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SALUTE
E BENESSERE
Troppo sale ai bambini
Già a 6 mesi si impara a esagerare. Spesso i genitori
non sono consapevoli di quanto sale danno a figli
L'abitudine ad aggiungere troppo sale nei piatti nasce molto
presto, a partire dai sei mesi di età. Una nuova ricerca, condotta
dai ricercatori del Monnel Chemical Sense Center di Philadelphia, dimostra
come la preferenza verso cibi con una elevata quantità di sodio
nasca quando i bambini non dovrebbero includere l'aggiunta di sale nei
cibi. "Il sale non è solo quello che si sparge sui piatti
ritenuti insipidi", spiega Gary Beuchamp, biologo del comportamento
e direttore dell'indagine sulle abitudini alimentari di sessantuno bambini
monitorati dai 2 mesi ai 4 anni di età, "Spesso i genitori
non sanno neanche che i cibi per i loro bambini contengono sale e che
indurranno i piccoli a sviluppare la preferenza per cibi salati, come
quelli che contengono amido, dai crackers al pane ai cereali per la colazione,
generalmente addizionati di sale. Questo rende facilmente sensibile il
loro palato al cloruro di sodio, che ha un sapore gradevole e li indurrà
a consumare più sale del necessario in età scolare e da
adulti". Nella indagine ad una parte dei bambini molto piccoli è
stata somministrata acqua con percentuali diverse di sale e sono state
registrate le abitudini alimentari impartite dai genitori con il passare
dei mesi. Osservando gli stessi bambini a 4 anni di età si è
scoperto che quelli che erano stati sottoposti a bevande più saporite
consumavano molti più cibi addizionati di sale rispetto agli altri
che invece non le avevano bevute. I bambini che non avevano bevuto acqua
addizionata di sale e non avevano mangiato cibi salati, al contrario,
consumavano più frutta a merenda e a colazione rispetto agli altri.
Sottolinea il dottor Beuchamp: "Il sale è una fonte importante
di sodio, che è un nutriente fondamentale per la vita e si assume
solo con l'alimentazione, ma il consumo esagerato è correlato con
l'ipertensione e altre patologie cardiocircolatorie. I nostri dati evidenziano
che, se si vuole ridurre il consumo di sale nella popolazione, è
importante cominciare fin da piccoli perché i bambini sono molto
vulnerabili ai sapori ed è durante l'infanzia che si acquisiscono
le preferenze. Ricerche precedenti hanno più volte dimostrato che
in età adulta si tende a consumare il doppio del sale necessario
all'organismo. Si aggiunge sale nei cibi che contengono amido, nei cereali
per la colazione, nell'acqua di cottura della pasta, nei sughi, nei secondi
piatti, negli alimenti conservati, nei dolci, nelle salse".
"I genitori dovrebbero controllare attentamente la quantità
di sale contenuta nei cibi e nelle bevande destinati ai loro bambini"
precisa Lesile Stein, ricercatrice della Monnel Center che ha condotto
la ricerca, pubblicata sull'ultimo numero dell'American Journal of Clinical
Nutrition. La National Academy of Sciences raccomanda, per i bambini dai
6 ai 12 mesi di età, di non superare i 375 milligrammi totali di
sodio al giorno.
Secondo i dati riportati nelle ultime linee guida sul sale dell'Inran
(Istituto nazionale ricerca sugli alimenti italiano) ogni grammo di sale
contiene circa 0,4 g di sodio. In condizioni normali il nostro organismo
elimina giornalmente da 0,1 a 0,6 g di sodio. E' questa la quantità
da reintegrare con la dieta e non è necessaria l'aggiunta di sale
ai cibi perché già il sodio contenuto negli alimenti è
sufficiente a coprire il fabbisogno.
Solo in condizioni di sudorazione estrema e prolungata la necessità
può aumentare. Ogni giorno un italiano adulto, fa sapere l'Inran,
ingerisce in media circa 10 g di sale (cioè 4 g di sodio), quasi
dieci volte di più di quello fisiologicamente necessario. (ANSA).
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