SALUTE E BENESSERE

16 Ottobre: Giornata Mondiale dell’Alimentazione
AIAB. La sicurezza alimentare passa per il biologico. Un nuovo modello di sviluppo agricolo senza ormoni, pesticidi e antibiotici per sconfiggere la fame.

Anche quest’anno, il 16 ottobre l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura celebra la Giornata mondiale dell'alimentazione per commemorare l'anniversario della sua fondazione, avvenuta il 16 ottobre 1945. Quest’anno il tema scelto è "Investire nell'agricoltura per la sicurezza alimentare".
Mentre continuano a diminuire gli aiuti esteri a favore di agricoltura e sviluppo rurale (da oltre 9 miliardi di dollari l’anno all’inizio degli anni ’80, a meno di 5 miliardi alla fine degli anni ’90), si calcola che siano circa 854 milioni le persone sottonutrite nel mondo. Se è vero che gli investimenti infrastrutturali nelle zone rurali, specialmente per quanto riguarda acqua, strade, energia e comunicazioni, hanno un ruolo fondamentale nel promuovere la crescita in agricoltura, è altrettanto vero che soltanto pianificando un nuovo modello di sviluppo agricolo si può davvero parlare di “sicurezza alimentare”. Questa la posizione di AIAB, l’Associazione italiana per l’agricoltura biologica, che prende parte attivamente al Comitato per la Sovranità Alimentare e alle iniziative legate alla campagna “Vincere la fame si deve”(dal 29 settembre al 4 novembre 2006; per info: www.focsiv.it).
“A livello mondiale, la maggior parte delle economie agricole sono costituite da agricoltori di piccola scala: essi sono i maggiori investitori in agricoltura, ma tendono ad avere un accesso inadeguato o precario al cibo – ha dichiarato Andrea Ferrante, presidente di AIAB -, la coltivazione con metodi biologici favorisce la conservazione delle biodiversità e il legame con il territorio, e garantisce dal rischio derivante dall’utilizzo di pesticidi, ormoni e antibiotici in agricoltura, ormai ampiamente comprovato: in una parola, promuove la sovranità alimentare.” Una recente ricerca effettuata dal Dipartimento della Salute statunitense, dell’Istituto di Scienze Ambientali e della Salute e dell’istituto Nazionale per la Salute degli Stati Uniti ha dimostrato che due tra i principali pesticidi utilizzati in agricoltura, il clorpirifos e il malation, assunti attraverso la dieta con altri organofosforici per effetto cumulativo possono esplicare la loro tossicità sul sistema nervoso soprattutto dei bambini, agendo sul sistema nervoso centrale, su quello cardio-vascolare e respiratorio. Lo stesso Centro di Controllo delle Malattie statunitense rende noto che nel nostro corpo sono presenti in media 13 pesticidi differenti provenienti dal cibo che ingeriamo, alcuni dei quali potenzialmente dannosi e coinvolti nell’insorgenza di tumori, disturbi ormonali, diminuzione della fertilità ed altre malattie.
“La prima conclusione che è possibile trarne – continua Ferrante – è che la dieta a base di prodotti biologici fornisce un primo meccanismo protettivo nei confronti dell’esposizione agli organofosforici. E il consumo di cibi biologici non tutela solo noi consumatori: si ripercuote anche su chi coltiva questi prodotti, riducendo drasticamente l’esposizione diretta ai pesticidi dei lavoratori agricoli di tutto il mondo. Inoltre, il biologico è redditizio: basti pensare all’esempio interessante della Repubblica Domenicana, dove l’agricoltura biologica è cresciuta fino ad arrivare ad un giro di affari di 20 milioni di dollari l’anno; l’accresciuto reddito agricolo dovuto alla coltivazione biologica ad alto valore di banane, cacao ed ortaggi può aiutare a migliorare la sovranità alimentare in un paese povero nel quale un quarto della popolazione è denutrito”.
Dal punto di vista ecologico, poi, è noto che le aziende agricole biologiche per loro natura ed organizzazione, svolgono un ruolo di tutela ambientale e di risparmio energetico in agricoltura importantissimo: consumano tra un terzo e la metà di energia fossile rispetto all’agricoltura convenzionale, producono effetti diretti per la riduzione delle emissioni di gas serra ed aumentano la capacità di assorbimento dei sistemi agrari di CO2. Non solo, se consideriamo che il livello di sostanza organica medio presente oggi nei terreni coltivati con il metodo biologico si attesta sull’1,5% e che ogni ettaro coltivato bio assorbe circa 1,5 tonnellate di CO2 l’anno, i terreni biologici già oggi sono in grado di assorbire 1 milione e 650 tonnellate di CO2 pari allo 0,3% sulle emissioni totali di CO2 dell’Italia.


In un anno è aumentata di undici volte (+1057 per cento) la produzione biologica della Cina che ha conquistato il secondo posto a livello mondiale con una superficie coltivata bio di oltre tre volte superiore a quella in Italia, che scalzata dal podio occupato lo scorso anno, scende al quarto posto e consolida però la leadership europea. E’ quanto è emerso nel corso della Biodomenica organizzata da AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica), COLDIRETTI e LEGAMBIENTE il primo ottobre in un centinaio di piazze in tutta Italia dove oltre un milione di cittadini sono scesi per gustare, conoscere e sostenere il biologico made in Italy.
Il “grande balzo in avanti” della produzione cinese fa crescere le coltivazioni biologiche che ora nel mondo - sottolineano AIAB, COLDIRETTI e LEGAMBIENTE - hanno una estensione comparabile all’intero territorio italiano pari a 31,5 milioni di ettari nel 2005 (+ 19 per cento) dei quali 12,1 si trovano in Australia (+ 7,3 per cento), 3,5 in Cina (+ 1057 per cento), 2,8 in Argentina (stabile) e 1 in Italia (+12,8 per cento). Tuttavia mentre le quantità prodotte nelle Americhe, in Europa e in Oceania sono aumentate debolmente di qualche punto percentuale, sono esplosivi i tassi di crescita in Africa (+130 per cento) e soprattutto in Asia con la Cina che diventa un protagonista del mercato mondiale del biologico la cui domanda vale complessivamente 23,5 milioni di euro, cresce del 11,2 per cento e si concentra in Europa e Nord America. Un profondo cambiamento frutto di una vera “rivoluzione culturale” nelle campagne cinesi dove per soddisfare i bisogni alimentari della popolazione interna si è cercato di aumentare le quantità con ogni mezzo: dagli organismi geneticamente modificati (Ogm) all’uso intensivo e incontrollato di pesticidi, dallo sfruttamento del lavoro a quello dell’ambiente.
L’Italia con un terzo delle imprese biologiche europee ed un quarto della superficie bio dell’Unione conferma la propria leadership nel vecchio continente ed aumenta del 12 per cento i terreni coltivati che superano il milione di ettari (1.067.101,66 ettari) e del 22 per cento il numero di imprese agricole coinvolte (49.859). I principali orientamenti produttivi - sottolineano AIAB, COLDIRETTI e LEGAMBIENTE - interessano foraggi, prati e pascoli, e cereali, che nel loro insieme rappresentano oltre il 70% circa della superficie ad agricoltura biologica mentre seguono, nell’ ordine, le coltivazioni arboree (olivo, vite, agrumi, frutta) e le colture industriali. Per le produzioni animali risultano allevati con metodo biologico 222.516 bovini da latte e carne, 825.274 ovi-caprini, 977.537 polli, 31.338 suini, 1.293, conigli e 72.241 alveari di api.
Si tratta di un patrimonio economico, sanitario ed ambientale che da solo non basta - sottolineano AIAB, COLDIRETTI e LEGAMBIENTE - a sostenere le competitività delle imprese sul mercato che a livello nazionale rappresenta il 2 per cento della spesa alimentare con un fatturato complessivo stimato pari ad 1,5 miliardi di Euro. Un contributo unico alla salvaguardia dell’ambiente e alla sicurezza alimentare confermato anche dal fatto che è aumentato di ben dieci volte il numero di mense scolastiche dove vengono serviti prodotti biologici, che sono passate dalle 64 del 1996 alle 647 del gennaio 2006.
Accanto alle produzioni di più largo consumo come frutta, verdura, miele, carni, formaggi, vino e olii extravergini vede moltissimi imprenditori impegnati in curiose innovazioni per vincere la concorrenza straniera. Dai prodotti per la cosmesi come la biospugna di zucca (luffa) da utilizzare per la cura del corpo, i massaggi con l’olio biologico, al recupero di sapori dimenticati a vantaggio della biodiversità come la lenticchia di Onano e il fagiolo del Purgatorio presentati a Campo de’ Fiori a Roma. Il biologico non ha però solo vantaggi per la sicurezza alimentare, per l’ambiente e per lo sviluppo economico; infatti sono migliaia gli ex tossicodipendenti, i detenuti, i portatori di handicap fisici o mentali, i cosiddetti “soggetti deboli”, che hanno trovato lavoro e nuove possibilità di vita grazie all’agricoltura biologica nelle realtà che riescono a coniugare agricoltura e solidarietà, come carceri, comunità di recupero, case famiglia e conventi alcune delle quali hanno presentato i propri prodotti nelle piazze.
Il bio è buono e non solo da mangiare, ma può anche essere conveniente: acquistare prodotti biologico direttamente dai produttori oltre a garantire la certezza dell’origine fa risparmiare: il prezzo di acquisto in fattoria e spesso inferiore a quello degli analoghi prodotti non biologici venduti in negozi e supermercati. E per chi ha maggiori difficoltà a spostarsi in città, arriva anche il servizio di consegna a domicilio (porta a porta) da parte di gruppi di produttori biologici, anche a beneficio degli anziani ai quali è stata dedicata dall’ONU la giornata del 1 ottobre.
Anche in considerazione della delega attribuita al Governo - chiedono AIAB, COLDIRETTI e LEGAMBIENTE - occorre sostenere il settore con misure di trasparenza, per rendere riconoscibili le specificità e le garanzie offerte dalla produzione made in Italy, rendendo operativo il marchio del biologico italiano per colmare il ritardo del nostro Paese nei confronti di Francia, Germania, Austria, Belgio, Svizzera, Olanda, Svezia e Danimarca che hanno da tempo fatto questa scelta.

Per informazioni:
Paolo Falcioni - Ufficio Stampa Coldiretti – 335 8245417
Serena Olivetta - Ufficio Stampa Legambiente – 339 3904475
Chiara Luti - Ufficio Stampa AIAB – 335 6511358