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Arsenico: nel Lazio l’emergenza è permanente
Arsenico nell’acqua: l’emergenza continua e dal 2013
- ancora una volta - c’è il rischio che 300 mila cittadini
restino senz’acqua potabile. Succede nel Lazio, dove in molti Comuni
i valori di arsenico, da anni, sono superiori ai limiti imposti dall’Unione
Europea. Le autorità italiane sono andate avanti a suon di deroghe,
innalzando i valori limite in attesa di soluzioni definitive. L’ultima
proroga, valida fino al 31 dicembre 2012, è arrivata dal Consiglio
dei Ministri dello scorso 5 marzo: il primo gennaio 2013 entrerà
definitivamente in vigore l’ordinanza dell’Unione Europea
che fissa a 10 microgrammi per litro il limite massimo di arsenico consentito
nelle acque potabili. I Comuni ancora coinvolti sono 11 nella Provincia
di Roma, 8 in Provincia di Latina e 38 in Provincia di Viterbo. Viterbo,
il territorio più colpito, ha tenuto a inizio aprile un Consiglio
provinciale straordinario per affrontare l’argomento e ieri il Presidente
della Provincia, Marcello Meroi, e l’Assessore all’Ambiente,
Paolo Equitani, hanno inoltrato al presidente della Regione Lazio, Renata
Polverini, la richiesta di un incontro per discutere l’emergenza.
“Restiamo convinti - hanno scritto i vertici provinciali - che per
scongiurare l’emergenza arsenico serva l’impegno di tutti,
attraverso l’assunzione di responsabilità dirette, relegando
all’Ato il controllo e la verifica degli impianti tradizionali o
degli eventuali interventi alternativi che si dovessero rendere necessari”.
“La Regione – hanno aggiunto Meroi ed Equitani – dal
canto suo dovrebbe intervenire trasferendo ai Comuni le somme messe a
disposizione dal Ministero. Questa proposta è stata anche sottoposta
all’attenzione dell’assessore regionale all’Ambiente
Marco Mattei a margine della recente seduta del Consiglio provinciale
straordinario”. Il problema, a Viterbo, riguarda anche il carcere
di Mammagialla dove, secondo una denuncia del Garante dei detenuti, il
valore di arsenico lo scorso settembre era pari a a 43 milligrammi per
litro, ben quattro volte il valore europeo di 10 mg e due volte la deroga
italiana di 20 mg. (www.agenparl.it)
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