SALUTE E BENESSERE

Disastro nucleare
Iodio 131 e Cesio in latte e vegetali: ecco le misure di radioattività

L’ISPRA (l’autorità di controllo per la sicurezza nucleare) e il sistema delle Agenzie Regionali e delle Province Autonome per la Protezione dell’Ambiente hanno effettuato un monitoraggio
costante della radioattività ambientale in Italia nelle ultime settimane. In particolare l’ISPRA ha richiesto di intensificare le misure di “particolato atmosferico” in Italia, per monitorare l’andamento di una eventuale presenza di radioattività nell’aria riconducibile all’incidente nella centrale di Fukushima. Le misure giornaliere che vengono effettuate riguardano in particolare la presenza degli isotopi Iodio 131 e Cesio 137. Lo iodio 131 è uno dei principali fattori di rischio radioattivo risultante dalle esplosioni nucleari e dal relativo inquinamento atmosferico. Lo I-131, che è uno dei prodotti principali della fissione dell’uranio e del plutonio, quando è presente in alti livelli nell’ambiente e nei cibi come risultato del fallout radioattivo, può provocare gravi danni alla tiroide, aumentando incidenza di cancro. Il Cesio 137 rappresenta l’altro fattore di rischio importante, se assorbito dall’organismo in dosi elevate. Le analisi hanno evidenziato anche?la presenza di piccole tracce di Iodio 131 e di Cesio137 nell’aria, molto probabilmente riconducibile all’incidente nucleare in Giappone. Sono state inoltre rilevate tracce di Iodio 131 nella deposizione al suolo. L’ISPRA rassicura, sottolineando che le concentrazioni sono in generale accordo con quelle rilevate in altri paesi Europei, e che “i valori riscontrati non hanno alcuna rilevanza dal punto di vista radiologico e sono tali da non costituire alcun rischio di tipo sanitario”. Il cibo risulta, insomma, contaminato, ma non al punto da recare danno alla salute. I risultati delle prime misure effettuate sui vegetali a foglia larga a partire dal 30 marzo, hanno evidenziato piccole tracce di Iodio131, compresi tra 0,04 e 0,80 Bq/kg. Tracce finora trascurabili, visto che il livello massimo ammissibile di radioattività stabilito dalla Commissione Europea per l’importazione di alimenti dal Giappone per lo Iodio-131 è pari a 2000 Bq/kg; le tracce di Cesio 137 presenti hanno valori compresi tra 0,07 Bq/kg e 1,33 Bq/kg (per questo elemento il livello massimo ammissibile di radioattività stabilito dalla Commissione Europea per l’importazione di alimenti dal Giappone è pari a 500 Bq/kg).?I risultati delle misure effettuate sul latte a partire dal 30 marzo, hanno evidenziato valori altrettanto trascurabili di concentrazione di Iodio-131 variabili tra 0,28 e 5,24 Bq/l ed in un campione anche una concentrazione di Cs-137 pari a 0,22 Bq/l. Si consideri che il livello massimo ammissibile di radioattività stabilito dalla Commissione Europea per l’importazione di alimenti dal Giappone per lo Iodio 131 nel latte è pari a 100 Bq/l per gli alimenti per lattanti.?I valori di concentrazione rilevati con le prime misure nei vegetali a foglia larga e nel latte, infine, sono notevolmente inferiori ai livelli massimi ammissibili stabiliti dai regolamenti Euratom.?Anche l’aria fino a questo momento non sembra essere stata contaminata in modo preoccupante, come spiega l’istituto: “Sino ad oggi, la rete automatica di monitoraggio dell’intensità di dose gamma in aria dell’ISPRA non ha rilevato valori anomali rispetto alle normali fluttuazioni del fondo ambientale locale”. (Figli e Famiglia Magazine - www.figliefamiglia.it)



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