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RASSEGNA
STAMPA
Alcune domande per capire meglio l’export del vino Italiano in Inghilterra.
Intervista a Eric Narioo, proprietario e presidente de: Les Caves de Pyrene
Il Regno Unito, è sempre stato,
e rimane ad oggi uno dei principali mercati per l’export del vino
italiano. Una realtà, quella anglosassone, dinamica ed in espansione
, come evidenziato dai tassi di crescita del consumo di vino, registrati
dal 1999 al 2003 (+21,5%) e dalle previsioni per gli anni 2003-2008 (+16,2%).
(Tab.1)
Si tratta di un palcoscenico
che ingolosisce produttori da tutto il mondo, che tentano di posizionarsi
nel miglior modo possibile, vista la fluidità dello scenario che
comunque resta difficile. La gamma della scelta è ampia, e la competizione
spietata. A confrontarsi troviamo i vini nascenti dei paesi del Nuovo
Mondo caratterizzati dal loro ottimo rapporto qualità prezzo, e
i vini del Vecchio Mondo, tra cui i vini Italiani, che negli ultimi anni
hanno conquistato e consolidato una fetta di mercato importante, intorno
al 10% annuale per fatturato (Tab. 2) ed attestandosi al terzo posto delle
esportazioni di vino in Gran Bretagna per volume (Tab 3).
Per capire meglio le prospettive dello
sviluppo del vino italiano nel Regno Unito, abbiamo intervistato Eric
Narioo, proprietario e direttore de Les Caves de Pyrene, premiata quale
migliore azienda di importazione-distribuzione di vino italiano all’International
Wine Challenge Trophy in UK, nel 2006.
- Signor Narioo, quando ha iniziato ad importare vino
Italiano in Inghilterra ?
Nel 1990. A tre anni dalla creazione della mia impresa, che come si può
capire dal nome, nasce importatore/distributore di vino francese, specializzato
del Sud-ovest della Francia.
- All'inizio della sua attività quali vini
italiani importavate e da quali regioni?
Nei primi anni novanta, in Inghilterra, nessuno conosceva le grandi differenze
e peculiarità tra le regioni, i vini ed i vitigni Italiani. I vini
che importavamo erano Chianti, Pinot Grigio, Frascati, Barolo. Il mercato
era confusionario così come l’immagine del vino italiano.
Oggi l’approccio al vino del vostro paese è cambiato, perché
comincia ad acquisire importanza la volontà di scoprire in modo
più approfondito la realtà vinicola italiana da nord a sud.
La Tab 4, aiuta a capire meglio il posizionamento
del vino rosso e bianco italiano sul mercato inglese in confronto agli
altri paesi prodotto di vino del vecchio e nuovo mondo.
- Quali sono i numeri del vostro import
di vino italiano ?
Solo da 3 anni abbiamo creato un vero dipartimento di vino italiano, con
venditori italiani molto qualificati. Ad oggi, abbiamo rapporti commerciali
con 70 aziende ed importiamo circa 250 etichette Il nostro obiettivo è
quello di divenire specializzati sul vino italiano così come lo
siamo già da molto tempo per quello francese e quindi arrivare
a fine 2007 a collaborare con 120 cantine ed acquistare 400 etichette.
- Quali sono i vostri canali di distribuzione e di vendita ? Ed in quali
aree si dislocano ?
Il lavoro più grande, circa il 75% lo svolgiamo con gli HO.RE.CA
situati nell’area Londinese e nella parte meridionale dell’
Inghilterra. Nel resto del paese e in Irlanda abbiamo collaborazioni con
25 partner, distributori di vino. Un altro 20% lo distribuiamo alle enoteche
(wine shops) ed un 5% lo vendiamo direttamente presso il nostro punto
vendita a Arlington – Guildford vicino Londra, dove ha sede la società.
- Secondo la sua esperienza da importatore
in Inghilterra, mi può descrivere lo sviluppo del vino italiano
negli ultimi 15 anni?
L’Italia è un paese pieno di storia e tradizione dal punto
di vista
culturale, paesaggistico ma soprattutto enogastronomico e l’antica
diffusione della coltura della vite su questo bellissimo territorio è
ben nota agli esperti di settore. Tuttavia, per quanto riguarda la produzione
e aggiungerei la commercializzazione del vino, il vostro paese è
relativamente giovane. Mi spiego meglio, a parte alcune specifiche zone
ed alcuni storici produttori che hanno saputo interpretare il loro passato
in chiave moderna, negli ultimi anni nel “Bel Paese”, a differenza
della Francia (non sono sciovinista!), la produzione del vino ha avuto
uno sviluppo repentino ed esponenziale. Certamente questo fatto, ha apportato
molti cambiamenti a tutta la filiera produttiva e di commercializzazione,
con grandi benefici per il vostro export.. Intravedo però nel “sistema
vino Italia” ancora una certa confusione, dovuta forse alla sua
generale giovinezza che spesso determina delle strategie di breve periodo.
L’uso indiscriminato delle barriques per l’invecchiamento,
il crescente potere decisionale dei consulenti in vigna ed in cantina,
ed il non calibrato utilizzo dei vitigni internazionali prima ed autoctoni
poi, sono solo alcuni esempi dove il vostro paese non ha ancora intrapreso
delle posizioni chiare e precise.
- Quali sono i fattori che influenzano
la scelta del consumatore inglese nella acquisto dei vini italiani? E
cosa pensa dei vini Doc e Docg?
Secondo me, le denominazioni Doc e Docg rivestono poca importanza sulla
scelta del consumatore inglese, a parte quei casi in cui esiste un vero
rispetto delle regole e dove i consorzi funzionano realmente come punto
di riferimento ed di unione per i produttori quindi a garanzia di un’autentica
qualità. Se a questo si aggiunge una contraddizione di base e cioè
che molti vini Igt (in precedenza Vini da Tavola) sono più costosi
degli stessi Doc e Docg, si capisce il perché, spesso il consumatore
anche più esperto non riesce a percepire quali sono i vini di qualità,
di conseguenza, i fattori di scelta divengono altri. Giocano così
un ruolo importante sia i “Brand Territoriali e di Prodotto”
come il Chianti Classico, Brunello, Amarone, Barolo e Barbaresco sia i
“Brand Aziendali” ad esempio i grandi vini Supertuscans o
i Bianchi Friulani.
- Quali sono i vini italiani che vende
maggiormente, ed a quali prezzi?
Per rispondere bisogna premettere due cose importanti. Primo, che oltre
ai vini italiani e francesi, i nostri punti di forza, Les Caves de Pyrene
hanno rapporti commerciali con altre 300 aziende sparse in Australia,
Nuova Zelanda, Cile, Spagna, Germania e California. Secondo, il mercato
inglese è tradizionalmente legato ai grandi vini francesi (Bordeaux
e Bourgogne) e negli ultimi anni sta apprezzando molto i vini dei “nuovo
mondo”. Questi due fattori, ci spingono ad essere molto sensibili
al prezzo dei vini che importiamo, di conseguenza siamo sempre alla ricerca
di vini italiani che abbiano un rapporto qualità prezzo elevato.
Normalmente il nostro target si aggira tra i 3,50 € ed il 12,00 €
prezzo franco cantina per l’export. A questi si aggiungono alcuni
“premium wines” soprattutto toscani e piemontesi il cui prezzo
medio franco cantina per l’export, si aggira tra i 18,00 €
ed i 35,00 €.
- Puoi darmi una descrizione sulla tipologia
di vino a cui mira quando vuole iniziare una collaborazione con un’azienda
vinicola in Italia?
Che siano vini di annata o vini da invecchiamento il mio orientamento
è quello di acquistare vini freschi, con acidità evidente.
Vini i cui profumi non siano coperti dal legno utilizzato per l’affinamento/invecchiamento
(barriques, tonneaux, botti grandi). Do preferenza a vini prodotti con
vitigni autoctoni, tuttavia questo non è una pregiudiziale assoluta.
Per noi l’importante è la filosofia che sta dietro al lavoro
del produttore di vino ed alla sua azienda.
- Quali sono le regioni ed i vini italiani che secondo lei hanno un maggiore
potenziale per l'export in Inghilterra nel futuro?
Negli ultimi 2 anni ho viaggiato per tutto lo stivale da nord a sud, visitando
tutte le regioni e posso dire che tutta l’Italia è interessante
dal punto di vista enologico. Tuttavia credo che le regioni del Sud, in
primis Campania, Puglia e Sicilia abbiano un rapporto qualità/prezzo
che nel l’export gioca un ruolo fondamentale. Soprattutto la Sicilia
ha un grande potenziale, il problema è che l’immagine di
questa regione è ancora legata a vini da tavola e igt molto commerciali,
prodotti con vitigni internazionali. Per il mercato inglese, ho scommesso
molto anche sui vini delle Sardegna, Marche e del Trentino Alto Adice.
- Insomma, come vede il futuro del vino
italiano per l’import in Inghilterra ?
Les Caves de Pyrene ed io personalmente, già da tre anni, abbiamo
investito in tempo, denaro e conoscenza per realizzare un grande dipartimento
di vino italiano, questo perché crediamo fermamente nella potenzialità
che il vostro “nettare di bacco” potrà esprimere nei
prossimi anni. Devo anche sottolineare, che tutto questo progetto ha una
base di partenza fondamentale che la vostra cucina. Negli ultimi anni,
in Inghilterra si è assistito ad un vera e propria esplosione della
ristorazione italiana di qualità, basata su ricette e prodotti
regionali. Il mercato inglese sarà sempre più attratto dalle
unicità gastronomiche, che solo l’Italia è in grado
di offrire con tanta ricchezza e varietà. Io credo che tutta la
filiera di produzione di vino del vostro paese, dovrà lavorare
più a stretto contatto con la ristorazione e la gastronomia, per
creare politiche di promozione che mettano in risalto ancor più
le peculiarità regionali, tra queste anche i vitigni autoctoni.
- Profilo Aziendale
Indirizzo: LES CAVES DE PYRENE, Pew Corner - Old Portsmouth Road,
Arlington - Guildford GU3 1LP, UK –
Tel. 0044 1483 538820 – Fax. 0044 1483 455068
www.lescaves.co.uk
Anno di fondazione: 1987
Attività: Importatore / Distributore / Vendita Diretta.
Numero Dipendenti: 15 di nazionalità Francese/Inglese/Italiana
Aree di competenza: tutto il territorio dell’Inghilterra e alcune
parti dell’Irlanda
Filippo Magnani
(pubblicato su Corriere Vinicolo del 22
gennaio 2007)
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