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QUALITA'
Il Garda Classico lancia l’allarme sulla nuova OCM Vino
Una riforma pericolosa soprattutto
per le produzioni vitivinicole di nicchia, che rischia di ridimensionare
pesantemente il ruolo delle Doc: questo il messaggio uscito da un convegno
organizzato dal Garda Classico. In piena sintonia con il presidente di
Federdoc Riccardo Ricci Curbastro, il Consorzio non ha dubbi: serve una
mobilitazione per cambiare l’impianto della riforma.
C’è una spada di Damocle che
pende sulla grande tradizione vitivinicola italiana: è la riforma
dell’Organizzazione Comune di Mercato attualmente in discussione
a Bruxelles, che l’Europa vorrebbe rendere attuativa in tempo per
cambiare le regole del gioco già a partire dalla vendemmia del
2008. Una scadenza che sta provocando una nuova presa di coscienza da
parte degli addetti ai lavori sugli effetti che la riforma, se approvata
con i suoi contenuti attuali, potrebbe avere sul settore. L’allarme
è partito nei giorni scorsi dalla riviera bresciana del lago di
Garda, dove il Consorzio Garda Classico ha organizzato un convegno per
illustrare ed approfondire i contenuti della nuova normativa. E il quadro
disegnato per l’occasione da Riccardo Ricci Curbastro, presidente
bresciano di Federdoc, è di quelli che non promettono nulla di
buono.
Quel che si profila all’orizzonte è in effetti un forte ridimensionamento
del sistema delle Doc, a favore di un livellamento del mercato verso il
basso che andrebbe a favorire soprattutto le produzioni dei paesi terzi,
quelli dove la tradizione vitivinicola è meno radicata. Alla base
della riforma, c’è la volontà di ridurre la produzione
europea eccedentaria per far cessare il fenomeno delle distillazioni assistite.
Da qui l’idea di dare il via ad una campagna di espianti sovvenzionati
(pari a circa 200 mila ettari) cui far seguire un periodo di “liberalizzazione”
degli impianti, non più legata all’acquisizione di diritti,
che, secondo Federdoc, potrebbe in realtà avere come paradossale
effetto finale una crescita del 25% del vigneto europeo in luogo di una
diminuzione. Nel frattempo però, sul mercato potrebbero venire
a mancare grossi quantitativi di vino a tutto vantaggio dei paesi emergenti,
che potrebbero invadere il settore con produzioni di profilo qualitativo
decisamente meno nobile. E questo grazie anche ad un altro aspetto della
riforma: quello che punta a far confluire le Doc nel circuito Dop/Igt,
rischiando quindi di svilire i contenuti di garanzia e qualità
che in qualche modo il sistema di controlli legato alle attuali denominazioni
ancora garantisce, ed offrendo nuove opportunità di mercato ai
vini da tavola tramite la possibilità di indicare annata e vitigno
in etichetta. Una forma di concorrenza “sleale” che, considerata
anche la mancanza di un metodo analitico e di un catasto vitivinicolo
per tracciare la produzione dei vini da tavola, potrebbe rivelarsi enormememente
dannosa per paesi di grande tradizione come Italia e Francia. Non è
un caso che i due paesi si trovino questa volta uniti su un unico fronte
nella volontà di cambiare i contenuti della riforma.
“I tempi sono stretti, ma si può ancora fare qualcosa –
afferma il presidente del Garda Classico, Sante Bonomo-. Le organizzazioni
dei produttori, sulla spinta di Federdoc che già si sta battendo
a Bruxelles, possono ancora andare in pressing sul sistema politico e
avanzare le proprie richieste. Il primo grande appuntamento sarà
il Tavolo Regionale sulla Ocm vino che si terrà in settembre a
Milano, dove anche i consorzi porteranno propria proposta e proprio parere”.
Insomma, la riscossa delle piccole Doc contro le norme inique della nuova
Ocm sembra partire proprio da Brescia: ma questa non è una novità.
“Anche quando nacque la prima Ocm alla presidenza di Federdoc c’era
un bresciano, Michele Vescia – ricorda Bonomo-. Ed anche allora
ci fu una battaglia per cambiare quelle parti della normativa a noi meno
favorevoli. Oggi, la situazione sembra ripetersi. E la speranza è
di ottenere i medesimi, positivi risultati”.
CONSORZIO GARDA CLASSICO
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