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“Quel ramo di mandorlo”, serata rievocativa del Ristorante “Tre Marie” a L’Aquila.

“Per me le Tre Marie hanno rappresentato un sogno, un tempio del gusto dove non tutti potevano permettersi di entrare. E quando da giovane giornalista alle prime armi, fui inviato proprio al Tre Marie per scrivere un pezzo su Re Gustavo di Svezia che, dopo aver fatto visita ad Amiternum, si era recato nel locale per gustare l’eccellente cucina aquilana, ero così emozionato da ricordarlo ancora”. E’ Bruno Vespa che parla, ricordando storie e aneddoti del più rinomato ristorante de L’Aquila. L’occasione è stata la serata rievocativa che si è svolta il 14 ottobre 2011 presso l’Osteria delle Posta a Poggio Picenze, una piccola e graziosa località ad una manciata di chilometri da L’Aquila, e che ha voluto celebrare la grande storia della cucina abruzzese con una cena rievocativa che ha reso omaggio al leggendario ristorante “Tre Marie”.

“Un difetto delle Tre Marie era che se arrivavi dopo le 19.30 non si veniva accettati”. Bruno Vespa continua a scavare tra i suoi ricordi: “Per decenni il ristorante è stato uno dei simboli indiscussi de L’Aquila e gli auguro di ritornare presto ad esserlo e di riprendersi quella stella Michelin che fece conoscere al mondo l’arte magistrale di Paolo Scipioni segnalandolo come uno tra i migliori ristoratori d’Italia”.

Nel corso della serata, organizzata dalla collega ASA Francesca Pompa di OneGroup in collaborazione con Gioel Holding e L’Albergo-Osteria La Posta e sotto l’egida dell’Accademia Italiana della Cucina, e che ha visto riuniti nell’ampia sala dell’Osteria della Posta oltre 150 persone, parecchi altri personaggi hanno condiviso con il resto dei presenti i propri ricordi personali di questo locale storico che per tanti anni ha accompagnato la vita ed i momenti importanti de L’Aquila.

Le Tre Marie a L’Aquila erano il luogo dove il ristoratore Paolo Scipioni celebrava la grande cucina abruzzese e dove ogni personaggio illustre che passasse per la città non poteva fare a meno di mettere piede: Giulio Andreotti, Michelangelo Antonioni, Gino Bartali, Pippo Baudo, Luigi Carnacina, Adriano Celentano, Jack Delors, Re Faruk, Richard Gere, Oscar Luigi Scalfaro, Paolo Villaggio, Pier Paolo Pasolini, Pietro Nenni, Herbert von Karajan, Re Gustavo VI di Svezia, ecc. La lista di quanti hanno varcato la soglia del Tre Marie è abbastanza lunga da riempire pagine.

“Ci vediamo di fronte al Tre Marie”, era la frase che si usava spesso per gli appuntamenti e che indica quanto il ristorante per anni abbia fatto parte della vita cittadina. La storia di questo ristorante, noto nel mondo per essere depositario della grande tradizione gastronomica abruzzese, è magistralmente raccontata nelle 250 pagine del libro “Quel ramo di mandorlo”, della One Group Edizioni. Nel libro l’autore, Errico Centofanti, scrittore, storico, giornalista, docente, uno dei fondatori del Teatro Stabile de L’Aquila alla cui direzione ha concorso dal 1963 al 1982, ha ripercorso tutta la storia del ristorante simbolo della città e che si spera possa presto riaprire i battenti.
Dopo il terremoto che l’ha sconvolta nell’aprile del 2009 la situazione della città non è certo rosea, e la riapertura del Tre Marie, fortemente voluta da Alido Venturi di Gioel Holding che sempre nel corso della serata ha condiviso con i presenti le sue speranze di poter ridare presto nuova vita al ristorante, sarebbe il simbolo della rinascita della città tutta.

La serata è stata caratterizzata da un menù rigorosamente abruzzese, che comprendeva un antipasto composto da prosciutto di montagna, mortadella di Campotosto, salame locale, fegato dolce e fegato pazzo, salsiccia secca, lenticchie di Santo Stefano con alloro, pecorino, giuncate e tricotta pepata.
A questo ha fatto seguito la zuppa della salute, minestra tradizionale aquilana, e poi un primo asciutto, le nocchette della pastorella, pasta tagliata a mo’ di farfalle e condita con una salsa di pomodoro, ricotta di pecora e formaggio. I secondi hanno celebrato l’agnello con una ricetta tipica in tegame con odori di montagna e zafferano della Piana di Navelli accompagnato da cicoria di campo, e filetti di pollo al tartufo accompagnati da purè di patate. Hanno chiuso la cena il dolce Tre Marie, un soffice Pan di Spagna con crema, ananas e panna, e i classici dolcetti paesani di mandorle e nocci attorrati (mandorle locali avvolte nello zucchero).
Il menù era stato scelto da Stefano Cardella, patron dell’Albergo della Posta, un architetto che ad un certo punto, una quindicina di anni fa, decide di dare una svolta alla sua vita e di ricominciare da capo nel campo della ristorazione di qualità. Inizia a frequentare pastori e contadini, per apprendere i segreti centenari di quella semplice ma allo stesso tempo difficile arte del “far da mangiare”. Parlando con lui si percepisce subito l’amore e la passione per il cibo fatto “come una volta”, quelle ricette semplici ma vere che per secoli hanno scandito la vita della gente di queste montagne. Oggi il suo locale è un fiore all’occhiello nel campo della ristorazione aquilana. Tutto quanto arriva in tavola è a chilometro zero, le verdure provengono dall’orto di famiglia (4mila mq di terreno che quest’anno hanno dato un raccolto di 14 quintali delle rinomate lenticchie di Santo Stefano), le carni e i salumi sono di allevamenti locali che Stefano Cardella segue personalmente, le paste sono rigorosamente fatte a mano da esperte donne del luogo.

Testo e foto di Marina Cioccoloni

Albergo Osteria della Posta
Via Palombaia 1
Poggio Picenze (AQ)
www.albergolaposta.net
info@albergolaposta.net
Tel. 0862-80474


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