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SALUTE
E BENESSERE
In Inghilterra semaforo rosso per i cibi italiani
È da un po’ di mesi che il
Governo inglese insiste giustamente nel voler migliorare la salute dei
suoi cittadini. Soluzioni e suggerimenti nascondono con ogni probabilità
una manovra di marketing, ben congegnata, a scapito delle eccellenze alimentari
italiane. L’Inghilterra ha deciso di far diminuire l’introito
di alcuni nutrienti: grassi, sale e zuccheri, presenti negli alimenti.
L'dea può presentarsi giusta, ma il metodo no. Invece di proporre
un necessario e insostituibile metodo di educazione alimentare, ha pensato
di apporre sulle etichette dei prodotti alimentari un semaforo!
Il Ministro della Salute inglese, Anna Soubry, ha invitato la grande distribuzione
e i supermercati del suo Paese a utilizzare, da quest’anno, i colori
del semaforo per le indicazioni nutrizionali. Il sistema escogitato risulta
un po’ astruso e generalizzante. Il colore rosso indica pericolo,
il giallo mediamente pericoloso, il verde buono. Sulle etichette però
non sono affatto suggerite le quantità giornaliere. Inoltre, le
porzioni consigliate dovrebbero indicare il valore delle calorie e dei
nutrienti riferiti al fabbisogno giornaliero. In altre parole, le indicazioni
troppo generiche dovrebbero essere comprese e applicate da normali persone
prive delle conoscenze nutrizionali specialistiche. Per alcuni prodotti,
in corrispondenza dei numeri indicanti le quantità di ingredienti
sono previste parole come "alto", "medio" e "basso"
per segnalare in modo intuitivo se un cibo è ricco di grassi e
sale. Alcune aziende di distribuzione hanno subito adottato sistemi analoghi
a quello dei semafori, imitate da numerose catene di ristoranti, specialmente
nei grandi alberghi. Ma l’iniziativa finora era stata lasciata alla
discrezione delle aziende, con risultati poco soddisfacenti.
Ad aggravare l’offensiva ha pensato il sistema sanitario nazionale
inglese che, per rendere omogenea la raffigurazione delle qualità
nutrizionali, ha deciso di passare a un’indicazione ufficiale unica.
Si è saputo che anche le catene di hard discount, che in un primo
momento avevano rifiutato la proposta, adesso aderiscono alle nuove norme,
ma c’è ancora qualche catena alimentare che resiste a questo
diktat commerciale. Perché tutto questo dovrebbe nuocere alle eccellenze
italiane? Perché l’olio extravergine, per esempio, si ritroverebbe
un grosso bollino rosso di pericolo, corrispondente a una improbabile
porzione di ben 100 grammi, invece dei normali 15-30. La stessa cosa accadrebbe
a formaggi, salumi, dolciumi, eccetera. E i nostri eccellenti prodotti
italiani e quelli del Europa meridionale si ritrovano così col
semaforo rosso. Questo sistema penalizzante per una sola parte di prodotti
era già stato bocciato non solo dall’Italia, ma anche dall’intera
Unione europea che, saggiamente (almeno questa volta!), aveva suggerito
di mettere in atto una campagna di educazione alimentare per i cittadini,
specialmente nei confronti dei bambini.
L’Ue ha anche proposto altre norme, ad esempio esporre le informazioni
nutrizionali sui prodotti alimentari, compresa la provenienza. Speriamo
che questa esigenza educativa al buon consumo alimentare sia una proposta
ribadita, venerdì prossimo a Bruxelles, quando si riuniranno tutti
i responsabili del Comitato scientifico della Catena alimentare dei 28
Paesi, su proposta dell’Italia. Ma, nonostante la bocciatura europea
del semaforo, la Gran Bretagna non si adegua. Alimenti come la mortadella,
l’olio d’oliva, i sughi, grana padano, parmigiano reggiano,
prosciutto crudo, gorgonzola, mozzarella, taleggio, dolci, potrebbero
essere eliminati dalle tavole inglesi, provocando un ulteriore problema
al settore all’export italiano. In questa battaglia si sono trovati
d’accordo sia la Coldiretti che la Federalimentare, che temono questa
visione tecnicistica della qualità che rischia di mischiare il
prodotto buono e quello cattivo. Gli inglesi potrebbero fare ciò
che l’Unione consiglia e l’Italia attua già da molti
anni: programmare cicli di educazione alimentare per le scuole e la classe
medica. Ciò renderebbe tutto più facile e fruibile. Si comprenderebbero
le porzioni da introdurre, le loro calorie, i nutrienti, specie antiossidanti.
Sbagliano gli inglesi a non capire che proprio queste caratteristiche
del cibo italiano hanno fatto della nostra nazione il popolo più
longevo del mondo.
(Giorgio e Caterina Calabrese - www.avvenire.it)
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