|
SALUTE
E BENESSERE
Un convegno su ricerca e salute:
a ciascuno la sua mela al giorno
La prevenzione personalizzata al centro della collaborazione tra i
Laboratori di Ricerca della Fondazione Giovanni Paolo II di Campobasso
e la Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige (Trento)
“E’ molto improbabile che si possa tornare all’alimentazione
dei nostri nonni – dice Fulvio Mattivi responsabile del Dipartimento
qualità alimentare e nutrizione del Centro ricerca e innovazione
della Fondazione Edmund Mach- Ecco perché la scienza deve impegnarsi
a trovare nuove soluzioni per assicurare che ognuno abbia quello di cui
ha bisogno in termini di nutrizione”.
E sono proprio le mele che potrebbero contribuire a questo obiettivo.
Le loro proprietà nutrizionali, le diverse specie e gli effetti
sull’organismo sono al centro di un progetto di ricerca in collaborazione
tra i Laboratori di Ricerca della Fondazione Giovanni Paolo II di Campobasso
e la Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige (Trento) oggi illustrato
nel corso del convegno che si è svolto nella sede della Fondazione
molisana.
Partendo dai dati del Progetto Moli-sani, lo studio epidemiologico dei
Laboratori di Ricerca che ha raccolto informazioni su 25mila persone residenti
in Molise, verrà intrapresa una strada innovativa: studiare come
le caratteristiche individuali delle persone possano influenzare gli effetti
benefici del consumo di differenti tipi di mele.
“Finora sappiamo che mangiare mele aiuta a ridurre alcuni parametri
di rischio, come il colesterolo e i trigliceridi – spiega Licia
Iacoviello, responsabile del progetto Moli-sani. Quello che però
ancora è poco chiaro è se gli effetti benefici di un consumo
regolare di mele sia di fatto uguale per tutti o se invece ci sono delle
differenze individuali di cui tenere conto. Ed è proprio ciò
che faremo con i nostri colleghi di San Michele all’Adige grazie
ad uno studio su volontari umani, reclutati nella popolazione del progetto
Moli-sani. Dalle osservazioni passeremo ad un livello ancora più
complesso che consiste nello studio del background genetico e della microflora
intestinale per vedere come questi ultimi regolano in qualche modo le
proprietà salutari delle mele”.
La flora intestinale ha un’azione determinante nell’assorbimento
dei cibi che mangiamo ed anche questa è una caratteristica individuale,
che si è andata modificando nel corso del tempo, come ha ricordato
Kieran Tuohy della Fondazione Mach.
“Il fatto che l’alimentazione sia cambiata non è certo
passato inosservato nel nostro organismo – dice il ricercatore –
La comparsa di nuovi cibi nella alimentazione attraverso i secoli ha infatti
cambiato radicalmente la natura della flora batterica del nostro intestino.
È un fenomeno che la scienza definisce come co-evoluzione e che
sta a indicare come ad un cambio di alimentazione corrisponda anche una
modifica nella fisiologia umana. Ecco perché è quanto mai
necessario tenere conto di queste mutazioni ed adattare la moderna alimentazione
alle esigenze di un organismo di fatto molto diverso da quello a cui eravamo
abituati parecchio tempo fa”.
L’obiettivo centrale resta la prevenzione. Attraverso una migliore
conoscenza degli effetti positivi di un alimento così diffuso e
anche economico, sarà possibile inserire le mele in una strategia
di prevenzione che parta dalle sane abitudini a tavola, ma tenga conto
della biodiversità, legata alla variabilità del genoma delle
mele, come ampiamente illustrato da Riccardo Velasco, responsabile del
Dipartimento agricoltura del Centro ricerca e innovazione della Fondazione
Mach.
“Finora la medicina si è occupata troppo di cura e diagnosi,
investendo praticamente tutte le proprie energie e risorse, sia in termini
di impegno professionale che sul piano strettamente economico –
precisa Giovanni de Gaetano, direttore dei Laboratori di Ricerca della
Fondazione di Ricerca e Cura Giovanni Paolo II di Campobasso – Ma
ora è tempo di rivedere le cose. La ricerca condotta negli ultimi
decenni ci ha insegnato che la prevenzione è uno strumento altrettanto,
se non in certi casi addirittura migliore, valido per ridurre il rischio
di sviluppare alcune delle malattie più diffuse del nostro secolo,
come quelle cardiovascolari e alcuni tipi di tumori”.
Al convegno ha partecipato anche Monsignor Giancarlo Bregantini, arcivescovo
di Campobasso-Bojano, che proprio in questi giorni ha lanciato un’
iniziativa originale per celebrare febbraio, mese della vita: la consegna
di un albero di mele ad ogni bambino nato a Campobasso nel mese di febbraio.
Sottolineando il suo apprezzamento per una collaborazione che coinvolge
due regioni a lui particolarmente care , il Molise, dove svolge la sua
attività pastorale e il Trentino, sua terra d’origine, Bregantini
ha voluto ricordare l’importanza di restituire valore e dignità
al lavoro dei campi, in un contesto di cooperazione,e di promuovere le
specificità locali, in modo da rilanciare l’economia in un
momento di grave crisi. A questo scopo, il sostegno della ricerca scientifica
è quanto mai determinante.
Per maggiori informazioni:
Unità di comunicazione scientifica
Tel.: + 39.0874.312.275
e-mail: redazione@moli-sani.org
Per informazioni sulla Fondazione di Ricerca e Cura Giovanni Paolo II
Ufficio Stampa Tel: + 39 0874 312.566 -
0874.312.579
e-mail: comunicazione@fondazionegiovannipaoloii.it
Per informazioni sulla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige
Ufficio Stampa: Tel. 0461/615 126 Fax. 0461/615 161 ; e-mail: silvia.ceschini@fmach.it
Torna all'indice di ASA-Press.com
|
|
|