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SALUTE
E BENESSERE
Il petrolio del Golfo del Messico nella catena alimentare
La marea nera nel Golfo del Messico vista dai
satelliti (fonte: Michon Scott/NASA's Earth Observatory/NASA's Goddard
Space Flight Center)
Il petrolio disperso dal disastro delGolfo del Messico è entrato
nella catena alimentare. A confermare l'allarme è un gruppo di
ricercatori statunitensi guidato dall'Università dell'East Carolina,
che ha identificato la caratteristica 'impronta' chimica del greggio fuoriuscito
dopo l'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon all'interno dei
microorganismi prelevati nelle aree del disastro. Sin dai primi giorni
dopo l'inizio della perdita di petrolio grezzo causato dall'esplosione
il 20 aprile 2010 della piattaforma della British Petroleum molti gruppi
di ricercatori hanno iniziato a lavorare per comprendere l'impatto provocato
da quello che viene definito il più grave disastro ambientale della
storia degli Stati Uniti.
Lo studio conferma che una parte del greggio, secondo le stime della stessa
compagnia si sarebbero riversati in mare nei primi 80 giorni oltre 500
milioni di litri di petrolio, sarebbe stato assorbito dai microrganismi
dello zooplacton, la base della catena alimentare marina. Il petrolio
è una miscela complessa di idrocarburi che contiene anche altre
sostanze chimiche, le cui caratteristiche possono essere identificate
permettendo di ottenere una sorta di impronta digitale unica per ogni
singolo pozzo. I ricercatori hanno individuato tracce di petrolio provenienti
dal pozzo di Macondo, quello del disastro, accumulatosi all'interno di
microorganismi prelevati anche in aree distanti dall'evento e dopo la
chiusura della falla, avvenuta il 4 agosto 2010. (www.ansa.it)
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