QUALITA'

Lettera a Food Design, dall’esperienza di Tuttofood – Milano 7 maggio 2007

Sotto l’immagine del contenitore MENU’, la conferenza di presentazione del programma e dei primi passi di FOOD DESIGN, la nuova divisione di ADI, prestigiosa associazione per il Design Industriale al vertice dell’immagine di questo sapere progettuale, si è proposta a TUTTOFOOD e al resto del mondo con la storia di FOOD DESIGN, i suoi progetti e il primo nucleo dei suoi componenti.

MILANO è in piena azione di ricupero di PROTAGONISMO anche del CIBO, per decenni trascurato lasciando spazio e voce ad altre sedi, più o meno meritevoli di notorietà internazionale.

Un’esplorazione della dinamica PRESTAZIONALE dell’alimentazione in ogni parte del suo scenario espressivo è il nuovo-vecchio target di studio dell’innovativa proposta: il COORDINAMENTO da parte del FOOD DESIGNER - come avviene in molti settori della proposta al mercato di filiere di prodotto, nelle forme e prestazioni legate alle tecnologie o al territorio, riconoscibile come carattere di modernnità e culturale.

L’opportunità affascinante prima della conferenza, è diventata meno convincente alla fine, per un suo DESIGN ancora non a fuoco.
Posso da questo punto seguire la traccia lasciata dagli appunti per rimandarne l’esame a necessari stadi di riflessione al fine di non bruciare sia le energie immesse che un progetto più compiuto derivato dall’analisi del documento di fondazione: IL MANIFESTO DEL FOOD DESIGN.

Milano è protagonista nell’affermazione del concetto teorico e pratico di questa DISCIPLINA professionale, perchè non estenderla al Cibo?

ADI ha raccolto e sta affiancando la promozione dell’approccio innovativo, con patrimonio dell’esperienza fatta e legata alla storia e all’evoluzione del DESIGN, fino alla composizione delle vertenze di diritto e di contenuto di ogni tipo di diritto e responsabilità .

ASA che da alcuni anni ha osservato alcuni dei protagonisti è pronta a promuovere con giornalisti e comunicatori associati il coinvolgimento nella comunicazione della proposta.. Come è avvenuto per il Design Industriale, per i concetti di qualità ed ergonomia nella progettualità del mobile, di stile e di comfort nelle applicazioni della ceramica che hanno caratterizzato la leadership italiana nel mondo, un percorso similare può e deve essere ipotizzato per la filiera del cibo puntando alla sua accettazione da parte della società civile anche da parte dei proposti ai lavori, gli stakeholeders della filiera agro-alimentare, industria, artigianato, professioni, utenti, operatori, servizi.

Lo stand NEMO NEXT FOOD è stato a TUTTOFOOD il punto d’incontro dedicato tra il design e l’evento: ha costituito un’isola espositiva densa di novità al PADIGLIONE 22 di TUTTOFOOD che ha stimolato la stampa, colta di sorpresa, a pubblicare spinti di commenti spontanei ed entusiasti... e allo stesso tempo spaventati dalla pioggia di simboli, definizioni, scatole pazze e sagge, scenari, idee di futuro che il gruppo di proposta di FOOD DESIGN ha saputo allestire.

EAT PARADE, che di progetti si nutre ogni settimana, ha visto e continua a vedere, ascoltare e divulgare idee e proposte di ogni genere, dall’aria fritta alle crochette di mare, ha telegenicamente ripreso immagini dello stand e dichiarazioni di volontà di fare, presto e bene, espresse con convinzione dal fondatore della Divisione. architetto Paolo Barrichella.

Alla prima conferenza – internazionale per la presenza di operatori dal Belgio e dagli Stati Uniti – c’era un discreto pubblico, curioso di raccogliere notizie direttamente. C’era lo spazio per intervenire, non sono mancate le domande dopo la presentazione dello stato dell’arte.
Dall’insieme e dall’esame dei documenti sono nate alcune riflessioni, di stimolo critico a tenere conto delle esigenze di chiarezza di ruoli e di espettative prima della rincorsa alla visibilità.

Presentazione del certificato di nascita di Food Design

Ritengo di annoverarmi tra i pochi testimoni in sala di quanto il progetto di FOOD DESIGN avesse stimolato la fantasia di Ornella Piluso, scultrice, fondatrice di Artedamangiare – bacio - Mangiarearte, originale gruppo di proposta di forma e di sostanza anche alimentare poco diffusa in materia d’arte. Ornella padroneggia il polistirolo... foggiato con creatività nei laboratori di Bollate dell’antica Sicedison diventata Montedison ed afferma come Topylabris la natura della plastica, costituita da macromolecole, come lo sono tutti i componenti del cibo al di fuori dell’acqua.
Materia non è forma, ma con la forma prende vita. Altrettanto il cibo, più che per prendere serve per dare vita. Per prender o per dare, la forma è qualità o parte importante della qualità. Più è astratta, più diventa importante... quasi misteriosa.

Da Artedamangiare nasce Piattod’arte. Si crea non solo un rapporto con artisti ed artigiani della cucina in cucina, ma anche con gli utenti, i convivianti. Per alcuni anni ci siamo divertiti insieme: tra artisti, convivianti e cuochi abbiamo giocato sul tema con il contorno culturale di sensibilità artistica e gastronomica oltre che di sensibilità al piacere, alla gratificazione.
Venne scelto un DESIGNER, accademico che ha contribuito a raccontare la libertà espressiva dell’artista accostandola con la creatività e la professionalità del maestro di cucina, producendone esemplari per il piacere del conviviante nel luogo e al tempo apportuno.

Il progetto era complesso, ha avuto momenti di espressione ed accoglienza spontanea, altri più difficilmente accessibili all’approccio limitato alla ristorazione, che hanno mancato un’occasione adatta per una proposta allargata all’opinione pubblica.
Quasi tutti hanno apprezzato il momento dell’esibizione, pochi hanno perseguito la traccia lasciata dalla simpatia per lo sfondamento di primo acchito...
Comune è stato il disincanto... del dopo, senza la spinta del taumaturgo...

Per l’artista Topylabris il passaggio dall’espressione libera al design - avendo avuto esperienza diretta in ADI - è stato quasi automatico: le edizioni del MACEF alla Fiera di Milano e l’ambiente di New York hanno apprezzato fantasia, design, forme astratte o funzionali espresse ad ogni tornata. Il giovane architetto, Paolo Barrichella, e il cuoco creativo hanno abbracciato l’idea della sfida al concetto di design innovativo, il cibo ha bisogno di fare uso di ogni accorgimento tecnologico, artistico, d’aspetto, di contenuto, di odori e sapori per gratificare con il successo la sua “mission”.

E’ nato FOOD DESIGN sorridendo nei chiostri dell’Umanitaria, a Milano, un paio di anni fa. Questa storia è stata risparmiata alla conferenza, Paolo è partito dalla presentazione di ADI, del ruolo del Design e del Designer di cui è fondamentale “RICONOSCERE LA MISSION” per la filiera alimentare.

Da poco di parla di DESIGN ALIMENTARE, spesso non correttamente, riferendo l’accezione di DESIGN a STILE, alla presentazione nella forma di una pietanza o di un prodotto, spesso confuso con il design del package, della bottiglia, del piatto, della tavola... cioè con il progetto di forma.

La cartella stampa contiene il testo del MANIFESTO DEL FOOD DESIGN, ma era troppo presto per discuterne. Prima devono essere chiarite le definizioni, la strategia, gli obiettivi. Dopo la conferenza è stato necessario rileggerlo, e proporre di riesaminare obiettivi e progetto.


Decidere la strategia

Milano e con la città tutta l’Italia è stimata come terra di designer e di gusto, di stile, di capacità.
La moda deve molto al successo di alcuni testimoni del buon gusto, del bello, sia nell’arte che nelle espressioni più diffuse di momenti nella vita, come il cinema, il movimento.
La moda, newcomer, ha raccolto il buono del seminato. Ha fatto seguito nell’ultimo quarto di secolo il gradimento dello stile di vita nel mobile. Oggi i Saloni del mobile di Milano, dalla Fiera di Rho-Pero ai quartieri della città, costituiscono la manifestazione guida del TREND DEL MOBILE per il mondo.

Le esposizioni del territorio modenese, sorrette annualmente da CERAMIC TILES OF ITALY al CERSAIE sono altrettanto per la piastrella, la sua forma, prestazione, qualità, sviluppo, per tutto il mercato mondiale dove ADI ha accompagnato ASSOPIASTRELLE a guidare il successo dell’industria, del lavoro, della scienza delle tecnologie italiane al rivestimento di pareti, giardini, pavimentazioni interni ed esterni del mondo.
Non solo con le pietre naturali di cui il territorio italiano è ricco, ma anche con tutto quanto la tecnologia della tradizione ed avanzata ha saputo proporre per essere sfornato dalle temperature di porcellanatura ai bagni fluidi o di elettrodeposizione atomica di un rivestimento.

La FILIERA ALIMENTARE, il cibo, ha la stessa immensità di temi e di problemi: la natura e le biodiversità sono infinitamente varie, l’industria tende a concentrarle, le piccole comunità tendono a conservarle in nicchie preziose.
Le lavorazioni e gli accostamenti sono infinitamente variabili per la loro conservazione e per la confezione a cibo cotto o pronto per l’uso. Luoghi e mezzi d’allevamento, coltivazione, selezione, cottura, imballaggio, distribuzione, etichettatura e riconoscimento, sicurezza e salubrità, gusto e immagine: tutto e più di tutto contribuisce ad esaltare valori e qualità, accessibilità, facilità o rarità d’approvvigionamento con ricerche di nicchia preziose.

Non solo la forma o l’aspetto, ma il contenuto e LA QUALITÀ di tante funzioni e temi in cui deve spaziare la conoscenza del cibo richiede un coordinamento sensibilizzato e responsabilizzato allo scopo. Come nel mobile, come nella piastrella, come nella moda. Il FOOD DESIGNER.


Peculiarità del cibo

Nei primi sei mesi d’incubazione il gruppo fondatore si è dato da fare, toccando qua e là aspetti di pratica e di fantasia.

Future Menù è un contenitore affascinante e curioso di “Soluzioni e scenari del Food verso il domani”. La “Tassonomia del Food Trend” fa colpo anche sulla fantasia allenata alla cucina d’avanguardia di Identità Golose, creatura di Paolo Marchi andata in dote Milano per viaggi gastronomici di settimo livello, altro che della Stazione Spaziale per cui Ducasse ha studiato anche menu di lusso e festa per ospiti ed eventi eccezionali!

Le tappe dei successi che avrebbero potuto avere al vertice del coordinamento un Designer sono documentati nelle pagine dedicate al Futuro Passato di Food Design Story.
Food Innovation ha già alcuni progetti in incubazione su cui cimentarsi.

Infine – ma solo per ora – FOOD I-VOLUTION, Navigare nel cibo, apre un collegamento con l’informatica e con la compenetrazione dei corpi: cibo come sacro alimento per la più esasperata interazione...

Si tratta di uno scenario che confina e si confonde con l’universo... forse affrontato troppo presto, prima di avere definito la “mission”, “compiti”, “caratteristiche”, “codice deontologico” o di comportamento, “comunicazione”, “controllo ed autocontrollo”, “orizzonti” e “competenze”... ma ancora tanto altro, quanto servirà ogni qualvolta si potrà rivedere ordinatamente quanto fatto e quanto sia da fare, ma non perdendo da subito il dubbio di dovere essere pronti a riparare sbagli.

TUTTOFOOD con NEMOLAB e la prima CONFERENZA DI FOOD DESIGN hanno fatto seguito ai primi segnali illuminati in occasione del SALONE INTERNAZIONALE DEL MOBILE con una mostra alla Triennale, che riprendeva un’esposizione portata in giro per il mondo da New York all’Asia.

Attenti a non bruciare, anche se ADI ha buona esperienza di cerini accesi...

Sciupare le energie per elencare oggi con la fantasia i potenziali progetti di design anticiperebbe troppo la moltiplicazione dei problemi da risolvere. Il motto benedettino va ricordato con rispetto.

ADI, pur concedendo di dare libertà senza regole all’attività di numerosi gruppetti di lavoro, deve sforzarsi di trasferire le esperienze di cui è ricca la sua struttura per COSTRUIRE il codice con cui formare la SQUADRA di riferimento: ossia proporre il modello d’organizzazione con la definizione trasparente degli obiettivi, ruoli, mansioni. Chi, cosa, dove, quando, con quale etica, possibilmente in armonia con la storia di successo di ADI e con le aspettative dell’industria agro-alimentare e dei professionisti ed artigiani che operano dai campi alla tavola, con la partecipazione interattiva di enti amministrativi e legislativi in qualità in primis di ascoltatori e subito dopo di suggeritori di temi e problemi da prendere in considerazione, formazione compresa, di enti culturali senza interessi materiali ma apportatori di cultura, d’immagine e di conoscenze, dell’opinione pubblica, dei consumatori finali.

Il circolo è largo. La sua gestione non può essere improvvisata. Il periodo d’incubazione lento e complicato: per questo ciascun ruolo deve essere definito dalla convinzione che stadio per stadio alla guida occorrono le esperienze più affidabili. Non esistono nel mercato nè patenti nè organi in grado di emetterle con la responsabilità del migliore: tanti personaggi si sono persi nelle complessità del sistema in progetti molto più piccoli, in genere grandi Maestri di tavola o del cibo.

Sono andati più vicino alcuni imprenditori, chiamiamoli illuminati: si sono saputi avvalere di collaboratori, ma i migliori hanno avuto tipiche “illuminazioni” imprenditoriali. Le nazioni, per questa necessità, hanno contribuito alla costruzione di una SQUADRA, con i colori nazionali.

La prima decisione strategica è quella di costituire la SQUADRA per giocare in un campionato mondiale, provinciale o continentale oppure la FEDERAZIONE e le regole del campionato?
Mi aspetto che ADI prenda coscienza del ruolo importante su cui cimentarsi in un’avventura molto entusiasmante: il mondo, la provincia o il continente sarebbero pronti a recepirne un progetto di fattibilità proporzionato, innovativo, costruttivo. allineato con le tendenze verso un razionalismo pratico del piacere sociale, soprattutto in quanto legato con un’esigenza primaria – l’alimentazione – che ciascun essere umano vorrebbe trasformare in piacere e non solo in necessità, a costi sempre accessibili.

Il primo Manifesto del FOOD DESIGN

Un assessment critico del testo allegato alla cartella stampa è prematuro. Ha ancora legami stretti legati a concetti di artista, di esperto e di consumatore come individui più che di gruppo.

Una domanda specifica ha portato l’autorevole rappresentante del Giurì di ADI a ritenere che FOOD DESIGNER deve implicare un TEAM multidisciplinare, per affrontare una tematica di simile respiro con un progetto innovativo esportabile e attuabile in molti paesi del mondo.

Perchè alla fine è bene pensare in grande, tenendo conto della complessità del mondo.

Quindi, un primo suggerimento, a titolo personale, è quello di costituire un gruppo di lavoro per la continua edizione critica del “Manifesto”, se così si volesse chiamalo.
ADI, a cui va innanzi tutto riconosciuto il rispetto di professionalità nella materia anche se dovrà accrescere la competenza nel segmento di pertinenza, deve meditare fin d’ora la scelta di alleanze con cui iniziare e continuare il viaggio e tratteggiare le potenziali tappe del percorso.

Quindi l’affermazione del paragrafo del Manifesto citato – restando pur valida inizialmente, ma che potrebbe approdare ad altre definizioni più idonee alla “mission” che si andrà delineando – che “FOOD DESIGN vuole essere lo strumento per ottenere il massimo risultato con il minore sforzo possibile mantenendo il corretto rapporto qualità/prezzo grazie alle economie di scala che permettono di ottimizzare i costi di progettazione e produzione da parte dell’impresa”, di primo acchito non può essere altro che provvisoriamente “definizione” tipica di FOOD DESIGN, in quanto contiene aspetti di auto-limitazione validi solo temporalmente, in particolare quelli della materializzazione di un risultato, di uno sforzo e di qualità/prezzo “in funzione di economia di scala”.

Altrettanto limitativa appare la premessa che presenta FOOD DESIGN quale “progettazione culturalmente consapevole di prodotti” che sono successivamente esemplificati in “alimento e lo strumento” che interagiscono per risolvere “un’esigenza legata al consumo di un prodotto alimentare”.

Progettazione culturale e prodotto alimentare appaiono vincolati al consumo esclusivamente umano, ma perchè vincolare solo al genere superiore la professionalità di un team capace di affrontare tematiche caratterizzate da specializzazioni necessariamente esperte di temi e condizioni di alimentazione di altre specie? in quanto con le stesse proprio l’uomo decide quale sia la selezione di convivenza e di sussidiarietà reciproca, dando per scontata la sua evoluzione?

Il lavoro che si presenta è complesso, difficoltoso, interattivo con biodiversità, scienza, cultura e costumi provenienti da ambienti e imprinting specifici.

Un “Manifesto” ha il significato di codice morale che coinvolge la filosofia con cui si svilupperà la strategia operativa. Il Manifesto è, per definizione etica, la matrice d’ogni successiva regola e codice.

Mi sento di suggerire di denominare con più semplicità i primi tentativi di definizione dell’approccio ed i limiti di campo della “mission”. Forse come “Progetto Food Design” e “Laboratori di sperimentazione del concetto di Food Design”.

NEMO, nella presentazione astratta ma attraente è uno di essi. Non marca confini, per ora, almeno inizialmente. Poi con il progredire dell’attività, volendo, li demarcherà.

FOOD DESIGN, è l’idea generatrice di altre idee, più o meno figlie, nipoti o parenti. E’ affascinante perchè richiama sogni, ricerca, razionalità, conoscenza, esperienza, valori e meriti, complessità d’interazioni.

ADI merita apprezzamento e rispetto in un ruolo di guida e d’assistenza all’assunzione di responsabilità del DESIGNER per crescere ed affermarsi in un ruolo che solo nel medio evo aveva nei mestieri e nelle arti assunto meriti e ruoli così importanti, messi al servizio del principe e dei sudditi, in materia di cibo e di alimentazione.

Non solo è auspicabile il ricupero di quello stesso ruolo esercitato dal “maestro” medioevale, ma anche la sua estensione ai compiti per complessi per l’alimentazione nel piacere e nell’ordine delle specie viventi del secolo e dei secoli futuri.

Osare e pensare in grande non ha mai fatto male. La riflessione passi ai giovani, da noi ormai a fine del ciclo di vita, l’espressione degli auguri più sinceri di tentare per sbagliare, ritentare, risbagliare in un gioco avvincente volto al miglioramento della società.

Cordialmente,

Enzo Lo Scalzo
Fondatore di AA ed aderente di ASA e ESA
Non senza convinzione di poter sbagliare...