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SALUTE
E BENESSERE
Allergie, ristoranti obbligati a segnalare le sostanze a rischio
Dal 13 dicembre diventa obbligatoria
la trasparenza nel menu. Titolari in rivolta. Zaia: all’Italia costerà
50 milioni
Sono otto milioni gli allergici ad alimenti
in Italia e la metà rischia la vita per choc anafilattico se mangia
ciò che gli è proibito. Dodici milioni circa sono gli intolleranti
e, infine, 150 mila i celiaci diagnosticati. Per tutti questi cittadini
un manicaretto, a parte il gusto, deve essere sicuro.
La trasparenza nei menu diventa un obbligo dal 13 dicembre, in applicazione
del Regolamento europeo 1169 del 2011, già applicato da altri Stati
Ue. Da noi solo il 28 novembre si discuterà dei decreti applicativi
con i ministeri dello Sviluppo economico e della Salute: modalità
e sanzioni.
In ritardo, ma senza più possibilità di rinvii.
Dal 13 dicembre, entrando in un ristorante, in un self service, in un
bar, in una mensa, in gelateria, in una gastronomia, le diverse proposte
del menu saranno accompagnate o da un «foglietto illustrativo»
(come per i farmaci) che segnalerà la presenza, se prevista, di
uno o più dei 14 principali nutrienti fonte di allergia. O presentate
da un «addetto agli allergeni» che li elencherà quando
si sceglie un piatto, affiancando il cameriere e il sommelier. E tutto
dovrà essere aggiornato cambiando i menu. Trasparenza degli ingredienti,
anche se nascosti nelle pieghe della conservazione seppur naturale. Vedi
i solfiti per «lucidare» frutta e verdura o quelli del vino
bianco, vedi il lattosio nei salumi, vedi lo zucchero nel pane, vedi il
lisozima di uovo che arricchisce il grana padano ma non il reggiano. Un
allergico alle uova deve sapere cosa gli è stato grattugiato sulla
pasta. La Ue prevede anche un continuo aggiornamento degli allergeni.
Protestano le categorie di settore, esultano
gli allergologi.
«A tre anni dalla pubblicazione del regolamento europeo - denuncia
Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe (Federazione italiana pubblici
esercizi) - gli esercenti italiani attendono ancora di sapere quali indicazioni
dovranno fornire e come lo dovranno fare. E non sanno l’entità
delle sanzioni in caso di inadempimento. L’inerzia dei nostri governanti
è inaccettabile». Tra i politici, duro il governatore del
Veneto Luca Zaia: «Una follia da burosauri che coinvolgerà
tutta la filiera di produzione, imballo, cucina e somministrazione di
alimenti e bevande, con costi per gli esercenti non inferiori ai 50 milioni
di euro». Ma la salute viene prima di tutto. Giselda Colombo, allergologa
del San Raffaele di Milano, applaude: «Finalmente la trasparenza
a tutela della salute. Ieri, un bambino allergico all’uovo ha avuto
uno choc anafilattico con ricovero d’urgenza dopo aver mangiato
un hamburger preparato dalla nonna. Perché? Il macellaio aveva
usato l’albume d’uovo per amalgamare la carne. Anche una frittura
di pesce con olio di arachidi potrebbe causare uno choc. Non deve accadere».
Quali gli alimenti, e i loro derivati, da segnalare? Eccoli: i cereali
contenenti glutine; i crostacei; le uova; il pesce; le arachidi; la soia;
il latte e il lattosio; la frutta a guscio (mandorle, nocciole, noci,
pistacchi); il sedano; la senape; i semi di sesamo; l’anidride solforosa
e i solfiti se superiori a determinate concentrazioni; i lupini; i molluschi.
Dal 13 dicembre saranno evidenziati nel menu o narrati. E il cittadino
allergico pretenda di sapere. È un suo diritto. Può salvargli
la vita.
(Mario Pappagallo - www.corriere.it)
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