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FATTI
E PERSONE
Clienti con gusti sempre più internazionali e i ristoranti italiani
adeguano le carte dei vini… ma non tutti
Indagine “Vinitaly incontra la ristorazione”
– Prima parte - I vini stranieri sono ormai di casa nelle cantine
dei ristoranti italiani. Rimane comunque un’alta percentuale di
ristoratori che sceglie di mantenere una carta dei vini rigorosamente
nazionale. Il 60% dei clienti ordina la bottiglia e se non la finisce
il 6% se la porta a casa.
Verona, 19 dicembre 2011 – Francia, Germania, Austria per i
vini bianchi e ancora Francia, ma seguita da Spagna, Cile, Stati Uniti,
Australia, Argentina, Sud Africa per i rossi: c’è sempre
più mondo nelle carte dei vini della ristorazione italiana, con
ristoranti che arrivano ad offrire bottiglie canadesi, israeliane, libanesi,
ungheresi o greche per stuzzicare la curiosità dei propri clienti.
Alla crescente offerta di vini stranieri si contrappone una riduzione
della proposta di etichette, infatti nel 2010 rispetto al 2009 sono diminuiti
i locali con oltre 100 etichette sulla carta dei vini.
Sembra essere questa la risposta alla contrazione dei consumi nella ristorazione,
ma se per molti tenere nella propria cantina vini stranieri è una
scelta obbligata, rimane un zoccolo duro di “patrioti” che
continua ad offrire esclusivamente etichette italiane.
Lo evidenzia l’indagine dal titolo “Vinitaly incontra la ristorazione”,
realizzato su un campione rappresentativo di circa 300 operatori del settore
della ristorazione di tutta Italia, ricavato dall’incrocio dei nomi
presenti nelle principali guide (Gambero Rosso, Il Golosario, Slow Food,
L’Espresso, Jeunes Restaurateurs d'Europe). Dalle risposte emerge
che il 37% dei ristoranti italiani non propone vini bianchi stranieri;
la percentuale sale al 40% per i vini rossi, fino ad arrivare al 72% per
i rosati e scendere al 20% per le bollicine.
La scelta invece di chi acquista vini stranieri è fortemente indirizzata
alla Francia per tutte le tipologie: il 99% dei ristoranti offre bollicine
provenienti da oltralpe, il 96% vini bianchi, il 91% rosati e il 94% rossi.
Sono però in molti a proporre vini rossi spagnoli (49%), cileni
(42%), statunitensi (39%) e circa un terzo dichiara di avere anche bottiglie
di rossi australiani, argentini e sudafricani. Per i bianchi, invece,
al secondo posto c’è la Germania (presente nel 49% delle
carte dei vini internazionali), seguita a distanza dall’Austria
(36%), mentre ancora più lontane ci sono Nuova Zelanda e Australia
(rispettivamente con il 24 e il 22%).
Dal sondaggio realizzato da Vinitaly emerge inoltre che il 60% dei clienti
chiede vino in bottiglia, contro il 26% che ordina al bicchiere e il 4%
che vuole la mezza bottiglia; il bottle sharing, lo scambio di bottiglia
tra più tavoli, è fermo all’1%, mentre il 6% non si
fa problemi di immagine e sceglie il doggy bag, portandosi a casa la bottiglia
non finita.
Nella maggior parte dei casi, però, la possibilità di bere
solo un bicchiere del vino desiderato è limitata; solamente il
26% dei ristoratori, infatti, versa al bicchiere tutte le proprie bottiglie
e i criteri per la scelta di cosa stappare sono la territorialità
per il 62% di loro e il prezzo (38%).
I risultati completi dell’indagine di Vinitaly sono disponibili
nella sezione “Studi e Ricerche” dell’Area stampa del
sito www.vinitaly.com
Servizio Stampa Veronafiere
Tel.: + 39.045.829.82.85 – 82.42 – 82.10
E-mail: pressoffice@veronafiere.it
www.vinitaly.com
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