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SALUTE
E BENESSERE
Droga negli acquedotti comunali Arrivano le cozze antidroga
In un paese in provincia di Milano è partita la sperimentazione
che usa i molluschi per filtrare le acque reflue da sostanze chimiche
e stupefacenti. Nel 2008 il rapporto dell'Istituto Mario Negri fece scalpore
rilevando negli scarichi della città una presenza doppia di cocaina,
eroina e cannabis rispetto alle statistiche ufficiali
Droghe, statistiche ufficiali (forse) da rivedere. L’indicazione
arriva da Milano dove è stata avviata la sperimentazione di un
sistema per depurare le acque dai residui di sostanze chimiche tra i quali
farmaci comuni e stupefacenti. Un gruppo di ricercatori, in collaborazione
con l’Istituto Mario Negri, ha presentato alla Giornata dell’Acqua
del Festival dell’Ambiente 2011 il primo depuratore al mondo che
utilizza a livello ingegneristico le cozze di acqua dolce per ripulire
l’acqua.
Il dispositivo di bio-filtrazione con bivalve è stato installato
sull’acquedotto di Nosedo (Milano) in collaborazione con la Fondazione
AquaLab e la sperimentazione, appena partita, potrà contribuire
ad affrontare un tema di crescente interesse come il rapporto tra droghe
e risorse idriche. Un rapporto che a Milano ha fatto scalpore nel 2008,
quando alcune rilevazioni dell’Istituto Mario Negri hanno permesso
di rintracciare empiricamente nelle acque di scarico della città
residui di cocaina, eroina e cannabis compatibili con un uso di droghe
doppio rispetto a quello indicato nelle statistiche ufficiali. Un dato
che un comunicato un po’ pasticciato ha voluto enfatizzare, costringendo
l’istituto a precisare che risale a cinque anni fa.
Tuttavia resta l’interesse per questo esperimento di “bonifica”
naturale delle acque. “Anche perché ignorare le concentrazioni
di inquinanti – precisa il professore di Ecologia Università
degli Studi di Milano che lo ha curato, Andrea Binelli – significa
ritrovarsi sostanze nocive nei campi, sui prati e perfino a tavola; oggi
in quantità modeste e non preoccupanti, domani forse con qualche
preoccupazione in più. Il Mario Negri ha dei nuovi dati , aggiornati
ma non ancora pubblicati, che confermano valori di stupefacenti decisamente
allarmanti”. Su questo il responsabile dei progetti sperimentali
del laboratorio di Tossicologia della Nutrizione del Mario Negri Ettore
Zuccato non ha voluto fornire notizie o anticipazioni lasciando che a
parlare sia una nota irritata per le imprecisioni nella comunicazione.
Aspettando dunque nuove comunicazioni resta l’impresa di Binelli
che non solo ha curato il progetto di depurazione con molluschi ma si
è procurato con le sue mani 30mila cozze prelevandole con immersioni
dai laghi di Lugano e Lago Maggiore. “In via sperimentale si è
tentato in passato di utilizzare la capacità filtrante dei molluschi
ma mai misura così massiva e con strumenti di misurazione utili
a monitorarne l’efficacia”. Il mollusco, infatti, utilizza
ha la capacità di filtrare le sostanze inquinanti (droghe, composti
farmaceutici, metalli pesanti), accumulandoli nei propri tessuti. Al termine
del suo ciclo vitale, il bivalve è rimosso e con esso anche il
carico inquinante accumulato. “E’ importante perché
da un decennio circa è cresciuto l’allarme sulla presenza
di sostanze inquinanti nella falda e nelle acque irrigue non depurate,
droga compresa”.
Presto sapremo (forse) se le statistiche sul consumo di stupefacenti saranno
da aggiornare e se le cozze-antidroga avranno lavorato bene. Ma da un’altra
ricerca, intanto, arriva un nuovo allarme per la salute dei consumatori
di cocaina: la rivista “Heart” pubblica uno studio condotto
da Giovanni Donato Aquaro e Michele Emdin delle Unità di Risonanza
Magnetica e di Medicina Cardiovascolare della Fondazione Monasterio-CNR
di Pisa, pubblicata dalla rivista Heart, ha dimostrato per la prima volta
che il cuore di chi “tira” cocaina è assai malmesso,
anche in assenza di sintomi, con danni al cuore in 8 casi su 10. (http://www.ilfattoquotidiano.it)

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