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SALUTE
E BENESSERE
Celiachia: emergenza mondiale
Donna e in buona parte con un familiare di primo grado con
la stessa patologia. Questa la tipologia della persona che soffre di celiachia.
Una malattia in aumento in tutto il mondo.
In aumento la celiachia nel mondo. E’
quanto emerge da un’indagine di due ricercatori italiani che lavorano
all’estero, Alessio Fasano e Carlo Catassi, rispettivamente, direttore
e co-direttore del Centro per la Ricerca sulla Celiachia (CFRC) dell’Università
del Maryland di Baltimora (USA). Da un esteso lavoro pubblicato sul New
England Journal of Medicine, emerge il profilo di chi è affetto
da questa patologia: donna e in buona parte con un familiare di primo
grado con la stessa patologia.
Il Centro per la Ricerca sulla Celiachia dell’istituto americano
opera per migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti
dal disordine, indagando contemporaneamente le cause della patologia e
le possibili vie terapeutiche. La celiachia è un disordine geneticamente
determinato su base autoimmune che colpisce 1 persona su 133 negli Stati
Uniti e circa 1 su 100 nel nostro Paese. E’ caratterizzata da un'intolleranza
permanente alla gliadina contenuta nel glutine, un insieme di proteine
presenti nel frumento, nell'orzo, nella segale, nel farro e in altri cereali
minori. La celiachia, perciò, rende tossici nei soggetti
affetti o predisposti tutti gli alimenti derivati dai suddetti cereali
o contenenti glutine in seguito a contaminazione generando gravi danni
alla mucosa intestinale quali l'atrofia dei villi intestinali. Gli anticorpi
prodotti dall’organismo per contrastare il fenomeno possono ulteriormente
danneggiare la mucosa intestinale causando una riduzione della capacità
di assorbimento dell'intestino.
La diagnosi tempestiva è cruciale per evitare la comparsa di altre
patologie collegate alla permanenza del disturbo ma una dieta appropriata,
priva di glutine, rimane la strada di cura principale per ridurre o eliminare
i sintomi e ricostituire i tessuti intestinali. Il trattamento più
all'avanguardia include una squadra pluridisciplinare di gastroenterologi,
pediatri, dietologi che lavorano insieme per sviluppare una strategia
personalizzata su ogni paziente, supportato insieme ai propri famigliari
con consigli sullo stili di vita più salutari da adottare.
La ricerca elaborata dal CFRC, dunque, evidenzia che la celiachia è
una malattia in aumento nel mondo - si parla di incidenza intorno all'1%
nella popolazione - e la crescita riguarda soprattutto i popoli di origine
non caucasica come i cinesi e gli indiani, che hanno via via adottato
abitudini alimentari sempre più simili agli occidentali. Il dato
nuovo è proprio questo: oggi la celiachia colpisce tutte le fasce
d'età in ogni parte del mondo. Le donne rimangono due volte più
soggette al disturbo rispetto agli uomini e si rileva un importante fattore
di familiarità (fino al 15% dei casi ha un parente di primo grado
celiaco). Non sempre la malattia viene diagnosticata, in realtà.
I celiaci potenzialmente sarebbero 600.000 in Italia, ma ne sono stati
diagnosticati ad oggi poco più di 100.000, con circa 10.000 nuove
diagnosi all’anno.
In Europa solo il 21% dei casi di celiachia, secondo le stime, è
rilevato clinicamente. Soprattutto all’inizio, non è facile
fare una diagnosi certa di celiachia perché i sintomi sono variabili
e possono confondersi con quelli di altre malattie dell’apparato
digerente. Inoltre, in una percentuale non piccola dei casi, la celiachia
rimane asintomatica ma comporta comunque un danneggiamento dei tessuti
intestinali. L’impegno rimane quello di favorire la diagnosi precoce
della celiachia, diffondendo nella classe medica la conoscenza di questa
intolleranza alimentare e il modo più idoneo per trattarla. Oggi
sappiamo, infatti, che non si nasce “celiaci”, bensì
con la predisposizione genetica alla celiachia, e in qualsiasi età
della vita, co-fattori ambientali quali stress, infezioni, gravidanza
ed altri fattori non ancora noti, possono scatenarne l’insorgenza.
(Alessandra Turchetti - www.famigliacristiana.it)
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