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SALUTE
E BENESSERE
Attenzione al «cibo low cost»
Salute dei consumatori a rischio
Smascherare le «trappole» che si nascondono dietro il cibo
«low cost», l'unico settore in Italia a registrare un aumento
delle vendite per effetto della crisi, ma che potrebbe creare rischi alla
salute dei consumatori. I dati denunciati dalla Coldiretti a Bruxelles
sono allarmanti: sei famiglie italiane su 10 hanno tagliato sulla quantità
e la qualità degli alimenti privilegiando spesso quelli a prezzi
troppo bassi per essere «sinceri», e nel contempo si assiste
all'aumento degli allarmi alimentari: «il 26% in più solo
nel 2013».
Lo scorso anno - rivela il dossier che l'organizzazione agricola italiana
ha portato ai responsabili europei - «sono entrati in Italia 85mila
tonnellate di pomodori "irregolari" per la presenza di residui
chimici, ma anche pistacchi e nocciole provenienti dalla Turchia contaminati
da muffe. È cresciuta del 38% l'importazione di miele naturale
dalla Cina per cui l'Ue ha lanciato un allarme sul rischio contaminazione
da Ogm non autorizzati. Dall'Est europeo poi sono giunti in Italia, per
la produzione di pane, milioni di chilogrammi di impasti semicotti e surgelati
con scadenza 24 mesi, grazie ad additivi e conservanti».
Insomma, una fotografia su «I rischi dei cibi low cost» inquietante
che il presidente della Coldiretti Sergio Marini ha presentato alla presidenza
dell'Ue, il ministro irlandese Simon Coveney, e al numero uno della Commissione
agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro. L'obiettivo: far capire
«la necessità di valorizzare l'agricoltura Ue garantendo
sicurezza ambientale e alimentare dei cittadini».
Nel resto dell'Europa la situazione non è migliore - mette ancora
in guardia la Coldiretti - visto che «lo scorso anno l'80% degli
avvertimenti per rischi alimentari è stato provocato da cibo low
cost proveniente da Paesi extra-Ue. Sul podio, nell'ordine, Cina, India
e Turchia».
L'Agenzia europea per la sicurezza alimentare «ha evidenziato una
carrellata di dati negativi: dal pepe indiano (irregolare il 59%) al pomodoro
cinese (irregolare per il 41%) e alle arance egiziane (irregolare il 26%).
A differenza delle spremute poi la maggioranza del succo di arancia consumato
in Europa proviene dal Brasile sotto forma di concentrato a cui viene
aggiunta acqua».
Per Coldiretti il cibo low cost contamina anche la «dieta Mediterranea».
«Se la produzione alimentare "Made in Italy" è
la più sicura sulla presenza di residui chimici, lo sono stati
meno - tra gli alti - i fagiolini del Marocco (irregolari nel 15% dei
casi) le fragole etiopi (16%), i piselli del Kenya (38%) fino ai peperoni
dell'Uganda (48%)».
Senza contare che «sono raddoppiate in 10 anni le importazioni da
partner Ue in Italia le imitazioni di Parmigiano Reggiano e Grana Padano».
Marini ha detto con forza ai vertici europei che «la riforma della
Pac che si prepara deve premiare chi lavora e vive di agricoltura, chi
produce cibo e chi lo fa in modo sostenibile». «Quanto all'Italia
- ha concluso - occorre un piano strategico nazionale per aumentare del
10%, entro 5 anni, la copertura del fabbisogno alimentare nazionale, anche
con politiche di salvaguardia del suolo agricolo e delle risorse naturali».
(Patrizia Lenzarini - www.ecodibergamo.it)
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