QUALITA' Gli inviti sono circolati via Internet
accompagnati da informazioni e dettagli accessibili sul sito web e con
la semplificazione pratica delle procedure di accreditamento. La contemporanea presenza di protagonisti di servizi ed attività accessibili alla società di istituti ad hoc, di laboratori, di contatti con enti nazionali ed internazionali nella galleria di accesso alle sale di convegno ha completato il modello iniziativa di buon livello per la sede centrale dell’Università degli Studi di Milano, in via Festa del Perdono, 7. La rappresentazione ha goduto di una sede di grande prestigio come la Ca Granda, di un’ampia e prestigiosa squadra di chairman per tema, di oltre un centinaio di relatori che si sono confrontati con semplici ascoltatori e studenti, esperti ed operatori del settore per una rassegna in tempo reale di informazioni su progetti terminati e in corso, programmi, risultati, commenti sulla vasta tematica. Alle lezioni sulle Biotecnologie ospitate nella sezione Bioforum si sono accompagnate presentazioni sul tema delle Nanotecnologie in medicina, in preparazione al Nanoforum programmato al Politecnico di Milano, sede Bovisa, in via Durando 10, per il 27-28 settembre. Le informazioni iniziali ed i risultati
del Forum sono accessibili al sito www.bioforum.it e www.nanoforum.it
oltre che presso i comitati organizzatori che hanno preso cura di ogni
caso presentato personalmente per mettere in rapporto accademia, imprese
e utilizzatori.
L’informazione e la divulgazione
della comunicazione scientifico-tecnologica Contribuire allo sviluppo della cultura scientifica e della comprensione di obiettivi e risultati di evoluzione tecnologica è il ruolo della divulgazione tecnico-scientifica che mi è familiare. Dato che in questo stadio della mia carriera di studioso ed esperto di nicchie particolari, spesso inesplorate, nel settore della scienza dei materiali e nell’industria internazionale chimica e dei polimeri, mi sono reso conto della carenza di sensibilità da parte dell’uomo della strada al tema della divulgazione tecnica. Anche il settore delle biotecnologie che tra le altre materie ha avuto il sostegno dell’attenzione del CNR in aggiunta all’università e all’intera filiera agroalimentare, dimostra segni di inadeguatezza della qualità dell’informazione (di cui mi occupo per interesse conoscitivo personale) tanto che la stessa giunge lungo canali deboli e spesso deformata all’orecchio del consumatore o dell’uomo della strada Da decine d’anni sostengo che la comunicazione scientifica non si gloria più di risultati esaltanti nel nostro paese: le ragioni mi restano ancora poco chiare, in quanto atipiche per una nazione occidentale che ha il vanto di stare al vertice della cultura. Tenuto conto dell’isolamento in cui
vivono ed operano i protagonisti (università, imprese, pubblico,
autorità ed enti dello stato) si deve riconoscere che catalizzatori
tradizionali nei paesi più evoluti, come le associazioni imprenditoriali
e culturali e le autorità territoriali con i mass media di cui
dispongono, non funzionano nel nostro paese che su forte pressione dell’opinione
pubblica, che viene assalita con notizie spesso allarmanti di crisi... Il fenomeno è più imponente nei territori dominati da (pochi) grandi centri urbani: in periferia e in provincia circola un’informazione più capillare anche se spesso pecca di improvvisazione e di mediocre coordinamento in progetti sostenibili. Nonostante che Milano sia sede per tradizione ed elezione d’informazione stampata e che Roma lo sia per l’informazione radio-televisiva, la soddisfazione dell’informazione non è percepita che in grado infinitesimo dall’uomo comune. La stessa Camera di Commercio di Milano, la più importante d’Italia, ha difficioltà di comunicazione e non riesce ad imitare il grado di efficienza che raggiungono organismi di dimensione ridotta ma capaci di complementarsi con un servizio d’informazione disponibile ed accessibile, ad esempio Varese e Bergamo (tanto per citare esperienze validate direttamente), tanto da costituire occasione di concorrenza di generazione di eventi rispetto alle grandi città. Restano esclusi, salvo eccezioni, eventi legati a discipline scientifiche in cui la capacità di comunicazione delle sedi universitarie e degli enti di ricerca si associa alla presenza di risorse materiali e culturali influenzate dalla dimensione. Anche a Milano tuttavia la sinergià è stata praticamente relegata a rapporti occasionali con una stampa scientifica di fatto inesistente e impreparata alla generazione d’eco agli eventi in proporzione al ruolo nazionale di esempio, causando gravi limiti alla gratificazione del ricercatore medio ed alle opportunità di competizione delle scelte di carriera. Si genera un isolamento che tende ad avvitarsi su se stesso e rinforza l’adesione ad alternative di gratificazione all’estero. Soprattutto nei giovani più dinamici ed animati da volontà di emergere in materie osteggiate da un’opinione comune non informata: tra queste primeggiano la chimica e l’ingegneria d’avanguardia e innovazione, ma non è tanto distante il ritardo di appeal da parte delle biotecnologie. Scienze naturali, medicina ed informatica godono di prestigio sia per l’effetto di emulazione stimolata da importanti figure di premi Nobel viventi che per la piccola eco dei risultati che alcuni mass media hanno cavalcato su temi di salute e d’informatica sulla scia d’iniziative industriali pubbliche e private di punta e sull’interfaccia in fase di acquisizione per le applicazioni personali e di gruppo delle innovazioni nell’informatica. Telefonini a parte... I dati più sconcertanti provengono dalla disponibilità di esperienza e servizi d’organizzazione di eventi a livello internazionale dotati di attrezzature moderne di audio-visive e di comunicazione nelle sale di convegno e nei servizi di PR e stampa. Un grande balzo è stato fatto con le nuove strutture della Fiera di Milano a Rho che consentono lo svolgimento ad ottimi livelli di accoglienza di eventi, convegni, meeting di grande immagine ed efficienza, la cui acquisizione è stata saggiamente perseguita con esempi d’efficienza organizzativa e d’uso di adeguati servizi tecnici moderni. La scuola non solo non ha anticipato il trascinamento allo sviluppo culturale. In tante sedi è rimasta in retroguardia per inesperienza aggravata da un’endemica carenza di risorse umane e materiali proprio la maggior parte delle università: non solo spesso mancano le attrezzature di proiezione e registrazione, una efficace visibilità di immagini, tabelle, filmati, traduzioni ma ... non ci sono nemmeno aiutanti tecnici di assistenza ai relatori, alla registrazione e documentazione per i partecipanti specialisti (PR) addetti alla progettazione dell’evento e alla divulgazione dei risultati di contenuto e di facciata che soddisfino anche gli sponsor. Questa volta l’università di Milano apre le proprie aule anche al pubblico, all’uomo della strada, all’operatore, a giovani ed anziani. Si propone come strumento di riferimento, di contatto, di rapporto, di esempio. I problemi sono complessi, ma l’iniziativa intrapresa merita il plauso della società intelligente, socialmente sensibile ai fini del perseguimento di ogni sostenibile miglioramento delle condizioni di vita e di relazione. Alcune lezioni al Bioforum – Software and reproducible lab processes are the basis for intellectual property protection Dr Koeble Ehrensberger, AAC Infotray Zurigo La lezione si indirizza a tutto il percorso della scoperta: dall’idea di ricerca primitiva, alle prime ricerche sullo stato dell’arte, alle prime indagini in laboratorio, al primo protocollo di progetto, all’inizio della sperimentazione e alle successive fasi che precedono e che seguono la decisione di brevettazione e di protezione delle conoscenze. Si tratta di fasi delicate illustrate con
sequenze operative di gestione delle informazioni attraverso il programma
Limsophy messo a punto dalla società presentatrice. Con il Dr Koeble ho potuto commentare impressioni di primo acchito sul successo dell’evento milanese, come la validità dell’iniziativa ed il riscontro dell’interesse all’occasione d’incontro chiedendo suggerimenti ed osservazioni che ne potessero migliorare l’esperienza. La società svizzera Infotray è specializzata in organizzazione e nello svilupo di una problematica COSI’ DELICATA E COMPLESSA COME QUELLA DELLA PROTEZIONE delle informazioni confidenziali di tecnologie e scoperte, importanti, sia brevettate che ancora in incubazione. E’ stata creata la “mente artificiale”,
da poco, al MIT di Boston, dopo ben 50 anni di ricerca, riproducendo in
computer le operazioni compiute da un centinaio di neuroni (il Dr Tommaso
Poggio, noto protagonista della mente artificiale, è di scena al
meeting del week end a Venezia promosso dal professore Veronesi sulla
scia delle iniziative degli scienziati american al dibattito su “Intelligent
design”, rapporti tra scienza e religioni). Comunicare e divulgare è obiettivo di tutte le società democraticamente aperte: con Bioforum l’occasione è stata lanciata pubblicamente a Milano: occorre che il pubblico si alleni a recepire tra le sue riflessioni anche quelle di carattere ed interesse scientifico. Una divulgazione con entusiasmo ed avvincente anche per i non addetti ai lavori può favorire una partecipazione più avvincente ed entusiasta. Brevetti e università Il tema è stato presentato con una
didascalica rassegna dello statio dell’arte dal Dr. Gabriele Bernascone
e dal professor Roberto Tiezzi. NB – Le presentazioni delle letture, nella lingua dell’autore, sono state accompagnate dalla proiezione di concetti-guida che hanno accompagnato ogni esposizione ed arricchiti di documenti, tabulazioni ed immagini statiche e filmate. Ma il tutto era stranamente inutilizzabile dai partecipanti in quanto le splendide giornate di sole che dopo mezzogiorno illuminava le aule attraverso le immense vetrate della Ca Granda era solo alleviato da tendine in cotonina... che lasciava protoganista “la luce”. Quasi un quadro di Magritte. Sono d’accordo d’illuminare le teste con la divulgazione... ma aiutiamoci con tendaggi e sistemi di protezione... oltre che delle conoscenze... anche dall’intromissione luminosa della luce solare in questo caso, indisponente! Resta decisamente grigia la propensione della ricerca italiana alla brevettazione, bloccata dai costi delle procedure europee e dalla incapacità per i singoli inventori di proteggere le proprietà intellettuali dai furti dei falchi internazionali all’agguato pronti a carpire idee e primi risultati. La difesa e la protezione è un pericolo che i giovani sono costretti ad affrontare con le armi della pace della non pubblicazione... mentre il gioco potrebbe essere pesante e demotivante.
L’elegante fascicolo pubblicato da
ENEA ha stimolato la partecipazione alle quattro lezioni che si sono susseguite
nell’aula: Agrofood – Quality and safety. Il chairman della sessione Professor Alberto Schiraldi ha collegato gli interventi con perfetto rispetto dei tempi, aiutato da oratori che hanno dimostrato la propria personale competenza e disponibilità all’esposizione più semplicemente comprensibile della divulgazione. Dalla rassegna delle più recenti normative comunitarie in ambito di GMO alla ricerca di applicazione delle più sofisticate tecnologie d’indagine per la scoperta di composti indesiderati nella composizione degli alimenti (fingerprints con serie di sensori robotizzati, spazio di testa nelle indagini di chimica molecolare, metodi statistici, ecc) la mezz’ora dedicata alla sessione di Q&A è volata in una sequela di informazioni aggiornate, precise, la cui importanza o curiosità è stata inquadrata in modo magistrale. Peccato, anche in questa circostanza, l’effetto allampante solare per cui la visibilità dello schermo è stata disturbata dalla illeggibilità... ottica! Il Dr Marco Mazzara ha passato in rassegna
le più recenti disposizioni contenute nel CRL EC 1829/203 di politica
OGM, chiarendo i concetti di applicabilità, delle prove di indagine
e di una loro critica validazione da parte dell’organo europeo (la
competenza è attualmente a Parma), la scelta strategica di metodologie
DNA, la rete interlaboratorio di confronto sistematico dei risultati. Il professore Francesco Bonomi ha informato
sugli aspetti rilevanti riguardanti “allergie ed intolleranze”
alimentari. Si tratta di tema molto complesso in cui si misura competenza scientifica, capacità d’intuizione per l’inquadramento di sintomatologie spesso non troppo chiare, serietà di problemi di tecniche analitiche di rilevamento, livelli di guardia, soglie ed intolleranze per allergie non comprese tra quelle più studiate e note dal Codex Alimentarius. Nel quadro, le strategie perseguite dalle autorità USA e EU sono occasione di serrati confronti d’opinione che a volte si trasformano in atteggiamenti di conflitto tanto da costituire riflessi commerciali importanti. Alla base si presentano veri problemi rimasti scientificamente in attesa di definizione, come l’effetto positivamente utile ricavabile dalla demolizioni delle proteine complesse che costituiscono la maggior parte delle molecole critiche a questi effetti. Avvincente e curioso è il successo di un progetto che mirava alla produzione di spore di Penicillum roqueforti (per l’ottenimento industriale di formaggi erborinati), mirato all’eliminazione della contaminazione di spore tradizionalmente ricavate dalla fermentazione di pane da farina di grano, ricche di glutine, allergene notissimo in CELIACHIA. Il professor Diego Mora, dell’Università
di Milano, ha descrtitto l’origine dell’idea di scegliere
cereali noti per una notevole tolleranza... all’intolleranza presente
in circa il 4 per mille della popolazione italiana, anche verso le spore
amilacee che sono trascinate in quantità “attiva” nel
Gorgonzola, o nel Roquefort, o nello Stilton tradizionale, erborinato
con uso di Penicillum da colture di spore nel pane... sostituendolo con
Penicillum sviluppato su riso bianco, italiano...
La sessione ha dato occasione di richiamare all’attenzione dei presenti gli aspetti meno frequentemente trattati dalla comunità scientifica e da quella istituzionale nel quadro del significato di qualità alimentare. Mi auguro che la qualità del cibo, essenziale per l’alimentazione umana e degli animali come obiettivo primario universale, possa, quando possibile, tenere conto della QUALITÀ GASTRONOMICA, percepita e percepibile singolarmente, apprezzabile per le interferenze storiche provenienti dall’ambiente, dall’assuefazione alle tradizioni, da incroci con nuove popolazioni, eccetera... Non posso fare a meno d’invitare soprattutto i giornalisti di ASA a tenere in conto, quando ragionevolmente possibile, della differenza tra QUALITA’ DI ALIMENTO, QUALITA’ DEL PRODUTTORE E DEL PRODOTTO e QUALITA’ GASTRONOMICA o QUALITA’ ALIMENTARE PERCEPITA DAL CONSUMATORE nella comunizaione indirizzata al pubblico. Mi aspetto con impazienza che dalla pubblicazione
del progetto di REPERTORIO ASA possa essere stimolato in più riprese
un ciclo d’incontri per giungere ad una definizione CONDIVISA della
QUALITA’ ALIMENTARE. Dovrebbe diventare una “guida”
alla interpretazione dei signifIcati e alla divulgazione corretta delle
informazioni che sono obiettivo primario della nostra attività
professionale. Il campionamento e la sua valida rappresentatività ha suscitato curiosità tra i partecipanti. Curisoità come altre tra quelle espresse riguardano... domande sul processo innovativo di produzione del Penicillum e sull’effetto sensoriale nel formaggio, l’uso delle biotecnologie per abbassare il livello di aggressività di allergeni e tossine nel cibo... ed infine ipotesi di sviluppo dell’impiego di Sensor arrays nelle rappresentazioni grafiche dei parametri sensoriali... Io penso che il PANEL TEST rappresenti
un grande segno di umiltà... nei confronti della tecnologia senza
limiti anche se costoso e discutibile. Si tratta di organizzarlo con coscienza
professionale e senza il peso delle lobbies...
23 settembre 2006
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