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SCHEDE
Fondi strutturali, l'Italia c'è
Questa volta l'Italia sembra intenzionata a presentarsi puntuale all'appuntamento
con la nuova politica strutturale comunitaria. Con l'azione di coordinamento
del ministero del Tesoro e con la preparazione del rapporto interinale
settoriale da parte del ministero delle Politiche agricole sono state
poste le basi per partecipare fin dall'inizio agli stanziamenti programmati
dall'Unione Europea per il periodo 2000-2006. In gioco vi sono risorse
ingenti che, se ben utilizzate, possono creare fonti alternative di reddito
per l'azienda agricola e diventare il motore di sviluppo delle zone rurali.
Nel passato, anche recente, il nostro Paese ha spesso rivelato carenze
nelle capacità di programmazione e progettazione degli interventi.
Ora si chiude un periodo: la riforma della politica rurale del 1994 aveva
previsto un importante ciclo di aiuti (tab. 1) che si conclude appunto
quest'anno. L'anno prossimo si apre una nuova fase della politica strutturale
comunitaria per gli anni 2000-2006, i cui contorni sono stati definiti
a marzo nell'ambito dell'approvazione di Agenda 2000 (Terra e Vita n.
17 pag. 12). In questa occasione il nostro Paese ha precorso i tempi con
una serie di iniziative partite dal ministero del Tesoro, l'istituzione
nazionale che ha il compito e la responsabilità di implementare
e coordinare gli interventi comunitari in materia strutturale. Obiettivo:
rispettare la scadenza del prossimo luglio per la presentazione del piano
globale di sviluppo, il documento con il quale verranno presentate all'Unione
europea le linee di pianificazione pluriennale per l'utilizzo dei fondi
strutturali. A questo fine l'allora ministro Carlo Azeglio Ciampi istituì,
qualche mese fa, due livelli di programmazione: uno nazionale che si articola
in diciotto tavoli settoriali e uno regionale realizzato attraverso appositi
comitati. Il lavoro dei tavoli nazionali di discussione settoriale, così
come quello dei comitati regionali, si sta concretizzando nell'elaborazione
di rapporti interinali da presentare al Comitato nazionale per i fondi
strutturali 2000-2006 che li utilizzerà per predisporre il piano
globale di sviluppo. Per quanto riguarda il settore primario, il ministero
delle Politiche agricole ha predisposto l'apposito rapporto interinale
settoriale. Si tratta di un documento fondamentale per individuare quali
saranno le linee guida della futura politica rurale ma anche per analizzare
le disparità strutturali che dividono il meridione dal settentrione
d'Italia.
L'intervento dell'Unione Europea attraverso i fondi strutturali si giustifica
infatti per il divario di sviluppo che corre tra i sistemi agroalimentari
del nord e del sud del Paese. Molti sono i parametri messi a confronto,
considerando il 1996 come anno di riferimento. Il valore aggiunto per
unità di lavoro, ovvero l'incremento di valore che ogni persone
determina sul prodotto finito rispetto agli input che ha utilizzato, è
stato pari a 41,5 milioni di lire al centro-nord, rispetto ai 28,5 del
centro sud. Il divario si mantiene anche considerando la redditività
della terra che è stata pari a 4,7 milioni di lire correnti ad
ettaro nel centro-nord, contro 3,6 milioni/ettaro nel centro-sud. Su questo
dato pesano condizioni oggettive quali la minor fertilità della
terra meridionale e l'orografia del territorio: al nord la pianura rappresenta
il 39% della superficie agricola utilizzabile mentre al sud questo dato
scende al 21%. Anche gli investimenti, che per la loro valenza differita
nel tempo rappresentano un'importante indicazione sul futuro del settore,
segnalano la stessa situazione di disparità: calcolati in percentuale
sul valore aggiunto globale agricolo sono stati pari al 40% nelle regioni
centro-settentrionali e al 22,6% nelle regioni centro-meridionali. Tutto
questo ha delle cause che il Rapporto settoriale individua principalmente
nella difficoltà a finanziare le attività economiche, soprattutto
per il difficile accesso al credito; nella continua diminuzione dei sostegni
nazionali; nella lentezza e inefficienza che spesso ha contraddistinto
l'Italia nell'utilizzo dei fondi strutturali comunitari.
Ecco allora la necessità di farsi trovare preparati ad utilizzare
al meglio i fondi stanziati per il periodo 2000-2006, elaborando le linee
strategiche d'intervento. Per questo, nel Rapporto settoriale interinale,
il ministero delle Politiche agricole ha individuato tre "sotto-assi
prioritari" che dovrebbero rappresentare un quadro di riferimento
per la futura politica strutturale in agricoltura.
Con il primo sotto-asse, i cui interventi avranno applicazione locale,
ci si rivolge principalmente alle aree ad agricoltura intensiva e orientata
al mercato e si mira ad incrementare la competitività del settore
primario, in quanto fattore centrale di sviluppo rurale. L'obiettivo è
dunque chiaro: consolidare la forza economica e la capacità competitiva
delle aziende agricole già inserite in un contesto produttivo dinamico.
Le strategie indicate sono molteplici. La principale riguarda l'integrazione
di filiera, ovvero le sinergie che possono scaturire dalla collaborazione
tra le fasi di produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti
agricoli. Altra strada maestra è rappresentata dalla riduzione
dei costi di produzione, attraverso innovazioni tecnologiche e organizzative.
Inoltre si possono acquisire vantaggi competitivi dall'aumento della qualità
dei prodotti, soprattutto sul fronte della salubrità degli alimenti.
Infine un altro modo diretto per abbassare i costi di produzione è
ridurre l'impiego di input chimici, con indubbi vantaggi anche sull'ambiente
e sull'immagine dell'agricoltura presso i consumatori.
Più in particolare gli interventi previsti riguarderanno il sostegno
agli investimenti indirizzati ad introdurre nuove tecnologie che sfocino
in innovazioni di prodotto o di processo produttivo; ma potranno inoltre
servire a ristrutturare o riconvertire impianti obsoleti. Questi aiuti
saranno rivolti alle aziende agricole ma anche alle imprese di trasformazione
e di commercializzazione dei prodotti. Un'attenzione particolare verrà
poi dedicata a all'ammodernamento e ristrutturazione degli impianti irrigui;
il fine è di ottenere cospicui risparmi nella risorsa acqua, quantificati
in un 20-30%.
Parallelamente a questi interventi saranno implementate delle azioni formative
specifiche, con lo scopo di facilitare l'introduzione delle misure previste.
Su come applicare queste misure, il documento del Mipa dà una chiara
indicazione: è importante che le gli interventi siano il più
possibile integrati per filiera o per area. Tradotto, significa che nella
valutazione dei progetti aziendali verrà data priorità a
quelli che possono rientrare in un più ampio programma di interventi
che interessino l'intera filiera. Lo scopo è di aumentare l'efficacia
degli aiuti finanziari, concentrandoli sulle filiere più interessate
ed evitando che si disperdano "a pioggia" sul territorio regionale.
Anche il secondo sotto-asse interessa un ambito locale ma è rivolto
ad aree con potenzialità inespresse e dunque con problemi di sviluppo.
Le finalità degli interventi interessano in buona parte l'intero
tessuto rurale e, più specificatamente, riguarderanno gli squilibri
di reddito e la qualità della vita nelle aree rurali; l'incremento
dell'occupazione extragricola; la tutela e la valorizzazione delle risorse
ambientali, paesaggistiche e culturali presenti sul territorio. Altre
sono maggiormente mirate al miglioramento dell'efficienza delle strutture
agricole e agroindustriali e al sostegno della ricerca di nuovi sbocchi
commerciali per i prodotti agricoli e per i loro derivati. In concreto
saranno sostenuti gli investimenti produttivi nelle aziende agricole e
nei piccoli e medi impianti di trasformazione. Sono inoltre previsti aiuti
per la commercializzazione di qualità; per le attività di
silvicoltura da reddito e forestazione a scopo ambientale; per l'imprenditoria
giovanile.
Infine il terzo sotto-asse che avrà carattere orizzontale e perciò
applicazione regionale o sovraregionale. Gli obiettivi - così come
indicati nel Rapporto interinale del ministero - sono importanti: controbilanciare
gli effetti negativi della riforma Pac e attuare una serie di servizi
allo sviluppo. Perciò si prevedono aiuti alla ricerca e all'assistenza
tecnica, per migliorare i processi produttivi e ridurne l'impatto ambientale,
oltre a sostegni ad iniziative di formazione e divulgazione. Inoltre potranno
essere attivati strumenti assicurativi e di ingegneria finanziaria a sostegno
del rischio d'impresa. Infine è nell'ambito di questo terzo sotto-asse
che troveranno applicazione quelle che erano le misure di accompagnamento
della Pac (e che ora entreranno a pieno titolo nella Politica strutturale
comunitaria): le misure agroambientali, il prepensionamento e gli aiuti
alla forestazione.
Stefano Boccoli
Pubblicato su Terra e Vita n. 21 del 29/5/99 pag. 14 con
il titolo "Fondi strutturali, l'Italia c'è"
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