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QUALITA'
Allarme della Coldiretti, "in arrivo il prosciutto
senza carne di maiale"
Arriva il prosciutto senza carne
di maiale, ma che può contenere più acqua e additivi chimici
sinora vietati, a danno dei consumatori e degli allevatori italiani. A
lanciare l'allarme è il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo
nel commentare la proposta di schema di decreto ministeriale che rivede
la normativa sulla preparazione dei salumi, introducendo una serie di
allucinanti novità. Il prosciutto cotto - spiega la Coldiretti
- potrà ora essere fatto anche utilizzando carne di altre specie
creando confusione nei consumatori sul reale contenuto del prodotto che
acquistano. Una possibilità che, come ha dimostrato la recente
inchiesta sulla carne di cavallo spacciata per manzo in sughi e polpette,
alimenta anche il rischio di frodi in un settore come quello delle carni
dove dall'inizio della crisi nel 2008 ad oggi sono aumentati del 150 per
cento i sequestri secondo una analisi della Coldiretti sulla base dell'attività
del Nas nei primi nove mesi del 2014 rispetto allo stesso periodo del
2008.
Aumenta poi, secondo Coldiretti, il contenuto di acqua consentito
che sarà pagato dagli acquirenti come se fosse carne in un momento
di pesante crisi economica. L'incremento del tasso di umidità previsto
per le tre categorie di prosciutto cotto, prosciutto cotto scelto e prosciutto
cotto di alta qualità andrà - precisa la Coldiretti - a
minare la qualità del prodotto stesso a discapito del maiale italiano,
le cui carni hanno caratteristiche qualitative superiori a quelle dei
maiali importati dai paesi del nord, penalizzando i nostri allevatori.
Il decreto cancella poi il divieto di utilizzo di aromi chimici, aprendo
così la strada alla possibilità di correggere gusto e sapore
dei salumi fatti con materia prima scadente e di dubbia origine. Paradossalmente
viene mantenuta, invece, la possibilità di utilizzare le cosce
di maiale congelate per produrre il prosciutto crudo stagionato. Proprio
a causa di questa norma - ricorda Coldiretti - due prosciutti su tre venduti
oggi in Italia provengono da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Francia,
Germania e Spagna senza che questo venga evidenziato chiaramente in etichetta
dove non è ancora obbligatorio indicare l'origine. Altra novità
del provvedimento è l'inserimento nel decreto del Culatello, sino
ad oggi assente, ma anche qui si apre a una "industrializzazione"
del prodotto (uso di involucri artificiali al posto del tradizionale budello
naturale, ecc.) che finirà per abbassarne la qualità. "Piuttosto
che rivedere al peggio le leggi che regolano il settore dei salumi sarebbe
utile alla nostra economia adoperarsi per l'attuazione della legge sull'etichettatura
con l'indicazione obbligatoria dell'origine italiana, di importanza fondamentale
soprattutto per i prodotti trasformati", denuncia il presidente della
Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel sottolineare che "non possiamo
commettere un autogol che danneggia il patrimonio di credibilità
conquistato dal Made in Italy in Italia e all'estero dove dobbiamo acquisire
quote di mercato con politiche di trasparenza e verità". Si
spiega solo cosi - denuncia la Coldiretti - la possibilità concessa
dall'Ue di incorporare la polvere di caseina e caseinati, al posto del
latte, nei formaggi fusi, di aumentare la gradazione del vino attraverso
l'aggiunta di zucchero nei Paesi del Nord Europa o di ottenerlo a partire
da polveri miracolose contenute in wine-kit che promettono in pochi giorni
di ottenere le etichette più prestigiose con la semplice aggiunta
di acqua.
Ma l'Unione Europea consente anche per alcune categorie di carne
la possibilità - continua la Coldiretti - di non indicare l'aggiunta
d'acqua fino al 5 per cento, ma per alcuni prodotti (wurstel, mortadella)
tale indicazione può essere addirittura elusa e potrebbero essere
esclusi dagli obblighi di indicazione della quantità d'acqua. In
Italia nel 2013 sono allevati - conclude Coldiretti - meno di 8,7 milioni
di maiali (erano 9,3 milioni nel 2012) destinati per il 70 per cento alla
produzione dei 36 salumi che hanno ottenuto dall'Unione Europea il riconoscimento
di denominazione di origine (Dop/Igp). Il settore della produzione di
salumi e carne di maiale in Italia, dalla stalla alla distribuzione, vale
20 miliardi. Secondo un'analisi Coldiretti su dati Istat le famiglie italiane
spendono all'anno circa 280 euro per l'acquisto dei salumi. (www.agi.it)
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