemente
adattato alle nostre abitudini ai sapori più delicati e meno speziati:
squisito!
Il goulash, letteralmente “zuppa del mandriano”, è
un classico ungherese ( base di carne dei tipici bovini della Puszta,
dalle lunghe corna), che si è diffuso in Europa e adattato alle
proprie esigenze: da noi è il tipico spezzatino con patate, che
mia madre faceva unendo il passato di pomodoro.
Margherita Bacci presenta un fagottino
“Gamberoni mare e monti” che aprendolo profuma di mare e mi
rammarico di essere allergica ai crostacei ma dai visi deliziati degli
altri invitato deduco siano una squisitezza... ma mi rifarò con
uno dei più favolosi “Tiramisù” che ho mai gustato!
Che il Tiramisù sia uno dei dolci più recenti lo si intuisce
dagli ingredienti utilizzati, come uova e mascarpone, che un tempo mancando
i frigoriferi dovevano essere serviti in un tempo brevissimo perché
non potevano essere conservati.
Oggi è uno dei dolci della tradizione pasticciera italiana e particolarmente
del Nord Italia. In Piemonte è ormai uno dei dolci tipici.
Pare che la data storica sia alla fine degli anni ’60 e il luogo
di nascita sia presso il ristorante veneto “Alle Beccherie”
di Treviso dove il cuoco pasticciere lo aveva introdotto grazie al suo
soggiorno in Germania dove vi era la versione “Bavarese”.
Le origini asburgiche dalla “Bavarese” passarono dalla Germania
al Veneto divenendo “Tiramisù”, per poi proseguire
in Inghilterra come “Zuppa Inglese”.
Chiamatelo come preferite, fatelo nascere nella culla che volete, ma lasciatemi
le due versioni, differenti, del migliore Tiramisù gustato: quello
di Massimo della “Locanda d’Batista” di Diano D’Alba
e questa versione soffice di Margherita!
Busca Luce con i “Saltimbocca alla
romana”, crèpes dolci e salate. Caprini tricolori e la bavarese
al caffè e amaretto ha deliziato gli ospiti
La cucina romana è tradizionalmente basata sugli ingredienti rurali
e contadini, di origine vegetale e animali, ma con un riguardo al cibo
come fonte di energie per chi era impegnato nel duro lavoro dei campi
e quindi dovevano essere piatti nutrienti e abbondanti.
Solitamente i saltimbocca alla romana sono preparati con fettine di vitello
su cui viene adagiata una fetta di prosciutto, quindi si arrotola e si
adagiano gli involtini in una padella con olio di oliva per cuocerle.
Nella versione piemontese invece della fetta di prosciutto si mette una
fetta di salame cotto e un impasto di formaggio, uovo e verdura stagionale
tritata finemente.
I caprini tricolori hanno fatto da stuzzichini in attesa dei primi: ottimi,
il caprino era delicato e mancava di quel caratteristico sapore forte,
asprigno, acidulo, che non a tutti è gradito, rendendoli molto
delicati.
Ottima la bavarese al caffè che non risultando molto dolce non
creava quel disagio di... nausea da dolci a fine di un pasto così
succulento e abbondante, mentre l’ingrediente del caffè accompagnava
piacevolmente il fine pranzo! Brava, ottima scelta!
Le radici territoriali non sono state stravolte,
ma solo sapientemente insaporite da sapori diversi, senza sopraffazione,
dando vita ad un impasto gradevole anche per il nostro palato italiano,
abituato ad un uso minore delle spezie.
Una cucina innovativa,
estremamente creativa che rivela in questi giovani un talento per la cucina
e la loro voglia di cercare nuove avventure nel campo della ristorazione
attraverso una scelta mirata verso la cucina italiana tradizionale con
un tocco personale che vuole soddisfare la clientela.
Ottimo, tutto è stato preparato con cura e il risultato è
un... applauso! Meritato!
Bravi ragazzi e mi raccomando:... non cambiate!
di Alexander Màscàl
foto Matteo Saraggi
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