|
QUALITA'
Agricoltura prossimo futura: che cosa ne pensa il consumatore?
Ognuno di noi consuma quotidianamente dei prodotti alimentari.
Eppure l'origine, la terra, l'agricoltura, nell'immaginario collettivo
hanno un posto molto ristretto, un'immagine piuttosto polverosa e offuscata.
Né certe pubblicità bucoliche riescono a trasmettere un
vero amore per la natura, una reale comprensione del comparto agroalimentare
così come è, oggi, né tantomeno del lavoro degli
operatori nel settore.
Ma è utile che il consumatore sappia di più sull'origine
del cibo che arriva sulla sua tavola? Ed è interessato a sapere,
o può essere coinvolto?
L'Università degli Studi di Milano, Facoltà di Agraria,
in collaborazione con Bayer CropScience e con il patrocinio del Ministro
delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha incaricato GfK Eurisko
a condurre un'indagine sul tema Sicurezza e innovazione in agricoltura:
la percezione del consumatore. I dati emersi da questa indagine, presentati
durante un convegno al Circolo della Stampa, Milano, il 26 marzo 2007,
sono molto interessanti e, per molti versi, incoraggianti.
Ne emerge, per esempio, che l'84 % degli italiani riconosce i benefici
di una dieta ricca di frutta e verdura. Il 71% ritiene che i prodotti
agricoli di origine italiana siano più sicuri di quelli provenienti
dai paesi esteri, eppure il 68% degli intervistati si dichiara confuso
e vuole sapere di più sulle nuove tecniche di produzione agricola
e chiede di avere riferimenti autorevoli.
Le Facoltà di Agraria sono in grado di dare delle risposte ai consumatori
sia attraverso la formazione degli studenti, sia per mezzo delle loro
ricerche, condotte secondo canoni di correttezza e imparzialità.
Dice Giorgio Castelli, presidente del Consiglio di Coordinamento Didattico
del Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie Agrarie: "Siamo convinti
della opportunità di un sempre più stretto rapporto tra
il mondo universitario, il mondo produttivo e l'utente finale, ovvero
il consumatore. Questo evento ne è un ottimo esempio."
Durante lo stesso evento è stata presentata la nuova collana di
libri "Coltura e Cultura" realizzata da ART in stretta collaborazione
con Bayer CropScience. La collana prevede 12 volumi ed ha come primo scopo
quello di far conoscere i valori della produzione agralimentare italiana,
della sua storia e degli stretti legami con il territorio.
gdv
Le colture nella ricerca e nella coltivazione
Attilio Scienza – Università degli Studi di Milano e socio
onorario A.S.A.
L’impostazione data alla sezione dedicata alle colture nella ricerca
e nella coltivazione ha l’obiettivo di far comprendere il ruolo
dell’innovazione in agricoltura per rispondere all’evoluzione
delle esigenze del mercato. La ricerca in agricoltura nei termini della
sua applicazione alla pratica produttiva ha sempre dovuto fare i conti
con la difficoltà di conciliare tradizione con innovazione. La
vera tradizione è allora paradossalmente quella che tradisce la
tradizione ed è nel tradimento fedele dellatradizione che si realizza
l’innovazione. Ciò significa che della tradizione bisogna
mantenere solo ciò checonsente di mantenere l’originalità
del passato adattando alle esigenze del marcato che cambia la tecnica
o ilmetodo di produzione.
Un esempio: i vitigni antichi sono certamente un’espressione della
tradizione ma la loro coltivazione e la loro vinificazione non può
ripetere i metodi del passato perché i vini ottenuti che non sarebbero
adatti ad un consumatore moderno e quindi è necessario applicare
a quelle uve delle trafile di vinificazione che garantiscono salubrità,
garanzie di igiene e caratteristiche sensoriali che nel passato non erano
richieste. Levy-Strauss antropologo strutturalista sosteneva che "è
buono da mangiare ciò che è buono da pensare", dove
il significato di cibo va aldilà degli aspetti materiali e coinvolge
nelle scelte dei prodotti e nell’atto di alimentarsi contenuti culturali
spesso inconsci. In particolare il bisogno di innovazione si è
spesso drammaticamente posto non tanto per rendere più competitiva
la produzione di un bene come avviene ora, ma per far fronte ad eventi
imprevisti che hanno costretto l’uomo a "tradire" la tradizione
e quindi a dover scegliere qualcosa di diverso rispetto al passato. Queste
scelte erano spesso delle scelte che oggi definiremmo genetiche e che
consistevano nel scegliere (la selezione) individui vegetali o animali
capaci di meglio adattarsi ai cambiamenti ambientali o ai mutati abbisogni
alimentari della comunità.
La rivoluzione neolitica (o del neolitico) coincise circa 10.000 anni
fa, nelle nostre regioni, con il termine delle glaciazioni e con il ripristino
delle condizioni climatiche dell’olocene ebbero inizio le prime
forme di agricoltura stanziale, dove prevalsero le attività di
selezione a quelle di coltivazione vera e propria e per queste venne chiamata
antropofila o di protezione. Questo lavoro di selezione è stato
alla base dello sviluppo della agricoltura fino ai giorni nostri e solo
recentemente, negli ultimi due secoli, si è sviluppato un processo
consapevole di creazione di nuovi individui attraverso l’incrocio,
(ebbe la sua apoteosi, soprattutto per alcune specie – es. mais,
riso, frumento - in quella che venne chiamata negli anni ‘80 la
rivoluzione verde). La conoscenza del genoma di molte piante agrarie e
gli sviluppi delle applicazioni del DNA ricombinante sono alla base di
un’altra rivoluzione che si può definire della agricoltura
verde dove lo sviluppo di varietà resistenti alle avversità
ed a basso fabbisogno di nutrienti dovrebbero consentire un minore impatto
della chimica ed un risparmio energetico.
Alcuni esempi possono meglio chiarire queste affermazioni :
• gli effetti della "piccola glaciazione" (dal 1300 al
1700) sulla localizzazione della viticoltura in Europa e sulla scomparsa
di molti vitigni inadatti a sopportare il freddo o incapaci di maturare
in condizioni di basse temperature. Le scelte genetiche si orientano verso
vitigni bianchi precoci. Il cambiamento climatico in corso, aldilà
delle cause, riproporrà alla agricoltura scelte anche drammatiche,
ma le soluzioni saranno ancora una volta affidate ai risultati della genetica,
anche se i metodi di miglioramento, più rapidi ed efficaci, saranno
molto diversi;
• gli effetti di numerose avversità che si abbattono verso
la metà del 1800 sull’agricoltura europea (ad esempio la
fillossera) costringono molte nazioni a sviluppare programmi di ricerca
e di formazione degli agricoltori per trovare i rimedi efficaci. Nascono
in questo periodo molte scuole di agricoltura, tra cui la Scuola superiore
d’agricoltura di Milano, dalla quale nascerà la Facoltà
d’Agraria. Non fu però facile convincere gli agricoltori
a cambiare: essi fecero ad esempio grande resistenza all’introduzione
del piede americano e persino furono tirati in ballo i principi del darwinismo
e dell’antidarwinismo per sostenere le tesi degli uni e degli altri.
L’arma vincente fu ancora cultura che attraverso le prime scuole
di agricoltura tolse gli agricoltori da un oscurantismo medievale;
• anche le vicende economiche ed i comportamenti sociali dei consumatori
hanno determinato nel recente passato profondi cambiamenti nel modo di
coltivare la vite. Quando alla fine del 1600 la cosiddetta "rivoluzione
delle bevande" rifiutò i famosi "clarets", prodotti
in molte parti del mondo, per orientarsi verso vini ed alcolici fino ad
allora sconosciuti, quali lo Champagne, il Cognac, il Vermuth, il Whisky
ed altri, questa tendenza provocò un profondo cambiamento nelle
strutture produttive della viticoltura europea. Ma non fu una crisi inutile:
si sviluppò l’industria delle bottiglie e dei tappi di sughero,
si diffusero molti vitigni prima sconosciuti, sorsero nuove zone viticole,
il mercato del vino e dei suoi derivati raggiunse finalmente le classi
meno abbienti.
Ma se il futuro è nella ricerca soprattutto per il contributo che
essa può dare per lo sviluppo della produzione agricola, essa non
può essere dispensata agli imprenditori senza tener conto dell’opinione
pubblica. La freddezza se non l’ostilità che il consumatore
prova nei confronti dell’innovazione, sia essa rappresentata dagli
OGM o dai vari prodotti impiegati nella lotta antiparassitaria, è
spesso dovuta a quella faglia che interrompe il rapporto tra mondo agricolo,
gli istituti di ricerca ed il consumatore. Alla necessità di dover
condividere i risultati della ricerca con l’utente finale delle
filiere produttive agricole, si associa spesso l’inadeguatezza dell’informazione
che spesso non è capace di "volgarizzare" i risultati
che escono dai laboratori e talvolta vede in questi risultati un pericolo
per la salute e per l’ambiente. Formazione diffusa ed informazione
responsabile devono essere i protagonisti di uno sviluppo culturale della
nostra agricoltura in chiave ermeneutica. Il racconto delle storie del
vino può rappresentare il paradigma e la metafora di come si può
comunicare l’innovazione senza annoiare o spaventare il consumatore.
Un esempio tra i tanti possibili che dimostra inoltre come ormai nella
ricerca sia necessario operare in modo interdisciplinare è quello
del vino di Chio. Negli anni 60 e 70 furono ritrovati nel Mediterraneo
settentrionale, al largo delle coste francesi e toscane, numerosi relitti
di navi risalenti al IV-V sec.a C. con anfore di una foggia inconfondibile,
provenienti dall’isola di Chio, destinate ad un vino dolce le cui
tecniche di fabbricazione erano segrete. L’enorme numero di anfore
ritrovate, tuttavia, non giustificava la modesta produzione di vino di
una piccola isola di fronte alle coste turche. LE ricerche portarono a
scoprire che gli Etruschi, visto il grande successo del vino, cercarono
di imitarlo, ripetendo sulle coste dell’alto Tirreno il modello
di viticoltura di Chio: dalla tecnica colturale fino all’imitazione
dell’anfora di Prassitele.
Presentazione dell’indagine
condotta da GfK Eurisko
Relatore: Fabrizio Fornezza - GfK Eurisko
GfK Eurisko ha svolto un’indagine quali-quantitativa
dal titolo “Sicurezza ed innovazione in agricoltura: la percezione
del consumatore”, in collaborazione con il Dipartimento di Produzioni
Vegetali dell’Università di Milano, con il sostegno di Bayer
CropScience.
Gli obiettivi dell’indagine sono stati:
· Capire i vissuti verso il prodotto agricolo ed in particolare
l’ortofrutta, la relazione e il valore percepito nell’alimentazione,
le logiche di scelta
· Capire gli eventuali punti critici o i nodi percettivi da sciogliere
nella relazione fra consumatore, agricoltura e innovazione in agricoltura
· Identificare eventuali bisogni di rassicurazione e di formazione
ed informazione, oltreché i soggetti deputati a fornire tali supporti
al consumatore.
Dal punto di vista metodologico la ricerca si è basata su una struttura
integrata composta da una fase qualitativa (focus group) ed una quantitativa
(indagine telefonica).
L’universo analizzato è stato la popolazione italiana di
età compresa tra i 18 ed i 55 anni.
La fase qualitativa è stata svolta attraverso 4 focus group.
La fase estensiva si è basata su 800 interviste telefoniche C.A.T.I.
ad un campione nazionale rappresentativo dell’universo di riferimento
per le principali variabili socio-demografiche (sesso, età, area
geografica ed ampiezza centri di appartenenza), in sede d’analisi
il campione è stato controllato anche per titolo di studio e professione.
In estrema sintesi, da questa indagine emerge che il consumatore:
- conosce i benefici di una dieta ricca di frutta e verdura (l’84%
degli intervistati li ritiene elementi essenziali per una sana alimentazione)
- si fida di più del prodotto italiano (il 71% degli intervistati
ritiene la frutta e verdura italiane più sicure di quelle estere);
- non conosce le tecniche agricole, né il grado d’innovazione
in agricoltura (meno del 10% conosce bene la produzione integrata);
- vorrebbe saperne di più, da soggetti autorevoli “super
partes”, ma non ha un chiaro riferimento.
L’indagine evidenzia inoltre le conoscenze piuttosto confuse del
consumatore sul tema, la sua ambivalenza verso l’innovazione, il
suo scollamento fra ideale e reale, la sua richiesta di saperne di più
che cela il bisogno di essere protetto e rassicurato da chi è responsabile
della scienza, dell’innovazione e della sicurezza.
|
|
|