QUALITA'

Città del Vino sostiene il progetto Docg Frascati
A breve un tavolo di confronto, che parte dai Comuni, aperto a tutta la filiera. Il Consorzio: "Ora ci sono le condizioni per il salto di qualità"

Anche le Città del Vino sostengono il progetto per la nuova Docg Frascati con un tavolo di confronto aperto a tutta la filiera. L'iniziativa è stata annunciata a Roma, durante un convegno al Vinòforum, e coinvolgerà i 4 Comuni iscritti all'Associazione Nazionale che ricadono nella denominazione di origine: Frascati, Grottaferrata, Montecompatri e Monteporzio Catone. "Attraverso le Città del Vino dell'area - ha detto il direttore Paolo Benvenuti - stiamo per avviare questa iniziativa a sostegno dei produttori per un progetto serio che nel giro di qualche anno consenta anche al Frascati, il vino della capitale, di avere una Docg".

"Ormai ci sono tutte le condizioni per consentire ai nostri territori e ai nostri produttori di fare un importante passo avanti - ha aggiunto Tommaso Mascherucci, assessore al comune di Frascati e coordinatore delle Città del Vino del Lazio -. Il consorzio di tutela con i controlli erga omnes e con l'introduzione di una fascetta numerata sulle bottiglie ha creato le condizioni per realizzare il progetto della Docg. Sosterremo fino in fondo questa iniziativa perché crediamo che con questa ulteriore tutela dei nostri vini ci saranno vantaggi economici per tutta la filiera".

Durante il convegno "Una docg per la provincia di Roma?" (ieri a Vinòforum) è stato posto l'accento sulle problematiche che negli anni passati impedirono al Frascati di entrare nella ristretta cerchia italiana delle Docg, le denominazioni di origine controllata e garantita, il vertice della cosiddetta "piramide della qualità", il sistema che regola la produzione vitivinicola.

Il neopresidente del Consorzio di tutela del Frascati, Dario De Santis, ha ricordato i problemi e le divisioni interne alla filiera che hanno impedito il passaggio dalla Doc alla Docg. "Le nostre iniziative degli anni scorsi fallirono perché mancava il consenso di parte della filiera, soprattutto delle aziende imbottigliatrici - ha sottolineato De Santis - che giocarono su due tavoli diversi: favorevoli a parole, contrarie nei fatti. Oggi però, dopo i controlli erga omnes, dopo la fascetta numerica, le cose sono cambiate e i tempi stanno maturando per avviare una nuova iniziativa. Nonostante i vigneti in abbandono, per lo più gestiti da vecchie generazioni di agricoltori, oggi la Doc Frascati può contare su un vigneto di 1.650 ettari e su un rinnovato interesse di alcuni mercati esteri. A breve - ha annunciato ancora De Santis - introdurremo sulle fascette il contrassegno del poligrafico dello Stato per renderle inimitabili".

Un problema irrisolto del "bianco dei romani" è la presenza ancora bassa sul mercato della capitale. "C'è ancora pregiudizio nei consumatori, il Frascati spesso è percepito come vino di bassa qualità - ha sottolineato Fabio Turchetti, giornalista enogastronomo, intervenuto al dibattito -. Un problema che anche la Docg, da sola, senza efficaci sforzi di comunicazione, non riuscirebbe a risolvere".

Durante il convegno Filippo Antonelli, produttore a nord di Roma e in Umbria, ex presidente del Consorzio di tutela vini Montefalco, ha ricordato l'ascesa del Sagrantino, una delle due Docg umbre. Mentre Pietro Palumbo, della Cia, anche membro del comitato nazionale per la valorizzazione delle denominazioni di origine, ha sottolineato che spesso "il merito della docg è quello di smuovere lo stato di torpore di un territorio produttivo". Infine l'assessore all'Agricoltura della Provincia di Roma, Sergio Urilli, ha dato il benvenuto a un'eventuale iniziativa per dare anche alla capitale la sua prima Docg.


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