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QUALITA', SALUTE, BENESSERE
In arrivo il "gran
suino padano" Dop.
Poiché
le mistificazioni, le frodi e le furberie, nazionali ed estere, soprattutto
in quest'epoca di globalizzazione e di mercati spalancati non finiscono
mai, mettere dei paletti è cosa buona e saggia. Ecco allora che
è stata avviata la procedura di richiesta del marchio "Gran
Suino Padano"al Ministero delle Politiche Agricole.
L'inoltro per l'iter procedurale è stato promosso e curato dalla
Giunta regionale Lombarda su proposta dell'assessore all'agricoltura Viviana
Beccalossi. La Denominazione d'Origine Protetta sarà riservata
ai suini nati, allevati, macellati e sezionati secondo un preciso disciplinare.
Le zone di produzione del Gran suino padano sono costituite dai territori
delle regioni Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia,
Marche, Molise, Piemonte, Toscana, Umbria e Veneto, caratterizzate da
due zone climatiche molto simili (le temperature medie annue sono comprese
tra 10 e 14,5 gradi) che hanno permesso, unitamente ad un'alimentazione
basata prevalentemente su cereali e sui sottoprodotti dell'attività
casearia (siero, cagliate e latticello), lo sviluppo dell'allevamento
di questo tipo di suino.
Il termine "Gran", che qualifica la denominazione di Suino padano,
sta per "pesante", "maturo", e descrive la caratteristica
principale del capo stesso rappresentata da un peso e una taglia superiori
rispetto al suino tradizionale allevato al di fuori della zona tipica
di produzione. Il termine padano individua, infatti, la zona di origine
storica. Infatti, i primi riferimenti a questi suini sono del nobile bresciano
Agostino Gallo che li cita già nel 1584.
Il suino potrà ottenere il marchio europeo se la razza, l'allevamento,
l'alimentazione e la macellazione corrispondono a rigidi standard.
"Il
riconoscimento del marchio Dop - ha precisato Viviana Beccalossi - è
da considerarsi quasi come un atto dovuto perché il gran suino
padano è proprio quello utilizzato per produrre il prosciutto di
Parma e il prosciutto San Daniele, entrambi riconosciuti con la Dop".
I tagli di carne, fresca refrigerata o congelata, devono, ad esempio,
essere: mezzena, coppa, lombo, coscia disossata rifilata, lardo, spalla,
pancetta integrale, gola e trito. Il peso a freddo della carcassa deve
essere superiore a 110 chili. Per quanto riguarda la macellazione, i suini
possono essere inviati al macello non prima che sia trascorso il nono
mese e non dopo il quindicesimo dalla nascita.
Detto ciò vi è però da chiedersi se la richiesta
del marchio, che sarà verosimilmente accolta, non vada a sovrapporsi
ai disciplinari già in atto studiati e costantemente controllati
dai vari Consorzi del Parma, del.San Daniele così come del Culatello
di Zibello, del prosciutto toscano, di quello di Modena, di Norcia (anche
se ha soltanto l'Igp), di Carpegna, del Veneto Berico-Euganei, ecc. Questo
per restare nei prosciutti, tacendo della pancetta e della coppa piacentine,
altrettanto Dop, del lardo di Colonnata e di Arnas, e via enumerando.
Una sovrapposizione, si badi, non disdicevole (melius abundare quam deficere)
ma che maliziosamente si potrebbe interpretare come la constatazione che
il lavoro dei Consorzi dei succitati salumi - che per statuto utilizzano
solo suini nati e allevati nelle stesse aree, alimentati secondo un rigido
disciplinare, macellati solo al raggiungimento di un certo peso - sia
carente o incompleto rispetto a quello enunciato dalla nascente Dop padana
per il "Gran Suino".
Giuseppe Cremonesi
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