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SALUTE
E BENESSERE
Dolce è la vita
Aspartame: come un dolcificante è il paradigma (amaro) per
capire come le autorità mondiali inseriscono nell'alimentazione
una nuova sostanza artificiale.
Si apprende che il Ministro della Salute Renato Balduzzi
vorrebbe far pagare una tassa extra alle industrie alimentari che producono
bevande o merendine con troppo zucchero. Storia già vista: alla
fine la "tassa" sarà pagata sul consumatore finale. L’idea
del ministro potrebbe produrre l’effetto di agevolare l'industria
dei dolcificanti artificiali e quindi incrementare la vendita dei prodotti
a basso contenuto calorico, cosiddetti light e diet. Tra l’altro,
i dolcificanti artificiali - aspartame, sucralosio, acesulfame k, ciclamato
e neotame – costano meno dello zucchero.
Se di obesità si deve parlare, gli esperti arruolati dal Ministro
dovrebbero aggiornarsi su alcuni studi importanti inerenti proprio la
piaga dell'Occidente che miete tante vittime: la sindrome metabolica,
associata sia al consumo di bevande dolci ma anche a quelle dolcificate
con edulcoranti ipocalorici. Com'è possibile essendo queste ultime
prive di calorie? E com'è possibile che gli allevatori di maiali
uniscano aspartame alla dieta dei piccoli suini destinati all'ingrasso?
La storia di questo dolcificante parte da lontano e l’autorizzazione
alla commercializzazione da parte dell’Fda fu un percorso lungo
e tortuoso che si sbloccò nel 1980. Quell’anno Reagan cambiò
il direttore della Food and Drug Administration, e per Donald Rumsfeld,
all’epoca amministratore delegato della casa produttrice di aspartame,
nonché rappresentante politico di Reagan per il Medioriente, le
cose cambiarono. Un organo terzo visionò le ricerche, che fino
al quel momento erano state bocciate, e decretò che l’aspartame
era sicuro. Da allora divenne l’edulcorante più diffuso al
mondo, si trova in quasi 5000 prodotti, dalle gomme da masticare alle
bevande, dal dentifricio ai farmaci pediatrici. Ma cosa c’era scritto
esattamente su quelle carte, che arrivarono anche al nostro Ministero
della salute? Oggi, alla richiesta di visionare i documenti sulla base
dei quali fu autorizzato il consumo di aspartame in Italia nel 1982, il
Ministero ha risposto così: «Non si sa dove siano finite.
Abbiamo fatto come direzione quattro traslochi e ad ogni trasloco si è
sempre riunita una commissione per la valutazione anche di…»
buttarli via.
Dopo 30 anni l'Agenzia per la sicurezza alimentare dell'Unione europea
(Efsa), su ordine della Commissione europea e a seguito della pressione
di alcuni parlamentari e media stranieri (Le Monde in particolare), deve
aprire il dossier sull’aspartame.
È una storia che potrebbe chiudersi a settembre, almeno per l'Europa,
quando gli esperti dell'Efsa (che ha sede a Parma ed è associata
ormai alla gaffe di Berlusconi «Io ebbi a fare la corte alla presidente
della Finlandia, perché quando si insegue un risultato si devono
usare tutte le arti») si pronunceranno. Da esaminare c’è
una lunga serie di problematiche associate all’aspartame. Quel che
sappiamo è che questo apparato che deve proteggere il consumatore,
e costa 80 milioni di euro l’anno, consente a ben quattro rappresentanti
dell'industria agroalimentare di sedere nel Cda e alla metà degli
esperti di avere conflitti di interesse.
Nel frattempo l’Istituto di ricerca Ramazzini di Bologna ci anticipa
i risultati di una ricerca circa i potenziali effetti cancerogeni di un
altro, sempre più diffuso, edulcorante: il sucralosio. (Sabrina
Giannini – www.corriere.it)
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