|
RASSEGNA
STAMPA
Invitiamo il Governo a premiare il gesto eroico
del cuoco Emanuele Lattanzi
Per i colleghi italiani che lavorano nel mondo non c’è alcun
dubbio: Emanuele Lattanzi è il cuoco dell’anno. Lo hanno
decretato con una partecipazione quasi impressionante gli iscritti al
Gvci (Gruppo virtuale dei cuochi italiani all’estero) che hanno
seguito quasi minuto per minuto la sorte dei connazionali impegnati per
lavoro negli hotel sotto attacco terroristico a Mumbai. E in particolare
le vicende della famiglia Lattanzi, diventata il simbolo della fine di
questo incubo indiano. Il filmato di questo uomo robusto con la giacca
bianca che stringe teneramente la sua bimba di sei mesi è passato
su tutte le tv e i siti internet del mondo. È un’immagine
che in modo quasi banale per la sua naturalezza ha dato un segnale di
ottimismo e speranza mentre tutti si interrogano dove possa portare la
follia di chi, in nome di estremismi religiosi o di chissà quali
altre strategie, voleva provocare un altro 11 settembre.
Questo ragazzo romano, ben conosciuto in India dove la sua cucina è
apprezzata ed è uno dei punti di forza dell’hotel Oberoi,
merita però ben più di un pur importante riconoscimento
del Gvci (che abbiamo subito appoggiato e condiviso). Se in Italia ci
fosse un qualche organismo capace di rappresentare al meglio la ristorazione
italiana non ci sarebbero problemi: toccherebbe ai suoi dirigenti segnalare
e riconoscere in modo formale un gesto eroico che fa onore al suo protagonista
e crea tanta immagine positiva attorno alla sua professione e, non va
sottovalutato, al suo Paese d’origine.
Purtroppo, però, nessuno in Italia rappresenta a pieno, o vuole
realmente farlo, la ristorazione al di là di sigle o associazioni
più o meno autoreferenziali. Dalla Fipe alla Confesercenti, dalla
Fic a chi ha mostrato l’ambizione di voler rappresentare questo
mondo con Forum più o meno grandi, non è venuto alcun segnale
pubblico in tal senso. Peccato, perché la straordinaria normalità
di chi ha rischiato la vita per entrare senza armi, e senza addestramento
militare, nella prigione in cui erano trattenute moglie e figlia, armato
solo di amore e volontà, merita un riconoscimento decisamente più
vasto di quello del Gvci.
Consapevoli di rappresentare il pensiero di quasi tutti i nostri lettori,
che sono poi la maggioranza dei colleghi di Emanuele, ci permettiamo allora
di rivolgere un pubblico appello al Governo italiano perché rapidamente
trovi il modo per segnalare al mondo che il gesto eroico di questo cuoco
romano che lavora con sacrificio in India rappresenta un esempio di valore
simbolico per il nostro Paese. Ai ministri Frattini, Zaia e Bondi (con
la speranza che ci rispondano al più presto) chiediamo in particolare
di trovare il modo di assegnare ad Emanuele Lattanzi un qualche premio,
medaglia e riconoscimento. Che lo Stato italiano dia a questo giovane
cuoco la sensazione concreta che il suo gesto rende tutti gli italiani
orgogliosi di lui.
Un gesto ufficiale dello Stato avrebbe fra l’altro il vantaggio
di portare una giusta attenzione sulla figura del cuoco, che rappresenta
l’Italia nel nostro Paese e all’estero non solo con la cucina,
ma anche con la cultura e i valori nazionali. Sarebbe un modo concreto
per dare un sostegno simbolico, ma importante, a un’attività
che non vive solo di stelle e che miete successi nonostante l’arroganza
di certe guide che remano contro…
Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.net |
|
|