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SALUTE
E BENESSERE
Relazione sullo Stato Sanitario del Paese
Intervento del Ministro della Salute Prof. Renato Balduzzi,
11 dicembre 2012
Signor Presidente della Repubblica,
Autorità, Signore e Signori,
l’odierno non è un rituale scontato, ma il momento più
importante nella comunicazione sanitaria del nostro Paese: l’informativa
al Parlamento, e per esso ai cittadini, sullo stato di salute della popolazione
e sull’attuazione delle politiche sanitarie.
Un’informativa voluta dalla stessa legge istitutiva del Servizio
sanitario nazionale, la legge n. 833 del 1978, confermata poi nelle riforme
sanitarie degli anni Novanta e resa quest’anno particolarmente preziosa,
Signor Presidente della Repubblica, proprio dalla Sua presenza, verso
il termine di un settennato scandito da una costante attenzione alle tematiche
del diritto alla salute e dell’organizzazione del sistema sanitario.
È una fotografia vera, che ho voluto tornasse alla sua prescritta
scadenza annuale, al fine di consentire di poter valutare meglio, anche
in parallelo e in raffronto con altri strumenti di analisi e di informazione,
il cammino sanitario del nostro Paese. E ringrazio tutti quanti, nel Ministero
della Salute, hanno consentito di rispettare questo impegno.
Una fotografia, inoltre, in grado di offrire alla discussione pubblica
sul Servizio sanitario nazionale una base sicura di dati validati e certificati,
così da creare le premesse per un dibattito costruttivo, meno emozionale
e più ragionato, sul suo stato attuale e sulle sue prospettive
future. La traduzione inglese, quest’anno integrale, potrà
fornire agli addetti ai lavori e alle opinioni pubbliche di altri Paesi
elementi conoscitivi aggiornati sul nostro sistema.
Sia l’intervento del coordinatore della Relazione, prof. Simonetti,
sia il breve filmato hanno già tracciato le coordinate fondamentali
di un comparto complesso, maturo, che rappresenta qualche cosa di cui,
come italiani (ha avuto modo di osservarlo recentemente il Presidente
del Consiglio dei Ministri, sen. Mario Monti), andiamo giustamente fieri.
Il Servizio sanitario nazionale effettua ogni giorno centinaia di migliaia
di atti sanitari e di prestazioni per i cittadini, attraverso le sue strutture
pubbliche e con il concorso degli enti e delle strutture accreditati.
Cito solo alcuni dati che riguardano le prestazioni più conosciute:
nel 2011 abbiamo avuto circa 10 milioni di ricoveri ospedalieri, oltre
770 milioni di prestazioni di specialistica ambulatoriale e di laboratorio
analisi, oltre 1 miliardo di confezioni di farmaci di classe A distribuite.
La spesa complessiva è stata di 112,9 miliardi di euro, con un
valore medio pro-capite pari a 1.862 euro, e un incremento percentuale
dell’1,4% rispetto al 2010.
L’offerta dei servizi è vasta e variegata e comprende, tra
l’altro, l’assistenza domiciliare, la salute mentale, la sorveglianza
epidemiologica, i controlli di prevenzione, le vaccinazioni, la sanità
veterinaria. I servizi di assistenza domiciliare, ad esempio, mostrano
un incremento di attività e raggiungono il 4% degli anziani. Lo
studio epidemiologico nazionale “Sentieri” ha misurato lo
stato di salute della popolazione residente in prossimità dei SIN
(siti di interesse nazionale), indicando che esso, per quanto sinora rilevato
attraverso l’analisi della mortalità, è meno favorevole
di quello della popolazione di riferimento regionale. Il sistema dei controlli
di prevenzione è articolato e diffuso, e anche questo segna la
differenza rispetto a tanti Paesi dell'Unione europea. Nel settore della
sicurezza alimentare, le attività ispettive condotte dalle Asl
hanno realizzato il controllo su alimenti e bevande in quasi 360.000 unità
operative, delle quali il 14,8% ha mostrato infrazioni. Circa la sicurezza
nei luoghi di lavoro, in tutte le regioni risultano costituiti i relativi
Comitati regionali di coordinamento. Stime INAIL sull’andamento
degli infortuni sul lavoro nell’anno 2011 registrano una riduzione
del 6% rispetto all’anno precedente, e si deve fare qualcosa di
più.
Il Servizio sanitario nazionale si fa anche carico delle situazioni più
rare e più complesse da trattare. Sono oltre 150.000 le segnalazioni
ricevute dal registro nazionale delle malattie rare, con più di
500 diverse malattie rare diagnosticate (tra le cause più frequenti,
le malformazioni e le malattie del sistema nervoso).
Nel settore dei trapianti, infine, il numero complessivo dei donatori
di organi è stato nel 2011 di 1.319 persone, contro 1.301 dell’anno
precedente (+1.4%); i donatori di cornee sono aumentati del 9% (oltre
7.300 donatori); per le cellule staminali emopoietiche il numero dei donatori
iscritti al Registro Italiano ha superato i 400.000 (+3%).
Vorrei però dedicare il mio intervento non tanto alla sintesi della
Relazione 2011 o alla sottolineatura dei suoi aspetti caratterizzanti
quanto piuttosto, alla luce dei dati e delle informazioni che essa offre,
ai percorsi seguiti nel 2012 e che potrebbero essere utilmente proseguiti
negli anni a venire, nonché alle principali criticità da
prendere in considerazione.
2012: l’anno della crisi affrontata
La sanità italiana ha offerto un significativo contributo alle
politiche adottate dal governo per l’uscita dalla crisi finanziaria
ed economica che attraversa il nostro Paese. Lo ha fatto in condizioni
di particolare difficoltà, per numerosi motivi.
In primo luogo, attraverso la compressione della dotazione delle risorse
finanziarie del Servizio sanitario nazionale (Ssn). Per quanto sia stata
significativa, la riduzione del finanziamento ha comunque preservato la
funzione primaria del sistema sanitario di prevenire e temperare gli effetti
della crisi sulle condizioni di salute della popolazione.
L’interruzione per il 2011-2012 del finanziamento del Fondo nazionale
per la non autosufficienza, che si intende adesso rivitalizzare, non solo
ha trasferito sul bilancio della sanità gli oneri per i servizi
sociali ad elevata integrazione sanitaria, ma ha anche comportato ulteriori
problemi all’organizzazione e al funzionamento della componente
territoriale del Ssn svolta in collaborazione coi Comuni, su cui insiste
particolarmente la nuova domanda di assistenza da parte delle categorie
più vulnerabili, indotta dalla crisi economica. Ed è proprio
per questo che intendiamo oggi rivitalizzare il Fondo.
Infine, non va dimenticato che il nostro Ssn ha affrontato la crisi con
una dotazione di risorse in sanità inferiore a quella degli altri
Paesi Ocse: i dati più recenti mostrano come la spesa sanitaria
pubblica italiana sia cresciuta di appena l'1,6% annuo, a fronte del 4%
osservato nel complesso dei Paesi Ocse.
Sui problemi immediati posti dal doveroso contributo della sanità
alle politiche di bilancio si sono innestate le esigenze di modernizzazione
del sistema che la crisi economica ha semplicemente acuito e reso più
manifeste e di più urgente soluzione. Tali esigenze sono state
affrontate attraverso una “manutenzione straordinaria” per
rivedere, riqualificare e riorganizzare il sistema assicurando l'invarianza
dei servizi ai cittadini. Il cambiamento impresso alle politiche sanitarie
nel rispetto dei principi fondamentali del Ssn si propone di rendere
il suo funzionamento più aderente alle trasformazioni sociali,
alla nuova struttura della popolazione e ai cambiamenti dell’epidemiologia,
migliorando al contempo la sua sostenibilità, per prevenire i futuri
problemi di fabbisogno (da anni segnalati anche in sede Ocse e di recente
ricordati dal Presidente del Consiglio) e renderlo più consonante
con gli obiettivi di finanza pubblica.
I due pilastri su cui poggia questa trasformazione sono indicati dal decreto-legge
6 luglio 2012, n. 95 convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto
2012, n. 135 (c.d. spending review), che stabilisce la revisione della
rete ospedaliera sulla base di standard quali-quantitativi e dal decreto
legge 13 settembre 2012, convertito dalla legge 8 novembre 2012 n. 189
(disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un
più alto livello di tutela della salute), che riguarda tra l'altro
la nuova configurazione dell’esercizio della medicina generale e
dell’assistenza primaria sul territorio.
Il nuovo ruolo dell’assistenza primaria e della medicina generale
Gli orientamenti internazionali indicano che l’assistenza primaria
ha un ruolo centrale nella prossimità ai cittadini e ai loro bisogni
di salute, consentendo l’idonea risposta a molte condizioni cliniche,
evitando il ricorso inappropriato al pronto soccorso e al ricovero ospedaliero.
La riforma introdotta con il decreto-legge n. 158 stabilisce il potenziamento
e l’organizzazione a rete dell’assistenza primaria, l’integrazione
con il settore sociale anche in riferimento all’assistenza domiciliare
e con i servizi ospedalieri nella fase sia pre- sia post-ricovero. Per
quanto riguarda la medicina generale e la pediatria di libera scelta sono
inoltre previste forme innovative di organizzazione quali i team multiprofessionali
e multidisciplinari, caratterizzate da modalità proattive e centrate
sulla persona, tali da garantire l’accesso ai servizi per tutto
l’arco della giornata e per tutti i giorni della settimana, anche
grazie al ruolo unico della medicina generale.
Ospedali più qualificati, più sicuri, più integrati
Gli ospedali italiani hanno una lunga tradizione storica e professionale
e sono un patrimonio che non si può sottovalutare. Occorre però
renderli più adeguati alle sfide della moderna medicina e più
pronti alla prossima sfida europea di una sanità senza frontiere,
assicurando la loro rispondenza a puntuali requisiti di accreditamento
che garantiscano un'adeguata omogeneità di standard assistenziali
fra le Regioni e la loro competitività rispetto agli altri Paesi.
Il regolamento sugli standard ospedalieri, previsto dalla spending review,
e l’Intesa Stato-Regioni sui requisiti di accreditamento delle strutture
sanitarie sono indirizzati a questi scopi. L’obiettivo è
di ridurre il numero di ospedali e di unità operative per realizzare
contemporaneamente un’offerta assistenziale più qualificata
e differenziata per intensità di cura, organizzata al proprio interno
secondo modalità innovative e flessibili, più rispondente
sia alle necessità dell’emergenza sia a quelle della riabilitazione
e integrata in una rete di ospedali, dialoganti fra di loro, e con l’assistenza
territoriale domiciliare e residenziale. Se faremo così, l'applicazione
della direttiva sull'assistenza trans-frontaliera non sarà un problema
ma una grande opportunità.
Innovazione, ricerca e formazione continua
Le politiche per la salute sono uno dei settori a più alto tasso
di innovazione tecnologica e organizzativa, che investe sia le prestazioni,
i servizi erogati e i relativi processi di produzione, sia l’amministrazione
e la gestione del sistema produttivo. Inoltre, il settore sanitario occupa
principalmente personale ad alto livello di qualificazione professionale,
prodotto di lunghi processi di formazione pre- e post-laurea e di un pressoché
costante “apprendimento sul campo”.
Un sistema sanitario che non sia in grado di mantenere il passo con l’innovazione
rischia la perdita di fiducia e la disaffezione dei suoi operatori e dei
suoi destinatari, un pericolo costante per la sua sostenibilità
sociale, ancora più rilevante della semplice sostenibilità
economica. Per questo, e tanto più in una fase di forte rinnovamento,
la ricerca in tutte le sue accezioni (quella di base, quella clinica e
quella organizzativa, epidemiologica e giuridico-economica) è un’attività
essenziale che deve essere esercitata in tutte le strutture del Ssn da
un personale costantemente qualificato e ri-qualificato. Sono consapevole,
signor Presidente della Repubblica, di toccare un tema sul quale più
e più volte Ella in questi anni è tornato, da ultimo in
occasione della Giornata nazionale per la ricerca contro il cancro, lo
scorso 9 novembre al Palazzo del Quirinale.
L’azione di governo ha dedicato particolare attenzione sia alla
formazione sia alla ricerca, elaborando il programma nazionale di educazione
continua in medicina ed emanando il bando per la ricerca sanitaria finalizzata
per il 2011-2012 ai sensi dell’art. 12-bis del d.l.gs. n. 502/92.
Quest’ultimo ha impegnato oltre 136 milioni di euro, di cui metà
per progetti clinico-assistenziali e organizzativi e metà per ricerca
traslazionale. Le otto aree tematiche indicate (dismetabolismi e patologie
cardiovascolari, patologie neurologiche, oncologia, infezioni e immunità,
nuove biotecnologie, sicurezza alimentare e benessere animale, patologie
di origine ambientale, sicurezza negli ambienti di lavoro e patologie
occupazionali) comprendono al loro interno la ricerca di base e traslazionale,
la ricerca clinica e quella valutativa, per garantire la piena integrazione
fra tutte le attività conoscitive di ambito sanitario. Una specifica
attenzione è dedicata ai progetti realizzati “in rete”
tra diversi enti, a quelli presentati da giovani ricercatori e alle collaborazioni
con ricercatori italiani all’estero, nonché a progetti cofinanziati
con il comparto industriale.
Decisivo appare l’impegno a diffondere programmi di ricerca, di
formazione e di trasferimento di soluzioni organizzative condivisi con
tutti i punti della rete assistenziale, compito cui è chiamata
principalmente l'ormai ampia rete degli IRCCS per svolgere appieno la
sua funzione di ricerca nell’ambito delle istituzioni del SSN.
La salute oltre la sanità
Molte malattie sono causate da fattori ambientali, sociali, economici
che impongono l’adozione di politiche intersettoriali nel campo
del lavoro, dell’ambiente, della scuola. È cresciuta la consapevolezza
del peso dei determinanti sociali e ambientali della salute, spesso
inestricabilmente intrecciati a quelli individuali e comportamentali.
Stiamo rafforzando le nostre collaborazioni con gli altri settori economici
e sociali e dovremo ulteriormente insistere su questa strada per ridurre
i rischi legati alla scorretta alimentazione, alla vita sedentaria, al
gioco patologico, all’inquinamento ambientale (su alcuni di questi
fattori di rischio è intervenuto il decreto-legge n. 158).
È continuato il monitoraggio dei siti d’interesse nazionale,
tra cui quello di Taranto, così come l’impegno contro l’inquinamento
da amianto e da altre sostanze (sull’amianto richiamo la recentissima
II Conferenza governativa nazionale di Venezia), anche attraverso l’appostamento
di risorse dedicate.
Una speciale attenzione è stata rivolta al sostegno di iniziative
di contrasto alle diseguaglianze, di cui già il riparto delle risorse
per il 2012, appena divenuto efficace, contiene una significativa traccia,
che credo debba essere sempre di più approfondita.
Universalismo, trasparenza e fiducia
Il Ssn è la “casa comune” per tutti i cittadini e per
le persone presenti sul territorio nazionale. Questo principio di universalità
del diritto di accesso alle prestazioni e ai servizi del Ssn è
profondamente intrecciato sia con il principio di trasparenza nella valutazione
dei suoi risultati e nell'individuazione dei suoi dirigenti più
capaci, sia con il principio di legalità nello svolgimento scrupoloso
dei procedimenti amministrativi. È necessario che tutti sappiamo
rendere conto dei risultati ottenuti, dell’uso appropriato ed efficiente
delle risorse affidate, dell’autonomia e del disinteresse con cui
sono prese le decisioni.
La crisi infatti non è solo economica, è anche crisi di
fiducia e di rappresentanza che richiede una risposta straordinaria e
un credibile impegno individuale e collettivo, insieme all’alto
senso di responsabilità e al rigore di chi amministra e soprattutto
di chi amministra un bene pubblico così prezioso come la salute,
che la saggezza e il realismo dei nostri padri costituenti vollero qualificare
come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività
e saldare strettamente con il principio costituzionale di eguaglianza
sostanziale.
Ecco perché la Sua presenza, signor Presidente della Repubblica,
è stata oggi qui particolarmente importante: nel corso del Suo
mandato Ella ha incarnato in modo singolare ed elevato sia il precetto
costituzionale rivolto ai cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche,
che hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore, sia l’attenzione
costante al Servizio sanitario nazionale. E mi permetta, in conclusione,
di riprendere un passaggio molto incisivo del Suo già menzionato
intervento del 9 novembre scorso, là dove Ella ha giudicato il
nostro Ssn come “pienamente compatibile anche con una prospettiva
di maggiore selezione e contenimento della spesa pubblica, a patto che
(…) ci sia ricerca di soluzioni razionalizzatrici e innovative.
Infatti, se dobbiamo guardarci dai giudizi e dagli interventi sommari,
dobbiamo anche guardarci da atteggiamenti puramente difensivi, conservativi
dell'esistente".
Il Ministero nella cui sede ci troviamo è chiamato dalla vigente
legislazione italiana ed europea a compiti sempre più impegnativi
all’interno del Servizio sanitario nazionale, proprio al fine di
coniugare autonomia e responsabilità, regionalizzazione e tutela
uniforme del diritto alla salute. A nome del Ministero della Salute, ma
sicuro di interpretare il sentimento della stragrande maggioranza del
popolo italiano, Le voglio esprimere, signor Presidente della Repubblica,
tutta la nostra affettuosa gratitudine.
(www.rssp.salute.gov.it)
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