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SALUTE
E BENESSERE
Bevo o guido?
Il contrasto all’abuso di alcol
non deve finire per demonizzare il vino rispetto a cocktail e superalcolici,
scelti dai giovani per serate all’insegna dello “sballo”:
il messaggio lanciato a Wine Show di Torino da medici e forze dell’ordine
L’abuso di alcol incide sugli
incidenti stradali, ma attenti a non demonizzare il mondo del vino che
non può essere messo alla stessa stregua di cocktail e superalcolici,
che hanno gradazioni ed effetti collaterali ben maggiori di un bicchiere
di Brunello o Barolo, tanto da essere considerati dai giovani gli elementi
indispensabili per una serata all’insegna dello “sballo”.
Dai medici alle forze dell’ordine, ne sono convinti gli esperti
che oggi sono intervenuti al convegno Bevo o guido? Del 26 ottobre a Wine
Show (www.wineshow.it) a Torino (24-26
ottobre), evento dedicato a tutti gli eno-appassionati italiani, organizzato
da Lingotto Fiere-gruppo GL events Italia.
I lavori, condotti dal gastronauta Davide Paolini, sono stati aperti dalla
dirigente della Polstrada di Torino Cinzia Ricciardi che ha spiegato come
“nella nostra esperienza sulla strada, ci rendiamo conto che i ragazzi
che si ubriacano non lo fanno quasi mai con il vino, ma con superalcolici
e cocktail, di cui non sanno quanto alcol contengono. Sono solo molto
belli, vanno di moda e fa sentire importanti tenere il bicchiere in mano,
ma i ragazzi non sanno cosa c’è dentro, non sanno che c’è
una quantità di alcol estremamente elevata”. Il dirigente
ha poi invitato a “non demonizzare il consumo di vino, anche perché
bere vino di qualità è un argine contro il consumo smodato
di superalcolici, che non appartengono alla nostra tradizione culturale.
Un bicchiere di vino, che ha anche un costo rilevante, può scongiurare
il fatto che i ragazzi o i giovani adulti vadano in giro a ubriacarsi
spendendo la stessa cifra per ingurgitare degli intrugli di cui non sanno
neanche la provenienza. Un buon bicchiere di vino mi consente di non farmi
del male, ma di farmi probabilmente del bene”. Per il medico cardiologo
Luca Stefanini “nel vino, l’alcol è molto meno concentrato
rispetto ad altre bevande. Il vino ha in media 12 gradi, bevande e cocktail
consumate nei locali hanno una gradazione molto più elevata, e
sono consumati anche in bicchieri più grandi, quindi è chiaro
che una bevanda con 20 gradi può dare degli effetti collaterali
maggiori del vino”.
La parola è poi passata al presidente dell’Osservatorio nazionale
sul consumo consapevole del vino, Tommaso Zanoletti, che ha invitato ad
analizzare la molteplicità di cause che sono alla base degli incidenti
stradali e il basso peso che potrebbe avere il vino. “Per combattere
la cultura dello sballo - ha sottolineato - è necessario informare
sulla realtà delle cose e dei fattori, e soprattutto educare a
un bere consapevole. In Italia abbiamo una grande cultura del vino, utilizziamola
bene”.
Silvio Barbero di Slow Food ha invitato a “evitare la sola logica
dei divieti che non riducono il problema” e ha auspicato che l’educazione
alimentare possa entrare a pieno titolo tra le materie scolastiche, in
cui affrontare anche il tema del bere consapevole. Secondo l’Assessore
all’agricoltura della Regione Piemonte Mino Taricco “più
che inasprire le soglie di tolleranza è importante aumentare e
concentrare i controlli. Questa estate - ha ricordato - sono stato in
Germania dove le forze dell’ordine si mettono all’uscita delle
discoteche e invece di fermare le persone a campione, controllano tutti
gli avventori, e chi non è in grado di guidare non viene multato,
ma semplicemente non viene lasciato partire”.
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