|
RASSEGNA
STAMPA
Ai confini del mondo. “La Nuova Zelanda”
Già dall’aereo, prima di atterrare ad Auckland,
si ha subito la percezione della bellezza di questa terra così
remota e lontana dall’Italia. Laghi immensi, vaste praterie, boschi
incontaminati, ghiacciai maestosi, e l’oceano, che rende questo
spettacolo ancora più circoscritto e delineato, come una cornice
intorno ad un quadro d’autore. E’ proprio questa l’immagine
che il W.I.N.Z (Wine Institute of New Zealand) vuole dare al vino prodotto
in questa terra: giovane, semplice, fresco, pulito.
Con un’estensione di 1200 km tra l’isola del nord e l’isola
del sud, la Nuova Zelanda è il paese più a sud/est del pianeta,
dove si è sviluppata la viticoltura. La superficie vitata si aggira
intorno ai 20.000 ettari con una produzione annuale di 1.020.000 hl (dato
2005).
La coltivazione della vite è praticata da nord a sud, in quanto
entrambi le isole sono dominate da un clima di tipo marittimo freddo con
inverni rigidi, estati miti ed un graduale abbassamento di temperatura
che durante l’autunno (marzo-maggio), soprattutto nell’emisfero
del sud, dà la possibilità all’uva di maturare (la
vendemmia nell’emisfero a sud dell’equatore avviene tra febbraio
e aprile). Proprio la peculiarità del clima rende la NZ adatta
per alcuni vitigni che l’hanno resa famosa anche fuori dai confini
nazionali. sauvignon blanc, chardonnay riesling, gewüstraminer, müller-thurgau,
semillion e chenin blanc tra i bianchi, pinot nero, merlot, cabernet sauvignon
tra i rossi. La differenza di circa 10 c° di temperatura media giornaliera
tra le due isole durante la fioritura e l’invaiatura, determina
una maggiore presenza di vitigni bianchi, adatti a climi più freddi,
sull’isola del sud ed uve a bacca rossa sull’isola nord. Il
sistema di qualità Neozelandese non prevede norme rigide sulla
coltivazione delle uve e sulla produzione dei vini, non esistono indicazioni
sulle varietà che possono essere piantate ne sulle zone nelle quali
le stesse possono essere coltivate. Le norme di regolamentazione sono
essenzialmente dettate dal Food Act and Food Regulations che stabilisce
quanto segue:
- Se la varietà dell'uva è
riportato in etichetta, almeno il 75% del vino deve essere prodotto con
la varietà dell'uva menzionata.
-Nel caso in cui due varietà di uve sono riportate in etichetta,
queste devono essere menzionate in ordine d'importanza. Nel caso che un
vino riporti in etichetta la menzione “Chardonnay-Sauvignon Blanc”,
si intende che lo Chardonnay è presente in quantità maggiore
rispetto al Sauvignon Blanc.
- Se in etichetta è riportata l'area di origine del vino, o del
distretto o regione, almeno il 75% del vino deve provenire dalla zona
menzionata.
La NZ è un paese molto verde, pieno
di vegetazione, grazie alle piogge che alimentano i ghiacciai i quali,
sciogliendosi nei periodi più caldi e secchi, sostengono i vigneti
in modo naturale. L’abbondanza d’acqua, se da un lato agevola
la produzione di vino con alte rese (aziende tipo Montana, Villa Maria,
Corbans e Nobilo producono milioni di bottiglie, a bassi prezzi soprattutto
per i supermercati) e favorisce la viticoltura in alcune zone del paese
che altrimenti resterebbero aride, dall’altro crea non pochi problemi
ai produttori che mirano ad un’alta qualità. Infatti, una
vite che riceve molta acqua, quando non è supportata da un buon
drenaggio del suolo, cresce rigogliosa e determina (soprattutto nel caso
del sauvignon blanc) un vino con sentori di erbaceo, senza complessità
aromatica. Se questo si adatta alle le grandi aziende che producono milioni
di bottiglie, al contrario non funziona per i piccoli produttori che puntano
sulla qualità.
Per ovviare a questi problemi presenti in NZ così come in Australia,
il Dott. Richard Smart ha sviluppato il concetto di “canopy management”
che ha contribuito in gran misura ad innalzare la qualità del vino
neo zelandese a partire dalla fine degli anni ottanta. Il “canopy
management” consiste in un mix di cura, manutenzione e lavoro che
può e deve essere fatto intorno alla pianta (diradamento dei tralci
più vigorosi ad inizio primavera, diradamento dei tralci più
vigorosi durante l’estate, sfoltimento delle foglie che si trovano
intorno alla grappolo durante il periodo di maturazione e soprattutto
un’attenta potatura nell’arco di tutto l’anno ) di ogni
vite – microclima -, per migliorarne l’esposizione al sole
delle foglie e dei grappoli d’uva e diminuire lo sviluppo di malattie
e muffe. Uomini come Dott Richard Smart (australiano) e Daniel Schuster
(neo zelandese) hanno esportato queste tecniche in tutto il mondo, compreso
Italia e Francia dove sicuramente sono sempre state applicate ma senza
un’adeguata metodologia. Dal punto di vista delle malattie in vigna,
in NZ vige una rigida “quarantena” per l’importazione
di piante, poichè la maggior parte delle viti non è innestata
su piedi americani (anti fillossera), anche se la tendenza degli ultimi
anni sembra andare in questa direzione. In NZ la fillossera è apparsa
solo in piccole quantità sull’isola del nord ma non si è
poi sviluppata, quindi, a parte alcuni virus di modeste dimensioni, i
vigneti godono di ottime condizioni. Inoltre, essendo un paese del “nuovo
mondo”, l’irrigazione qui è consentita sempre ed ovunque,
ma praticata raramente solo nelle regioni più secche tipo Malborough
/ isola sud. La resa media per ettaro, anche se non specificata dal sistema
di qualità, si attesta intorno ai 65 quintali, con una densità
media di 5000 – 6000 ceppi per ettaro (nei vigneti di aziende medio-piccole
dove si tende a produrre con basse rese). Anche dal punto di vista della
vinificazione la NZ è un paese dinamico, senza limiti nella regolamentazione,
tecniche come acidificazione, de-acidificazione, aggiunta di zucchero
sono tutte libere e tollerate. L’uso delle barriques per l’affinamento,
è rimasto limitato sia per gli alti costi d’importazione
delle barriques dall’Europa, sia per una maggiore volontà
delle aziende a produrre vini caratterizzati da aromi primari, netti,
freschi così da creare uno stile tutto neo zelandese, di forte
impatto sui mercati internazionali. Questo ha agevolato uno sviluppo di
un’efficiente industria che produce tini di acciaio per il controllo
della temperatura di fermentazione. Tuttavia, esistono ottimi vini affinati
in rovere che presentano un buon equilibrio tra frutto e legno, pur se
mancano leggermente in struttura, nella maggior parte dei casi sono vini
a base chardonnay e pinot nero. Nelle grandi aziende, vengono usati anche
i trucioli (oak chips) per dare aromi di affinamento al vino ed abbattere
al contempo i costi di produzione, questo lo si ottiene anche con l’utilizzo
dei tappi a vite, che ormai sono entrati nell’uso comune dei produttori
e dei consumatori (circa il 90% dei produttori utilizza tappi a vite).
Zone di produzione
Circa il 40% dei vigneti Neozelandesi si
trova sull'isola Settentrionale. Vicino ad Auckland, la città più
grande del paese, esiste una produzione di cab sauvignon e merlot che
viene distribuita localmente, soprattutto agli HO.RE.CA. Un’altra
zona di interesse è Gisborne, cittadina che si trova sulla costa
est dell’isola nord, esempio della vitalità del settore del
vino neozelandese. Quest’area, negli anni, si è ritagliata
l’appellativo di “città chardonnay”. Infatti,
si è passati da una produzione basata sul müller-thurgau –
ad opera di Montana e Corbans , due giganti che da soli producono l’80%
del quantitativo di vino in NZ – ad una rimpianto generale dei vigneti
con chardonnay. Intorno alla cittadina di Napier, 215 km a sud da Gisborne,
si trova la regione di Hawakes Bay una delle aree vinicole più
vecchie.Qui, durante tutto l’anno, si verifica la più alta
esposizione al sole del paese, questo presuppone la necessità,
in alcuni casi, di irrigare i vigneti. Nella parte più collinare
della regione, si trova un suolo a prevalenza calcareo. Tuttavia, gli
impianti sono spesso disposti, più in basso, nelle grande pianura
dove sono presenti suoli di origine alluvionale. Lo chardonnay è
il vitigno principale di Hawakes Bay - al quale manca un po’ del
carattere dello chardonnay di Gisborne - seguito dal cabernet sauvignon
e merlot. I vini prodotti con questi ultimi vitigni mantengono sovente
forti sentori di legno derivanti da un affinamento in botti di rovere
nuove o dall’utilizzo di trucioli, a seconda delle aziende.
All’estremo sud dell’isola settentrionale si trova la grande
pianura di Martinborough (Wairarapa). I vigneti si estendon tra piccole
e medie aziende, la maggior parte delle quali a gestione familiare, con
una superficie media vitata di 30-40 ettari. Qui, il vitigno principale,
è il pinot nero. Esistono due stili di vino prodotti con quest’uva.
Quelli realizzati nel tentativo di imitare i grandi Borgogna: rese bassissime,
estrazioni di colore e tannini molto marcati, vini affinati in barriques
francesi nuove per molti mesi. Ci sono poi i vini di annata, quelli basati
sul frutto, con leggeri passaggi in legno di secondo e terzo anno. Di
questa tipologia, esistono prodotti veramente eccellenti che esprimono
un grande frutto al naso. Vini con un bel equilibrio tra acidità,
frutto e tannini. Oltre al pinot nero, anche il cabernet sauvignon cresce
bene in questa zona e di buona qualità sono anche vini prodotti
da uve riesling (un vitigno che sta prendendo sempre più campo
in NZ).
Spostandosi sull’isola meridionale, si trova Marlborough, la regione
vinicola più grande della NZ. Il territorio pianeggiante, presenta
una conformazione di suoli poveri e ciottolosi che favoriscono il drenaggio
dell’acqua quando piove aumentando lo stress idrico. Lo strato di
sassi che copre il suolo, assorbe calore durante il giorno per poi irradiarlo
alla pianta durante le fresche notti in estate. L’estati sono secche
e ventilate e questa è una delle poche zone dove viene praticata
l’irrigazione. Il sauvignon blanc è il vitigno più
piantato sul quale le aziende hanno creato la loro fama internazionale.
Quest’uva, fermenta in vasche d'acciaioo, non subisce nessun affinamenti
in legno, sviluppando così un frutto pulito, pungente e molto netto
e combina una buona l'acidità ad una piccola nota dolce, aromatica.
Il riesling e lo chardonnay, con il sauvignon blanc ed il pinot nero sono
i vitigni più diffusi nella zona di Nelson, a nord ovest di Marlborough.
Al di sotto del 45emo parallelo dell’emisfero sud, si trova il Central
Otago. La produzione è concentrata intorno alla cittadina di Queenstown,
Una piccola Sud Tirol, con un clima diverso dal resto della NZ, continentale,
con maggiori variazione delle temperature giornaliere e stagionali. Le
vigne sono quasi tutte impiantate sulle colline per aumentare l’esposizione
al sole ed evitare le gelate che in questa regione sono molto frequenti.
Agli immancabili pinot nero e sauvignon blanc, si aggiungono altri due
vitigni che hanno un grande potenziale, il riesling (per la produzione
di vini secchi) e il gewüstraminer. Infine Canterbury che comprende
altre tre sub regioni: la pianura ad ovest e la penisola ad est, vicino
alla città di Christchurch e Waipara più a nord. Qui un
clima freddo e secco con leggere precipitazioni, favorisce il pinot nero,
lo chardonnay, il sauvignon blanc ed il riesling. A Waipara, produce vino
Daniel Schuster vera icona della consulenza agronomica nazionale. Ad oggi,
Daniel, è l’uomo che meglio ha saputo esportare le conoscenze
di viticoltura dalla NZ all’ Europa. Dopo una ventennale collaborazione
con la famiglia Antinori, “Danny” continua ad essere consulente
agronomo di alcune importanti aziende in Italia.
…punti di forza di uno stile
tutto neozelandese……..
Negli ultimi anni il vino neozelandese
ha attraversato una sorta di rivoluzione. Possiamo sintetizzare in alcuni
punti, gli aspetti che maggiormente ne hanno determinato lo sviluppo.
La forza della Nuova Zelanda, nei confronti di altri paesi, produttori
di vino del nuovo mondo, è stata quella di aver creato un proprio
stile. Alle varietà che crescevano meglio nel paese, in primis
sauvignon blanc ma anche chardonnay e pinot nero, si è saputo associare
precise tecniche di vinificazione che ne hanno contrassegnato lo stile
monovitigno, tipico del vino (come specificato in precedenza) neozelandese,
riconosciuto dai consumatori. Ultimamente, è diventata sempre più
evidente l’importanza di legare la produzione di vini monovitigno
ad una specifica realtà territoriale. Questo fatto ha gettato le
basi per un riconoscimento della varie zone vinicole neozelandesi entro
i confini nazionali e sui mercati esteri.
Dal 1996 al 2005, ad una crescita in termini di numero di aziende produttrici
e volume di vino prodotto, si sono accompagnati un costante trend positivo
sul mercato interno ed eccezionali risultati nell’export. (tab.
1).
Il significativo incremento dell’export,
è riconducibile a diversi fattori. Alla base esiste un’efficiente
e snella struttura organizzativa per la produzione, il controllo e la
promozione dei vini. Composta da tre organi fondamentali: New Zealand
Winegrower (rappresenta e promuove l’industria del vino), New Zealand
Grape Growers Council (conduce indagini, controlli e analisi sulla qualità
delle uve e dei vini) e il Wine Institute (il cui ruolo è quello
di promuovere i vini ed il territorio in Nuova Zelanda ed all’estero),
negli ultimi anni, ha intrapreso comuni ed aggressive politiche di marketing
per la promozione dei vini e del territorio, su tutti i mercati esteri
obiettivo. Tali azioni sono state agevolate anche dalle ridotte dimensioni
del sistema di produzione vinicolo neozelandese, sicuramente meno articolato
e variegato rispetto ad altri (ad esempio quello italiano). Anche il dinamismo
dell’intero comparto è stato una chiave di successo per l’affermazione
dei propri vini all’estero. Alto livello di utilizzo della tecnologia
in vigna ed in cantina, basso costo della forza lavoro, utilizzo dei tappi
a vite, tutto questo ha facilitato la messa in commercio di vini con prezzi
molto concorrenziali rispetto ad altri paesi. Inoltre, la rapida espansione
della superficie vitata, unita alle ultime annate abbondanti, richiederanno
una maggior necessità di posizionamento sul mercato, con una conseguente
aggressività nelle politiche di vendita. Da seguire con interesse,
in un futuro non lontano, sarà quindi il ruolo che potrà
giocare questo piccolo paese del nuovo mondo nel vasto panorama vinicolo
internazionale.
Filippo Magnani
(pubblicato su Corriere Vinicolo –
n. 79 di settembre 2006)
|
|
|