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QUALITA'
Biologico: avanti sul nuovo regolamento Ue, scelte
fondamentali per l’ulteriore sviluppo di un settore che muove 18
miliardi l’anno
A Bruxelles il convegno della Cia
sulla riforma dell’agricoltura bio in Europa: c’è bisogno
di una legislazione uniforme a livello comunitario, che punti su semplificazione,
rafforzamento dei controlli e incentivi alla conversione colturale. Aumentano
fatturato e superfici dedicate (+6%), trascinati dalla domanda dei consumatori
sempre più attenti all’ecosostenibilità.
In Europa i consumatori chiedono più “bio”. Crescono,
con percentuali superiori alla media mondiale, sia le superfici dedicate
che il fatturato, entrambi in aumento del 6 per cento, e oggi il segmento
biologico “comunitario” vale 18 miliardi di euro l’anno.
Un trend legato a doppio filo all’attenzione crescente dei cittadini
verso la sostenibilità ambientale, che di fatto orienta sempre
più spesso gli acquisti verso il bio, il sistema produttivo più
“green core” dell’agroalimentare europeo. Per questi
motivi, ora serve che Bruxelles agisca per aggiornare e adeguare le norme
sulla produzione biologica, consentendo al settore di svilupparsi ulteriormente
e far fronte alle sfide future. In questo senso, la riforma della legislazione
che regola il comparto dovrà incentivare un processo di conversione
delle aziende agricole convenzionali verso metodi colturali biologici,
mantenendo e migliorando nel contempo la fiducia dei consumatori. E’
quanto emerso oggi dal convegno “La riforma dell’agricoltura
biologica nell’Ue” organizzato dalla Cia-Confederazione italiana
agricoltori a Bruxelles al Comitato economico e sociale europeo, alla
presenza di numerosi membri della Commissione e del Parlamento Ue, da
Paolo de Castro a Martin Häusling a Diego Canga Fano; esperti e rappresentanti
della filiera bio, dal presidente di Federbio Paolo Carnemolla a quello
del Gruppo di lavoro agricoltura biologica del Copa-Cogeca Edouard Rousseau;
nonché il presidente del Ceja Matteo Bartolini, la presidente della
sezione Nat del Cese Dilyana Slavova, il presidente di Anabio-Cia Federico
Marchini e soprattutto il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino.
L’agricoltura negli ultimi anni è entrata con forza nella
traiettoria dell’innovazione, che ha prodotto profondi mutamenti
nel comparto: dal prodotto indifferenziato ai prodotti tipici dei territori;
da grande utilizzatore di input chimici ed energetici a produttore di
chimica verde ed energie rinnovabili. E proprio il segmento del biologico
-evidenzia la Cia- è stato uno dei protagonisti di questa grande
innovazione, avendo assunto un’importanza sempre più rilevante
caratterizzata da una sostenuta crescita dei consumi. Le dimensioni dei
mercati parlano chiaro: in Germania il giro d’affari del “bio”
ormai supera i 7 miliardi di euro l’anno, segue la Francia (4 miliardi)
e il Regno Unito (2 miliardi). Subito dopo l’Italia, con 1,9 miliardi
di valore del mercato interno (3,1 se si considera anche l’export).
E’ chiaro, quindi, che il segmento biologico si è trasformato
negli anni da movimento circoscritto, per lo più locale e poco
organizzato, a fenomeno esteso e tendenzialmente di massa -spiega la Cia-.
Proprio per questo, però, è fondamentale giungere al più
presto a una nuova regolamentazione del settore, che elimini gli ostacoli
alla produzione biologica ancora presenti nell’Ue.
Sulla base di queste considerazioni gli obiettivi di riferimento della
riforma legislativa sul bio devono essere secondo la Cia: avere una normativa
uniforme a livello europeo, per una migliore comunicazione con i cittadini
ma anche per un più efficace contrasto alle frodi; semplificare
gli adempimenti eliminando le disposizioni inutili e/o inefficaci; rendere
più efficiente e incisivo il sistema di controllo; mirare in modo
dinamico al miglioramento delle performance ambientali del metodo produttivo,
in considerazione dell’evoluzione delle normative cogenti e delle
problematiche relative ai cambiamenti climatici.
Molti di questi obiettivi come la riduzione delle disposizioni, l’uniformità
europea, le norme sulle importazioni e sull’etichettatura sono presenti
nella proposta di Regolamento della Commissione, che noi apprezziamo -sottolinea
la Cia-. Alcuni aspetti, invece, sono da chiarire e migliorare, anche
alla luce del dibattito aperto in Copa-Cogeca. Per esempio, la Confederazione
ritiene necessario introdurre una soglia di “declassamento”
unica in tutt’Europa, superiore a quella che attualmente esiste
in Italia ma che è oggettivamente troppo bassa (0,01 mg/kg). In
più, ad avviso della Cia, è necessario tendere verso aziende
che siano integralmente biologiche e non miste, ma prevedendo deroghe
per situazioni eccezionali, specie per colture permanenti o per particolari
allevamenti. Fermo restando l’assoluto divieto di utilizzo di sementi
Ogm o trattate chimicamente, serve però mantenere un sistema di
deroghe dinamico che permetta all’agricoltore di coltivare specie
e varietà non ancora consolidate nella filiera sementiera biologica.
Inoltre, la Cia concorda con la Commissione nella necessità di
ridurre, a parità di efficacia, i costi della certificazione per
le piccole imprese ma ritiene che la certificazione di gruppo sia possibile
solo per quelle aziende associate a un’unica impresa di commercializzazione
(Op o semplice cooperativa) che vende a suo nome il prodotto conferito
dai soci. Infine, secondo la Confederazione è opportuno approvare
al più presto il nuovo Regolamento Ue sul bio, ma nell’attuazione
occorre assicurare una fase di ordinata transizione senza incertezze o
vuoti legislativi.
“L’obiettivo strategico, che vorremo che con quest’iniziativa
fosse condiviso, è quello di far crescere le dimensioni della base
produttiva e imprenditoriale del biologico a livello nazionale e comunitario
-ha dichiarato il presidente Scanavino chiudendo il convegno-. Perché
il bio, oggi, rappresenta una grande opportunità strategica per
un’agricoltura che vuole rispondere alle attese dei consumatori,
ma capace anche di interpretare le sfide del futuro che richiedono sempre
di più un equilibrio tra produttività e sostenibilità”.
(www.cia.it)
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