SALUTE E BENESSERE

La crisi fa aumentare il sovrappeso
Nonostante l'obesità abbia rallentato negli ultimi anni, in alcuni paesi ha avuto una recrudescenza in corrispondenza della crisi economica

Se ne è parlato in questi giorni a Sofia nel corso del Congresso europeo sull'obesità, dove gli esperti dell'Ocse hanno presentato i dati sui paesi che fanno parte dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Nei paesi Ocse in media un bambino su cinque è sovrappeso ma in paesi come Grecia, Italia, Slovenia e Stati Uniti il tasso sale a uno su tre. La crisi economica ha costretto le famiglie a spendere meno per il cibo, ma in quelle più povere questo si è tradotto in un maggior consumo di cibo spazzatura ad alto tasso calorico.
Michele Cecchini, esperto di salute dell'Ocse, ha presentato i dati spiegando: "La crisi economica può aver ulteriormente contribuito alla crescita dell'obesità, ma la maggior parte dei governi deve fare di più per fermare questa marea montante". Nel rapporto si leggono dati che non lasciano spazio a molti dubbi. Nel 1980 meno di una persona su 10 nei paesi Ocse era obesa, oggi lo è il 18% della popolazione adulta. Per quanto riguarda l'obesità infantile l'Italia è seconda solo alla Grecia, con il 36% dei maschi e il 34% delle femmine tra i 5 e i 17 in sovrappeso, parte dei quali obesi.
E anche se negli ultimi anni si è registrato un rallentamento nell'aumento del tasso di obesità, negli anni 2008-2009 si è assistito a un rimbalzo in alcuni paesi nel periodo più buio della crisi economica. Secondo il rapporto, ogni aumento dell'1% del tasso di disoccupazione negli Stati Uniti ha comportato una riduzione dei consumi del 5,6% di frutta e verdura tra il 2007 e il 2009. Nel Regno Unito, la spesa alimentare è diminuita dell'8,5% in termini reali nel 2008-2009, ma questo non ha inciso sul consumo di calorie, che anzi è leggermente aumentato. Uno studio australiano ha dimostrato che le persone colpite dalla crisi avevano un rischio maggiore di diventare obese del 20% rispetto alle persone non colpite.
Il rapporto dell'Ocse ricorda che le persone gravemente obese muoiono 8-10 anni prima rispetto a chi ha un peso normale, un dato simile a quello che riguarda i fumatori. Ogni 15 kg in più il rischio di morte precoce aumenta di circa il 30%. Si stima che sia attribuibile all'obesità tra l'1 e il 3% della spesa sanitaria totale nella maggior parte dei paesi (da 5% al 10% negli Stati Uniti) e i costi sono destinati ad aumentare rapidamente nei prossimi anni man mano che le malattie legate all'obesità faranno la loro comparsa.
(Marta Buonadonna - http://scienza.panorama.it)


Questo sito web utilizza solo cookie tecnici per garantire il corretto funzionamento. Per saperne di pił
Torna all'indice di ASA-Press.com