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SALUTE
E BENESSERE
"Frutta nelle
scuole", via le merendine ma l'Europa ignora il piano anti-obesità
In un anno speso appena un terzo del budget Ue. La Commissione
ammette: troppa burocrazia per accedere ai fondi. E si impegna a semplificare
le procedure per il futuro. Il bilancio italiano è più incoraggiante:
siamo il paese che ha sfruttato meglio gli aiuti comunitari

Nonostante il problema dell'obesità infantile coinvolga in Europa
circa 5 milioni di bambini (22 milioni sono, invece, in sovrappeso), l'iniziativa
dell'Unione europea di distribuire frutta nelle scuole, per scoraggiare
il consumo di merendine industriali piene di zuccheri e grassi, non è
decollata. Nell'anno scolastico 2009-2010, infatti, nei 23 paesi che hanno
aderito al progetto è stato speso appena un terzo del budget messo
a disposizione dall'Ue per il progetto "Frutta nelle scuole":
33 milioni sui 90 disponibili.
Perché il progetto non ha funzionato? Il rappresentante della Commissione
europea, Lars Hoelgaard, ha dato qualche spiegazione davanti alla commissione
Agricoltura del Parlamento Europeo. "La prima ragione - ha detto
- è che si tratta di un progetto co-finanziato: vuol dire che lo
Stato, o le autorità locali, devono metterci una parte di risorse,
e non tutti hanno reputato opportuno stanziare fondi sul progetto. In
Germania, per esempio, solo 7 Regioni su 16 hanno partecipato". Ma
Hoelgaard ha anche ammesso che ci sono stati problemi di natura burocratica:
troppe pratiche amministrative richieste per accedere ai fondi. La Commissione
ha già semplificato le procedure per i prossimi anni.
Rispetto agli altri Paesi europei, complice anche la tradizione culinaria
'mediterranea' in cui frutta e verdura sono molto presenti, il bilancio
italiano non è così sconfortante, in particolar modo se
si guarda ai dati riferiti all'anno scolastico in corso. Il primo anno
del programma "Frutta nelle scuole" 1 (2009/2010), finanziato
con 26 milioni di euro - di cui 15 comunitari e 11 di fonte nazionale
- ha raccolto l’adesione di oltre 4.000 scuole primarie, coinvolgendo
un totale di 868.900 alunni. Quest'anno le adesioni sono più che
raddoppiate: più di 8mila scuole primarie, per un totale di 1.340.00
alunni, con al primo posto la Lombardia, seguita da Puglia e Sicilia.
Anche i finanziamenti per l'anno scolastico in corso sono stati maggiori:
in totale 36 milioni di euro, di cui circa 21 dall'Ue e 15 da fondi statali.
Il problema dell’obesità e del sovrappeso nei bambini ha
acquistato un’importanza crescente, sia per le implicazioni dirette
sulla salute del bambino (ipertensione, iperinsulismo, diabete tipo 2
e steatosi) sia perché l’obesità infantile rappresenta
un fattore predittivo di obesità nell’età adulta.
Nei 27 paesi Ue, ben 22 milioni di bambini sono sovrappeso e 5,1 milioni
obesi, e il fenomeno è in costante crescita. Il costo di queste
patologie ammonta a 150 miliardi di euro di spese sanitarie, oltre alla
perdita di produttività.
In Italia - secondo la ricerca "Okkio alla salute", promossa
dai ministeri della Salute, dell'Istruzione e dall'Istituto nazionale
di ricerca per gli alimenti - a livello nazionale il 23,6% dei bambini
risulta sovrappeso e il 12,3% obeso, cioè più di 1 bambino
su 3 ha un peso superiore a quello che dovrebbe avere per la sua età.
Riportando questi valori a tutta la popolazione di bambini di età
compresa fra i 6 e gli 11 anni, si arriva a una stima di più di
un milione di piccoli italiani in sovrappeso o obesi. Si evidenziano inoltre
notevoli differenze per regione: dal 49% di bambini sovrappeso o obesi
in Campania al 23% nella stessa condizione in Valle D’Aosta. Generalmente
le regioni del Sud hanno valori più elevati.
In questo contesto, il programma "Frutta nelle scuole" mira
a inserire nutrizione, salute e agricoltura nei programmi didattici della
scuola elementare, intervenendo in un’età nella quale è
ancora possibile influire sulle abitudini alimentari, con obiettivi di
lungo termine: promuovere il consumo di frutta e verdura e contribuire
alla lotta contro l’obesità.
Il programma si articola su tre pilastri: acquisto e distribuzione nelle
scuole di frutta e verdura; didattica ed educazione alimentare, attraverso
interazioni con il settore privato; monitoraggio, valutazione dei risultati
e scambio di informazione tra gli Stati membri e la Commissione Ue. "Sinceramente
non mi sento così pessimista - afferma Dario Dongo, responsabile
politiche regolative di Federalimentare e blogger de ilfattoalimentare.it
- ; si tratta di programmi avviati da pochi anni, che richiedono
il coinvolgimento delle amministrazioni locali e delle autorità
scolastiche, oltreché dei settori agro-industriali di distretto.
Tutto sommato, si iniziano a registrare alcuni risultati incoraggianti".
di Monica Rubino - http://www.repubblica.it/salute/alimentazione

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