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SALUTE
E BENESSERE
Relazione al Parlamento su alcol e problemi alcol correlati, anno 2013
Confermato nel nostro Paese il consolidamento
di nuovi comportamenti di consumo alcolico, sempre più vicini alle
culture del bere prevalenti nei Paesi del Nord Europa.
Sempre meno diffuso il modello di consumo mediterraneo, basato sull'assunzione
quotidiana e moderata di vino, tipico della nostra tradizione, che resiste
nella popolazione anziana ma viene progressivamente abbandonato dalle
persone più giovani, a favore di un consumo occasionale e al di
fuori dei pasti.
Tuttavia, nonostante i cambiamenti emergenti, i valori di alcuni importanti
indicatori di rischio pongono l’Italia in una posizione migliore
rispetto a molti Paesi europei, anche di ambito mediterraneo.
Tra i Paesi dell’Unione Europea l’Italia occupa il posto più
basso nella graduatoria relativa al consumo annuo pro capite di alcol
puro, cioè di alcol consumato tramite tutti i tipi di bevande alcoliche,
che, considerato nella popolazione di età superiore ai 15 anni,
è secondo l’OMS il miglior indicatore del consumo complessivo
di alcol di una popolazione: tale parametro nel 2009 ha raggiunto i 6,94
litri, valore che si presenta in costante calo - molto maggiore di quello
registrato dalla media dei Paesi dell’Unione Europea - e consentirà
presumibilmente all’Italia di raggiungere il livello di consumo
raccomandato dall’OMS per l’anno 2015 (6 litri l’anno
per la popolazione al di sopra dei 15 anni e 0 litri per quella di età
inferiore).
Continua a diminuire nel nostro Paese, con un andamento più rapido
e consistente rispetto alla media dei Paesi europei, anche il tasso nazionale
di mortalità per cirrosi epatica, uno dei più importanti
indicatori di danno alcol correlato, che nel 2010 è pari a 8,09
per 100.000 abitanti; questo valore è molto inferiore a quello
rilevato nello stesso anno sia per la media dei 27 Paesi dell’Unione
Europea (13,01 per 100.000) che per la media dei Paesi di tutta la Regione
Europea (17,34 per 100.000).
Anche la percentuale di mortalità alcol correlata rispetto alla
mortalità totale, secondo studi realizzati in ambito OMS, presenta
in Italia un valore tra i più bassi di tutta la Regione europea,
con valori molto inferiori alla stessa media dei Paesi dell’UE,
soprattutto tra i maschi.
I dati attualmente disponibili sui fenomeni alcol correlati fanno emergere
negli ultimi anni qualche tendenza positiva, che sembra confermare la
validità delle politiche di contrasto attivate a livello nazionale
e regionale e incoraggia, in linea con gli orientamenti della legge 125/2001,
un loro ulteriore rafforzamento.
Continua tra il 2011 e il 2012 il trend discendente, in atto dal 2010,
dei consumatori a rischio, che passano dal 15,2% al 13,8% nella popolazione
di oltre 11 anni, con un calo che riguarda sia i consumatori giornalieri
non moderati che i consumatori binge drinking.
Tra il 2011 e il 2012 l’ISTAT rileva inoltre una diminuzione dei
consumi fuori pasto nella popolazione di oltre 11 anni, diminuzione che,
sia pure lieve (-1,2%), rappresenta una discontinuità nel trend
in continua crescita di questi consumi nell’ultimo decennio.
Nella popolazione di oltre 65 anni si conferma la tendenza al calo dei
consumi giornalieri non moderati, passati tra il 2003 e il 2012 dal 49,8%
al 39,7% tra i maschi e dal 13% al 9,5% tra le femmine.
Tra i giovani di 14-17 anni i consumi fuori pasto, caratterizzati da tempo
e fino al 2011 da un trend tendenzialmente in crescita, tra il 2011 e
il 2012 registrano una riduzione dei valori, prossimi a quelli registrati
all’inizio del decennio (15,1% ).”
Fra i giovani studenti di 15-19 anni monitorati dall’indagine ESPAD
sembra consolidarsi il contenimento di comportamenti a rischio quali le
ubriacature e il binge drinking, che nel 2012 presentano prevalenze
sostanzialmente stabili o in lieve calo rispetto a quelle all’anno
precedente.
Tra gli stessi giovani studenti si conferma inoltre chiaramente il trend
in diminuzione degli atteggiamenti favorevoli ad alcuni comportamenti
a rischio, quali l’ubriacarsi una volta a settimana o il consumo
quotidiano eccedentario.
Le indagini europee rilevano inoltre che i nostri giovani sono, in rapporto
ai loro coetanei europei, fra quelli che percepiscono maggiormente (oltre
la media europea) il rischio del bere regolare e sono al primo posto per
la percezione del rischio del bere occasionale.
Il tasso di mortalità per cirrosi epatica continua a presentarsi
in costante diminuzione, così come il tasso nazionale di ospedalizzazione
per diagnosi totalmente alcol attribuibili, soprattutto nelle fasce di
età 15-35 anni, con un riscontro anche a livello regionale sebbene
con andamenti diversi nelle singole Regioni.
Si conferma, secondo i dati del sistema di sorveglianza PASSI, il trend
in calo delle persone che guidano l’auto o la moto dopo aver bevuto,
che nel 2012 risultano essere l’8,9% degli intervistati contro l’11,8%
del 2008.
Il Rapporto ACI-CENSIS 2012 rileva che il 42,8% degli automobilisti intervistati
dimostra di conoscere i limiti legali di alcolemia, mentre solo il 17,3%
indica limiti errati; i giovani di 18 - 29 anni inoltre risultano i più
informati e tra essi il 54,4% è in grado di indicare correttamente
i limiti legali.
(www.salute.gov.it)
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