|
SALUTE
E BENESSERE
Ambientalisti e agricoltori: è allarme
per alimentazione di mamme e bimbi
In Italia un bambino su tre ha problemi di
alimentazione: è in sovrappeso o è obeso. Solo il 10% delle
neomamme allatta al seno per sei mesi, come raccomandato dall’Organizzazione
mondiale della sanità. Il consumo di frutta e verdura è
in calo fra i più giovani, mentre è aumentato del 7% il
ricorso al junk food. E il costo delle patologie alimentari per il Servizio
Sanitario Nazionale è pari a 23 miliardi di euro l’anno.
Questi i dati di partenza dell’iniziativa Mangiasano 2014 lanciata
oggi dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori e da Vas (Verdi Ambiente
e Società).
Nella dieta c’è poca frutta e verdura, l’allattamento
naturale è diventato di “nicchia” e si tende a svezzare
i bimbi sempre prima con cibi pronti e omogeneizzati, mentre chi si occupa
di alimentazione infantile negli ultimi anni ha dovuto lanciare spesso
l’allarme sulle emergenze a tavola. “Le cattive abitudini
alimentari, uno stile di vita sedentario e il marketing aggressivo di
alcune multinazionali possono compromettere la salute dei più piccoli
e, quindi, delle future generazioni”, affermano agricoltori e ambientalisti,
che sabato saranno nelle piazze di oltre venti città italiane per
parlare dell’importanza dell’allattamento al seno (oggi solo
il 10% dei neonati è allattato esclusivamente al seno per 6 mesi,
come suggerito dall’OMS) e di buone condotte alimentari, come il
consumo di cibi sani, freschi, locali, contrapposte alle abitudini alimentari
che privilegiano junk-food, fast-food, cibi pronti e omogeneizzati.
Ha detto il vicepresidente vicario della Cia, Cinzia Pagni: “In
meno di quindici anni gli acquisti di ortofrutta sono diminuiti di quasi
il 30%, passando dai 450 chili a famiglia del 2000 ai 320 chili del 2013.
E la riduzione dei consumi riguarda soprattutto le nuove generazioni,
con ben il 22% dei genitori che dichiara che i propri figli non mangiano
frutta e verdura quotidianamente, mentre al contempo cresce del 7% il
ricorso al ‘junk food’. Questo non è solo un problema
serio per i redditi degli agricoltori – ha sottolineato Pagni –
ma un vero dramma per i riflessi che ha sulla salute pubblica. Oggi i
costi sanitari di obesità e sedentarietà toccano, in Italia,
23 miliardi di euro all’anno. Più del 20% dei bambini è
in sovrappeso e il 10,4% obeso. Quindi, circa un bambino su tre, tra i
6 e i 9 anni, ha problemi di alimentazione”. A questo si aggiunge
il fatto che si tende a proporre uno svezzamento anticipato con cibi pronti
e omogeneizzati, aggiunge Pagni, che influiscono sulla costruzione del
gusto, laddove bisognerebbe privilegiare i prodotti freschi.
A sua volta, gli ambientalisti ribadiscono la preoccupazione per l’esposizione
alle sostanze chimiche, ai farmaci, agli inquinanti. “Scegliendo
frutta e verdura locale, fresca e biologica si riduce l’utilizzo
di pesticidi (i cui costi sociali in Europa ammontano a 78 milioni di
euro), di imballaggi, di trasporti, si favorisce uno sviluppo della comunità
e una migliore conoscenza del territorio e dei suoi sapori – ha
detto la vicepresidente nazionale Vas Simona Capogna- Scegliendo l’allattamento
al seno, si predilige l’alimento più sano e meno inquinato
per il neonato, contenente sostanze protettive e stimolanti che aiutano
a sviluppare un forte sistema immunitario, mitigando gli effetti dannosi
dell’esposizione a residui chimici in utero e dopo la nascita. Attualmente,
purtroppo, in Italia solo il 10% delle mamme allatta in modo esclusivo
al seno nei primi 6 mesi mentre il 50% fa un allattamento misto con uno
svezzamento precoce (e il 40% non allatta affatto). Scegliere di introdurre
da subito cibi industriali, inoltre, ha anche un costo notevole per le
famiglie”. Si possono infatti spendere fino a 1200 euro l’anno.
(www.helpconsumatori.it)
Questo sito web utilizza solo cookie tecnici per garantire il corretto funzionamento. Per saperne di pił
Torna all'indice di ASA-Press.com
|
|
|