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RASSEGNA
STAMPA
Lo stato della pesca e dell’acquacoltura nei mari italiani
In
un’Italia agricola, emerge la volontà di dare alla pesca
un ruolo strategico. Una conseguenza logica per una penisola dal profilo
tutto proiettato sul mare. La pesca di oggi si deve basare sul contenimento
dello sforzo di pesca, sul controllo dell’inquinamento, sulla valorizzazione
delle produzioni, sulla prevenzione della pesca illegale e soprattutto
sull’attenzione agli attori del settore ittico. Questi ed altri
argomenti sono stati approfonditi durante la presentazione del libro “Lo
stato della pesca e dell’acquacoltura nei mari italiani”,
promosso dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
“Non è un libro da leggere, ma da consultare”, ha sottolineato
il Direttore generale della pesca e dell’acquacoltura del Ministero,
Francesco Saverio Abate.
Il primo volume sullo stato della pesca nei Mari d’Italia è
del 1931. Oggi, a distanza di 80 anni il Ministero delle politiche agricole
alimentari e forestali ha promosso una nuova pubblicazione su “Lo
stato della pesca e dell’acquacoltura nei mari italiani” per
dare un quadro analitico e problematico della pesca marina e dell’acquacoltura
in Italia, che mira a superare l’immagine di un settore fatto di
gente che non sta alle regole e che “consuma” il mare, per
offrire un pieno riconoscimento della funzione sociale, ambientale ed
economica che svolge. Il volume raccoglie l’impegno di 140 ricercatori
che hanno fornito una fotografia esaustiva del sistema ittico italiano
e da cui emerge la necessità di una pesca italiana che sia competitiva
e più credibile in Europa, un modello di riferimento per tutto
il Mediterraneo.
Tra gli aspetti più importanti presentati nel libro ci sono: lo
stato delle risorse biologiche dei mari, la pesca e la biodiversità,
la pesca e i suoi attori principali, la gestione del settore, la sostenibilità
italiana, e la ricerca di settore.
Gli occupati nel settore peschereccio nazionale nel 2010, sono circa 29
mila unità.
Dal confronto dei dati 2004-2010 è evidente come l’impatto
socio-economico della riduzione dello sforzo di pesca sia stato molto
rilevante. Tra il 2004 e l’ultimo anno, il progressivo calo degli
occupati nella pesca marittima è quantificabile in oltre 6000 posti
di lavoro. Circa la metà degli occupati nel settore (14.047 unità)
appartengono alla categoria della piccola pesca.
Il numero delle imbarcazioni, dal 1983 al 2010, è diminuito di
circa 10.000 unità. Per quanto riguarda l’andamento della
consistenza del naviglio nazionale è da registrare una costante
diminuzione del numero dei battelli, che parte dal 2000 e prosegue in
modo progressivo fino al 2010.
Sicilia, Marche e Puglia sono le Regioni che – relativamente al
settore pesca- registrano un incidenza maggiore, sia in termini di cattura
che di ricavi, sul totale nazionale. I ricavi totali in Italia superano
il miliardo di euro.
Nel giro di 40 anni (dal 1961 al 2005) il consumo pro capite di pesce
e prodotti della pesca è cresciuto, sia sul versante Mediterraneo
(da 11 kg a 18kg pro capite, per un incremento del 71%), sia nel mondo
(da 9 al 16 kg, per un incremento dell’83%). In Italia parliamo
di un incremento del 108%, risultato del passaggio da un consumo pro capite
di circa 12 kg nel 1961 a 25 kg nel 2005.
Per quanto riguarda le specie abbiamo la trota che è la specie
più prodotta, attraverso il metodo dell’acquacoltura, in
Italia. Nel 2010 si registrano 40.000 tonnellate di produzione, pari a
un valore di circa 145 milioni di euro. Il giro di affari totale dell’acquacoltura
italiana, nel 2010, è stato pari a 556 milioni di euro.
Nella prima sezione dedicata alla pesca e la biodiversità, il professore
Ferdinando Boero esprime la sua teoria che l’andamento della pesca
a livello globale indica che gli stock ittici sono in corso di depauperamento.
Le specie di grandi dimensioni stanno diminuendo rapidamente e la pesca
si concentra su specie di minori dimensioni, fenomeno noto come “pesca
verso la base delle reti trofiche marine”. A questa diminuzione
corrisponde un aumento del macrozooplancton gelatinoso, forse favorito
dal riscaldamento globale. Il passaggio dai pesci alle meduse, potrebbe
essere seguito da un successivo ridimensionamento delle popolazioni di
plancton gelatinoso. La situazione che vede un “mare di pesci”
diventare “un mare di meduse” potrebbe, in seguito, portare
a un “mare mangia meduse” come ad esempio le grandi tartarughe
marine o i pesci luna, con un cambiamento radicale dell’habitat
marino.
Il professore Boero ha spiegato chiaramente qual è la situazione
della pesca: “In passato eravamo raccoglitori e cacciatori, ha detto,
poi abbiamo distrutto la biodiversità terrestre e siamo diventati
agricoltori. In mare siamo ancora, ha continuato, l’equivalente
di raccoglitori e cacciatori ed è importante continuare ad esserlo.
Per fare questo, ha concluso, è necessario dare un valore alla
natura e salvaguardarla”.
L’evento è stato concluso dal Ministro delle politiche agricole
alimentari e forestali, Mario Catania, che ha dichiarato: “È
importante riuscire a valorizzare il pescato nazionale, anche in favore
della quota di valore che resta al pescatore rispetto al prezzo finale
che paga il consumatore. Se il consumatore potesse conoscere l’origine
del prodotto che acquista, sarebbe disposto a pagare di più. E
ciò avrebbe ripercussioni positive pure sul reddito dei pescatori.
Su questo aspetto, sebbene le problematiche siano molte, stiamo lavorando
per portare a casa dei risultati prima della fine della legislatura”.
“Tra gli interventi a livello nazionale per il comparto, occorre
considerare anche il fatto che le potenzialità dell’acquacoltura
in acqua marina non trovano la loro dovuta espressione nel nostro Paese.
Tutto ciò comporta che il numero di imprese del settore –
ha affermato il Ministro - sia nettamente inferiore rispetto a quello
che si potrebbe avere. In Italia esistono infatti ostacoli e interdizioni
che dissuadono gli imprenditori a intraprendere una simile attività.
Tali criticità devono essere affrontate nelle sedi opportune e,
nonostante sia una sfida difficile, mi auguro di riuscire a ottenere alcuni
risultati anche in questo campo”.
Il Ministro ha ringraziato inoltre tutti coloro che hanno contribuito
alla realizzazione del libro presentato “che rappresenta uno strumento
estremamente utile per il settore della pesca, soprattutto considerata
la fase particolare che sta attraversando, caratterizzata da difficoltà
e problematiche importanti”.
“Il mare è stato sottoposto infatti a una pressione eccessiva,
superiore alle reali possibilità delle risorse. Questo è
purtroppo un fenomeno antico che risale già ai primi decenni del
Novecento. Si tratta quindi di un problema che viene da lontano e che
arriva fino a pochi anni fa, quando finalmente si è raggiunta una
consapevolezza comune della necessità assoluta di salvaguardare
le risorse e quindi di pescare meno e di pescare meglio superando, anche
a Bruxelles, le contrapposizioni che si erano avute tra chi intendeva
difendere gli interessi dei pescatori e chi tutelare le risorse. Oggi
abbiamo compreso che entrambe queste esigenze stanno insieme, l’una
non può escludere l’altra”.
“Tutto ciò implica ovviamente – ha proseguito il Ministro
– un grande sacrificio da parte dei nostri pescatori e delle imprese
del settore, chiamati ad affrontare la situazione attuale e a limitare
la loro attività. Questo sacrificio deve essere ripagato con delle
risposte adeguate. Risposte che devono essere individuate dalla politica
comunitaria così come da quella nazionale”.
Il ministro Catania ha quindi parlato del negoziato in corso per la riforma
della Politica comune della Pesca (PCP) e del recente Consiglio dei Ministri
dell’Agricoltura e della pesca che si è tenuto a Bruxelles:
“Anche alla luce di quanto trattato nel corso del Consiglio, si
può dire che c’è la percezione che alcune delle soluzioni
che sono state indicate dalla Commissione europea siano di difficile accettazione
da parte dei Paesi membri e mi riferisco in particolare al sistema dei
diritti trasferibili. Viceversa, ho riscontrato un consenso generale sull’esigenza
di arrivare a fissare lo sforzo massimo sostenibile per tutti i vari stock”.
Sempre a proposito del negoziato in corso in Europa, oltre che sulle condizioni
dell’attività della pesca, il Ministro ha fatto riferimento
infine a un altro aspetto centrale: “L’altro elemento fondamentale
della riforma riguarda ovviamente la dotazione finanziaria, fondamentale
per il futuro del settore e per il sostegno agli addetti ai lavori. Su
questo punto confermo l’impegno del governo volto a salvaguardare
gli interessi del settore”.
Il volume sarà a breve disponibile, anche in formato Pdf, sul sito
del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. (Olga Buglak
- www.aiol.it)
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