SALUTE E BENESSERE

Dal Ministero nuove tutele per la salumeria italiana.
A Suinitalia per la continua valorizzazione della produzione italiana contro le contraffazioni estere.

Grazie a un decreto ministeriale (21 settembre 2005) in Italia migliori condizioni
di trasparenza del mercato, maggiori garanzie per i consumatori,
una forte tutela per la tradizione salumiera italiana.

Cremona, 24 marzo 2006 - Da luglio 2006 non sarà più possibile chiamare prosciutto cotto altri prodotti meno nobili (come la spalla cotta) anche quanto utilizzati in un toast, sulla pizza, nei tortellini, eccetera; chiamare prosciutto crudo cosce stagionate per meno di 7 mesi (che diventano 9 per i prosciutto più grandi); far passare per salame un insaccato che con il salame italiano ha poco a che fare. E grazie alle tre denominazioni del prosciutto cotto, “prosciutto cotto” – “prosciutto cotto scelto” e “prosciutto cotto di alta qualità”, i consumatori potranno comprendere più facilmente la qualità del cotto che stanno acquistando.
Questo grazie ad un provvedimento emanato perché, per effetto della globalizzazione, anche i prodotti della salumeria italiana devono confrontarsi con una crescente concorrenza internazionale che porta in Italia prodotti di qualità non paragonabile a quella nazionale. I bassi prezzi di questi prodotti importati, derivanti spesso dalla minor qualità, possono mettere in difficoltà la produzione nazionale, soprattutto in una fase economica difficile per le famiglie. Il rischio per i prodotti della salumeria, tanto apprezzati dagli italiani, era quindi quello di un progressivo appiattimento verso la bassa qualità favorito dall’assenza di norme che potessero aiutare i consumatori a riconoscere il valore dei salumi prodotti secondo la tradizione italiana.
Questo avrebbe potuto comportare una progressiva volgarizzazione di questa parte importante della tradizione gastronomica italiana, come è già in parte avvenuto in altri paesi europei con minore tradizione salumiera.
I produttori italiani, coordinati da ASS.I.CA. e dalla Stazione Sperimentale per l’Industria delle Conserve Alimentari, hanno quindi deciso di definire i requisiti di qualità e i metodi di produzione di tre prodotti importanti della salumeria, aggiungendo un nuovo livello di trasparenza e garanzia per i consumatori che si aggiunge alle 28 Denominazioni di Origine protette (DOP) ed Indicazioni Geografiche protette (IGP) italiane che rimangono intatte. Lo strumento delle DOP e delle IGP, infatti, non può essere utilizzato per quelle denominazioni prive di riferimenti territoriali, come il prosciutto cotto o il prosciutto crudo italiano e che quindi rischiavano di rimanere senza tutele.
Il decreto, recentemente firmato dal Ministro delle attività produttive e dal Ministro delle politiche agricole e forestali, disciplina quindi i requisiti necessari per utilizzare le seguenti denominazioni di vendita:
- “prosciutto cotto di alta qualità”
- “prosciutto cotto scelto”
- “prosciutto cotto”
- “prosciutto crudo”
- “salame”
La disciplina vale sia nei prodotti interi sia nei tranci, nei preaffettati sia quando i prodotti sono utilizzati come ingredienti in panini, toast, pizze, tortellini e altre preparazioni alimentari.

Tutte queste tematiche sono uno dei nodi centrali di Suinitalia, la Mostra-Convegno della filiera della carne suina, in programma a Cremona il 28 e 29 aprile; una Manifestazione nata con il preciso intento di affermare con forza la qualità di tutti i processi produttivi della filiera italiana del settore.